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Lockdown: librerie aperte e biblioteche chiuse
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Il discrimine biblioteche/librerie lascia un po' perplessi in effetti.
Nel corso del primo lockdown ho visto le biblioteche del centro città molto spente (non pervenute, proprio), mentre quelle dei comuni piccoli di zona mia si sono sbattute un sacco. Una bibliotecaria leggeva le favole al telefono tre giorni a settimana da casa, l'hanno chiamata un sacco di bambini, un'altra si è messa a leggere su Facebook, e il comune più vicino a me ha comprato un grosso gazebo di legno che da maggio è servita come biblioteca all'aperto, così da non far entrare fino a ottobre nessuno in sede e creando la possibilità di usare i tavolini all'aperto. Questo intorno a Genova.
In centro città anche dopo maggio molto macchinosi, dovevi prenotare i libri per mail o telefono (a cui non rispondevano mai) e anche lasciare i libri era un casino, perché in Berio c'è un tunnel tra il portone esterno e la porta vera e propria. Hanno messo il cassone dei ritiri al portone, ma poi non ti registravano i prestiti nuovi all'interno se non dimostravi di aver riportato i libri vecchi. Quindi tornavi indietro, prendevi i libri (teoricamente in quarantena), li facevi vedere, tornavi fuori a rimetterli nel cassone e poi di nuovo dentro a prendere i nuovi prestiti. Non vi dico le bestemmie.
Inoltre se le librerie restano aperte non avranno accesso a eventuali bonus e ristori, e non so quanto convenga. Diverse librerie si stanno attrezzando con servizi come BookDealer per avere un e-commerce semplice, si ordina lì scegliendo la libreria di riferimento e il libraio fa le consegne a domicilio.
Nel corso del primo lockdown ho visto le biblioteche del centro città molto spente (non pervenute, proprio), mentre quelle dei comuni piccoli di zona mia si sono sbattute un sacco. Una bibliotecaria leggeva le favole al telefono tre giorni a settimana da casa, l'hanno chiamata un sacco di bambini, un'altra si è messa a leggere su Facebook, e il comune più vicino a me ha comprato un grosso gazebo di legno che da maggio è servita come biblioteca all'aperto, così da non far entrare fino a ottobre nessuno in sede e creando la possibilità di usare i tavolini all'aperto. Questo intorno a Genova.
In centro città anche dopo maggio molto macchinosi, dovevi prenotare i libri per mail o telefono (a cui non rispondevano mai) e anche lasciare i libri era un casino, perché in Berio c'è un tunnel tra il portone esterno e la porta vera e propria. Hanno messo il cassone dei ritiri al portone, ma poi non ti registravano i prestiti nuovi all'interno se non dimostravi di aver riportato i libri vecchi. Quindi tornavi indietro, prendevi i libri (teoricamente in quarantena), li facevi vedere, tornavi fuori a rimetterli nel cassone e poi di nuovo dentro a prendere i nuovi prestiti. Non vi dico le bestemmie.
Inoltre se le librerie restano aperte non avranno accesso a eventuali bonus e ristori, e non so quanto convenga. Diverse librerie si stanno attrezzando con servizi come BookDealer per avere un e-commerce semplice, si ordina lì scegliendo la libreria di riferimento e il libraio fa le consegne a domicilio.

Per quanto riguarda le biblioteche stavo aspettando che quella del mio ex paese riaprisse del tutto perchè avevo bisogno di usare il loro pc. (Per Word) I libri preferisco comprarli nel mio caso come avrete capito ma dato che si potevano avere Whats App dal comune tutto quello che era arrivato quest'estate era solo che si poteva entrare e prendere i libri in prestito. Le modalità non le ho mai sapute.
Non so se si poteva salire, è a due piani, e cercare da soli i libri o solo chiedere.
Per invece collegarmi a Rowizyx sempre questa biblioteca, che ho citato prima, si potevano lasciare dei libri in uno scatolone per chi li voleva durante il lockdown in cui erano chiusi.
Ora siamo gialli quindi immagino sia ancora così librerie aperte e biblioteche solo prestiti.

Le librerie qui intorno fanno quasi tutte consegne o offrono spedizione gratuita con un minimo di spesa (questo è un territorio ampio e poco popolato: la libreria più vicina è a 15 km, e conosco persone che devono farne 30). Al momento sono tutte aperte, ma non escludo che alcune decidano di chiudere se non ci sarà grande afflusso.

