Colosseum. Sfide all'ultima pagina discussion
La Sfida dei desideri
>
Gdl Giugno - Trainspotting di Irvine Welsh
date
newest »

message 1:
by
Klela
(new)
Jun 25, 2023 05:11AM

reply
|
flag

Ti lascio il mio (lungo) commento scritto qualche giorno fa, poi nel caso approfondiamo... perché secondo me ci sarebbero un sacco di cose da dire su questo strano romanzo.
Trainspotting è una provocazione; in più modi e su più livelli.
E' una finestra aperta che - senza giudizi, senza moralismi, senza alcun filtro se non quello degli occhi di chi vive in prima persona gli episodi narrati - ci permette di guardare, nude e crude, delle scomode realtà.
Può l'eroina essere una scelta consapevole?
Può ancora oggi la violenza - fisica e verbale - farsi oggetto di vanto, linguaggio, quotidianità?
Davvero la droga e la libertà sessuale sono socialmente meno accettabili di alcolismo, furti, truffe, scatenare risse dal nulla, violenza domestica e svariate altre forme di prevaricazione?
E perché poi chi si ammala di AIDS, invece di essere aiutato e supportato e curato, viene invece bollato perché se hai l'HIV vuol dire che sei un drogato o un pervertito, che te la sei andata a cercare?
Ed è poi davvero così importante, essere socialmente accettati?
La società s’inventa una logica assurda e complicata, per liquidare quelli che si comportano in un modo diverso dagli altri. Ma se, supponiamo, e io so benissimo come stanno le cose, so che morirò giovane, sono nel pieno possesso delle mie facoltà eccetera eccetera, e decido di usarla lo stesso, l’eroina? Non me lo lasciano fare. Non mi lasciano perché lo vedono come un segno del loro fallimento, il fatto che tu scelga semplicemente di rifiutare quello che loro hanno da offrirti. Scegli noi. Scegli la vita. Scegli il mutuo da pagare, la lavatrice, la macchina; scegli di startene seduto su un divano a guardare i giochini alla televisione, a distruggerti il cervello e l’anima, a riempirti la pancia di porcherie che ti avvelenano. Scegli di marcire in un ospizio, cacandoti e pisciandoti sotto, cazzo, per la gioia di quegli stronzi egoisti e fottuti che hai messo al mondo. Scegli la vita.
Beh, io invece scelgo di non sceglierla, la vita. E se quei coglioni non sanno come prenderla, una cosa del genere, beh, cazzo, il problema è loro, non mio. Come dice Harry Lauder, io voglio andare dritto per la mia strada, fino in fondo...
Trainspotting è un'immersione totale nelle periferie scozzesi degli anni '80 e '90, in una Leith molto diversa da quella tirata a nuovo di oggi, e in una Edimburgo molto diversa da quella che conosce il turista; una raccolta di spaccati quotidiani di un gruppo di ragazzi che se non è eroina sono le anfetamine o il metadone o gli oppiacei o l'alcool; ragazzi che sono amici perché così è sempre stato, che fanno branco e si supportano e spalleggiano a vicenda perché così dev'essere, anche se col passare del tempo hanno sempre meno in comune; ragazzi che certo di buoni esempi non ne hanno avuti tanti, vivendo tra adulti che cercano sì di salvare la faccia e le apparenze, ma che nel concreto di buono hanno ben poco, e che sono sempre più che pronti a giudicare o semplicemente a voltare la testa dall'altro lato.
Traispotting non è un romanzo per tutti.
Non è un romanzo per chi ama i buoni sentimenti e cerca letture rilassanti e amene, perché ti sbatte in faccia le cose più sgradevoli senza preoccuparsi di avvisarti, e perché i principali sentimenti che mette in campo sono la rabbia, l'impotenza, e la rassegnazione.
Non è un romanzo per chi non sopporta il turpiloquio, perché cazzo, è così che parlano nella realtà quei coglioni.
Non è un romanzo per chi si lascia impressionare facilmente da scene grottesche, o di violenza, o sesso, o comunque esplicite, perché è fatto quasi solo di quello. I primi capitoli, soprattutto, sono pensati per shockare, sono quasi una sorta di test di ingresso per capire quanto sei in grado di sopportare; una volta superati, però, gli elementi riflessivi e il lato umano dei personaggi vengono fuori sempre più, per quanto comunque si tratti di frasi sparse qua e là e che si rischia quasi di perdere tra una parolaccia e l'altra.
Non è un romanzo per chi ha bisogno di entrare completamente in empatia coi protagonisti, perché seppure si arriva a provare simpatia per il Rent-boy dei momenti più lucidi e per Spud, che non farebbe male una mosca ed è pronto a tutto per gli amici, approvarne i comportamenti è tutt'un altro discorso (e non era certo intenzione dell'autore portare il lettore a farlo); per non parlare poi di Begby, folle e brutale, o dell'egocentrico Sick Boy e di tanti altri personaggi minori i cui capitoli sono disturbanti al limite del rigetto e per i quali, a differenza del "protagonista", non c'è neanche una crescita nel corso delle pagine.
E certo Trainspotting non è neanche un romanzo per chi ama le trame lineari, anzi, forse non è neppure un vero e proprio romanzo, per quanto poca trama c'è e per quanto il testo ci fa saltellare continuamente da un personaggio all'altro... ma quanta maestria c'è nel modo in cui, dopo appena poche righe, si capisce subito qual è il personaggio che parla, tanto sono ben caratterizzati e tanto sono differenziati linguaggi e modo di dire per ciascuno di loro?
Ma soprattutto, Trainspotting non è un romanzo per menti chiuse, per chi non è disposto o non è in grado a mettere in dubbio le proprie certezze e i propri dogmi sociali, né per bigotti che corrono al giudizio senza prima fare il tentativo di mettersi nei panni degli altri.
Non ne uscirai certo convinto che la droga sia qualcosa di sano e gestibile e che non c'è niente di più bello al mondo di una scazzottata al pub, ma immersioni totali di questo genere non possono non lasciare un segno e non portarti a guardare le cose con occhi diversi.

Bello