Non c'è ancora chiarezza su quali saranno i servizi attivi in questo lockdown: nelle ultime fasi del precedente lockdown erano attivi servizi contact-less con prenotazione e ritiro e riconsegna senza entrare in biblioteca, ma non ho dati sul "successo" di questi servizi. C'era anche la possibilità di farsi consegnare al domicilio il volume richiesto in prestito se non si abitava in città.
Nelle biblioteche piccole comunali credo che sia più facile gestire il lavoro e anche il flusso garantendo le condizioni di sicurezza. In strutture più grandi non è così scontato invece assicurare modalità di lavoro che non mettano a rischio le persone. Già il condividere gli spazi di lavoro con un collega, in ambienti spesso "storici", non sempre è possibile.


Sushi (寿司) wrote: "Le libreria qui sono sempre state aperte anche se ho evitato di andarci dopo il precedente lockdown e propendendo, non me ne vogliate, l'acquisto via Amazon.
Per quanto riguarda le biblioteche sta..."
Dalla biblioteche di Genova è già arrivata comunicazione che i prestiti sono prolungati fino al 13 dicembre e le attività sospese. Anche noi zona gialla
Per quanto riguarda le biblioteche sta..."
Dalla biblioteche di Genova è già arrivata comunicazione che i prestiti sono prolungati fino al 13 dicembre e le attività sospese. Anche noi zona gialla


Io, come dicevo, vivo in un contesto piccolo, in cui si potrebbe operare in sicurezza, ma non lo si fa perché ci sono tante incertezze e l’amministrazione comunale non vuole assumersi responsabilità. Tra l’altro, questa specifica biblioteca (ma è una situazione frequentissima) ha un solo dipendente, part time, e il resto è gestito da una cooperativa. Non credo il comune verserà loro le quote piene se non lavorano, e non credo possano neppure andare in cassa integrazione. Insomma, non è tutto così chiaro e netto.

Anna wrote: "Le biblioteche sono chiuse in quanto lunghi di cultura equiparati a musei e archivi ritengo, almeno a vedere il dpcm."
Esatto, non sono le biblioteche a decidere, ma sono chiuse per decreto.
Uhtred wrote: "Le biblioteche restano chiuse perché in quanto apparati statali i loro dipendenti possono stare a casa senza perdere il lavoro (come tutti gli altri dipendenti comunali). Una libreria si batterà se..."
Questa è un po' una sagra del luogo comune, se mi permetti, perché gli uffici pubblici sono aperti al pubblico, benché in forma ridotta rispetto a prima (e vorrei vedere, visto che erano luoghi di assembramento) e lo smart working si fa a turni solo per le attività che possono essere svolte a distanza (che non sono mica tutte), e soprattutto non è vero che i dipendenti pubblici stanno a casa protetti, visto che so di impiegati morti o di altri che lavoravano da casa con brutte polmoniti.
Non cadiamo nel vortice della guerra tra poveri.
Esatto, non sono le biblioteche a decidere, ma sono chiuse per decreto.
Uhtred wrote: "Le biblioteche restano chiuse perché in quanto apparati statali i loro dipendenti possono stare a casa senza perdere il lavoro (come tutti gli altri dipendenti comunali). Una libreria si batterà se..."
Questa è un po' una sagra del luogo comune, se mi permetti, perché gli uffici pubblici sono aperti al pubblico, benché in forma ridotta rispetto a prima (e vorrei vedere, visto che erano luoghi di assembramento) e lo smart working si fa a turni solo per le attività che possono essere svolte a distanza (che non sono mica tutte), e soprattutto non è vero che i dipendenti pubblici stanno a casa protetti, visto che so di impiegati morti o di altri che lavoravano da casa con brutte polmoniti.
Non cadiamo nel vortice della guerra tra poveri.
Comunque le biblioteche sono chiuse al pubblico, i bibliotecari lavorano, da casa o in ufficio, che triste qualunquismo.
Anzi, con i bonus avuti dal ministero sono tutte impegnate a catalogare libri in questo momento, lo posso confermare perché ho aiutato una biblioteca di un'associazione a ottenere 5.000€ da spendere in libri. E molte hanno preso anche 10.000€.
Anzi, con i bonus avuti dal ministero sono tutte impegnate a catalogare libri in questo momento, lo posso confermare perché ho aiutato una biblioteca di un'associazione a ottenere 5.000€ da spendere in libri. E molte hanno preso anche 10.000€.
Uhtred wrote: "Sarò cinico, ma se Conte dice che gli statali possono arrivare al 75% di lavoro in smartworking e i privati a fatica arrivano al 20% un motivo ci sarà no?"
Sì, che gli uffici pubblici hanno delle direttive precise dagli enti di riferimento di spingere il più possibile lo smartworking, mentre anche in zona rossa molti imprenditori cercano tutte le scappatoie possibili per evitarlo.
Sì, che gli uffici pubblici hanno delle direttive precise dagli enti di riferimento di spingere il più possibile lo smartworking, mentre anche in zona rossa molti imprenditori cercano tutte le scappatoie possibili per evitarlo.
Rowizyx wrote: "Uhtred wrote: "Sarò cinico, ma se Conte dice che gli statali possono arrivare al 75% di lavoro in smartworking e i privati a fatica arrivano al 20% un motivo ci sarà no?"
Sì, che gli uffici pubbli..."
Confermo. Io sono in zona rossa: lo smartworking, nei limiti presentati da Nazzarena, ovviamente, è pressoché obbligatorio per i dipendenti pubblici, ma per il settore privato è solo consigliato.
E questo spiega perché, nonostante io lavori con un pc e un cellulare, lunedì dovrò timbrare il cartellino e andare ad affollare inutilmente le strade.
Sì, che gli uffici pubbli..."
Confermo. Io sono in zona rossa: lo smartworking, nei limiti presentati da Nazzarena, ovviamente, è pressoché obbligatorio per i dipendenti pubblici, ma per il settore privato è solo consigliato.
E questo spiega perché, nonostante io lavori con un pc e un cellulare, lunedì dovrò timbrare il cartellino e andare ad affollare inutilmente le strade.

Le biblioteche del nostro Ateneo per esempio erano chiuse al pubblico ma i bibliotecari non hanno mai smesso di lavorare, abbiamo fatto tutto il possibile per continuare a fornire materiale a ricercatori, docenti e studenti. Il carico di lavoro del mio ufficio tra l’altro è aumentato tantissimo (ci occupiamo di risorse digitali) pur avendo lavorato per mesi in smartworking. Io lavoro in un edificio storico, con un impianto di condizionamento - riscaldamento che non ci consente di andare in sede in completa sicurezza; esistono delle sale di lettura storiche addirittura senza finestre. Poi siamo sempre pesantemente sotto-organico e nelle aperture aiutano anche gli studenti part-time (tipo 150 ore), e come potrebbero essere messi ora agli sportelli al pubblico, con quali tutele sia per loro che per gli utenti (ci sono stati casi COVID tra gli studenti delle 150 ore).
E in università i soldi non arrivano comunque, ma sono anche legati al numero di iscrizioni.... e quindi poi non è neppure detto che le nostre strutture rimarranno del tutto chiuse al pubblico nei prossimi giorni, ma questa è un’altra storia.
Abito in un paese di 6000 abitanti che ad aprile si è organizzato per riaprire i servizi della biblioteca comunale, si potevano prenotare i prestiti on Line o si poteva telefonare e chiedere anche consigli di lettura, poi i libri venivano recapitati dal personale o dai volontari.
Non trovo proprio corretto sparare sulla categoria in toto.

È ovvio che la motivazione sia solo che le librerie sono esercizi commerciali, e come tutti gli altri si battono per restare aperti ad ogni costo. Mi infastidisce che si usi sempre questa retorica sulla cultura per giustificare una decisione presa per motivi economici (che poi come diceva Rowi, non so quanto in realtà sarà conveniente restare aperti).
Se fossimo ancora nel primo lockdown, senza mascherine, senza vetri di protezione, nell’incertezza più totale, capirei la decisione di sospendere in toto l’attività di prestito. Ma oggi, almeno nel mio contesto, ci sono le condizioni per continuare. In maniera ridotta, a domicilio, coi droni o coi calessi
Ma infatti secondo me non ha molto senso questa cosa del chiudere i luoghi della cultura tout court. Ma mi rendo conto che fare settordici distinguo in un testo normativo sia pressoché impossibile.


Premesso che invito chi ne abbia la possibilità a iscriversi a MLOL (durante il primo lockdown, e probabilmente anche ora, quasi tutte le biblioteche davano la possibilità di iscriversi online o mandando un'email), è vero pure che non tutti hanno questa possibilità: perché non hanno un e-reader compatibile, perché non amano leggere ebook, perché la loro biblioteca non aderisce, perché sono anziani e non ci si raccapezzano...
Per me, così a occhio e croce, avrebbe avuto più senso tenere aperte le biblioteche piuttosto che le librerie, ma si torna poi al discorso economico. È vero pure che, secondo me, nelle biblioteche ci sono questioni a volte anche difficili da capire per noi utenti. Esempio: nella mia città le due biblioteche che conosco hanno riaperto dopo ferragosto! Le modalità erano quelle descritte da Tintinnabula, quindi il tempo di permanenza nella struttura era di pochissimi minuti, però io personalmente non sono andata quindi non so come l'hanno gestita. Però mi sono chiesta come mai abbiano riaperto mesi dopo rispetto alle altre regioni e città! La risposta non la conosco, ma immagino ci siano state dietro problematiche non indifferenti (per esempio, mancanza di personale perché contagiato o altro).
Comunque mi pare che alcune biblioteche si organizzino per il prestito a domicilio o qualcosa del genere: qui non lo fanno, ma ho visto che un'amica bibliotecaria in un'altra regione (gialla) ha scritto su Facebook una cosa di questo genere.

Una cosa che ho notato navigando sui siti delle biblioteche è che tutte chi più chi meno sta segnalando che per ora sono sospese le attività di prestito ma stanno lavorando per proporre alternative
- Torino https://bct.comune.torino.it/avvisi/s...
- Milano che offre tutta una serie di servizi alternativi https://milano.biblioteche.it/servizi...
- uno dei sistemi della provincia di Milano https://webopac.csbno.net/home/le-bib...
Visto che di questi tempi è importante far rumore e farsi notare magari sarebbe utile se i bookinfluencer sfruttassero la loro popolarità per protestare contro la chiusura delle bibilioteche.

Quella più vicina a casa mia ha scelto invece di aprire su appuntamento: si prenotano i volumi via telefono o mail e gli addetti danno un giorno e un orario in cui si può andare a ritirarli.
Peccato che io sia nel comune confinante, e che quella a cui dovrei far riferimento sia chiusa e basta.

Enrica wrote: "La stupenda biblioteca Feltrinelli qui a Milano è stata chiusa. Entrata contingentata e dopo la misurazione della temperatura, scrivanie enormi e distanziate e obbligo per tutti di mascherina, risp..."
intendi la sala studio della fondazione?
intendi la sala studio della fondazione?

Sì, la sala studio. La biblioteca in sé è aperta per consultazione dei volumi dopo richiesta scritta e se sei studente o docente.

Non ho notizie invece dell'altra che ho citato l'altra volta. Sasso Marconi, Bologna. Rimane, anche se non prendo libri e la uso solo per i pc, la mia preferita perchè comunque per 24 anni è stato il mio paese. Però chissà se rimetteranno anche quello scatolone fuori. Potrei metterci dei libri (e fumetti anche) come donazione a chi li vuole. Comunque c'è stato un aumento dei contagi qui quindi forse è chiusa.

Un esercizio commerciale privato si sostenta solo con gli introiti derivanti dalle vendite. Se gli viene imposta la chiusura, potrà resistere qualche mese, ma poi rischia di non riaprire mai più. Con conseguenze sociali ben precise. A molti negozi ed esercizi la chiusura è stata comunque imposta, perché non si poteva fare diversamente, ma almeno le attività essenziali (e da lettori non dovremmo scandalizzarci se l'acquisto di libri è messo sullo stesso piano dell'acquisto del pane) possono continuare a operare (e sopravvivere, si spera).
Biblioteche, archivi e musei (che, ricordiamolo, fanno capo alla stessa legislazione) si sostengono con i fondi statali (i musei anche con i biglietti d'ingresso, ovviamente, ma non archivi e biblio). Chiaro che chiudendo arrecano un disservizio alla cittadinanza, ma di certo la loro chiusura al pubblico non ne mette minimamente in pericolo l'esistenza. A fine emergenza riapriranno senza grossi contraccolpi. Ecco la differenza fra chiudere un esercizio privato o un servizio pubblico...
Tra l'altro, come è stato fatto notare, l'apertura delle biblioteche quasi sempre coinvolge impiegati pubblici, categoria che al momento è stata collocata in smartworking (= evitare contatto con il pubblico) laddove possibile. Anche in considerazione del fatto che è obbligo del datore di lavoro (lo Stato) tutelare la salute dei propri impiegati. E' chiaro che non tutti i lavoratori della PA potranno andarci, perché ci sono pratiche da mandare avanti con o senza lockdown, ma inutile raccontarci le favole: al momento appare più urgente garantire il lavoro di certi uffici pubblici che non il prestito bibliotecario (anche considerando che, a certe condizioni, le biblioteche universitarie restano comunque aperte a studenti, docenti e annessi). Il che non vuol dire che nelle biblioteche non si continui a lavorare, ma che, semplicemente, tutte le attività che prevedono un contatto col pubblico e un andirivieni di estranei nelle strutture sono state sospese.
C'è poi la questione del "ma andare in biblioteca è molto più sicuro che recarsi in tanti dei luoghi che invece sono stati lasciati aperti!". Probabilmente vero, ma permettetemi di ricopiare anche qui una riflessione che facevo giorni fa su altro forum:
è da un pezzo che la questione non è più quanto sia sicuro frequentare certi luoghi o meno. Sennò cinema e teatri sarebbero ancora aperti. Il busillis ormai sta nel convincere la gente a limitare al minimo gli spostamenti: l'idea è che per ridurre i contagi ormai l'unica soluzione sia evitare ogni contatto non indispensabile, per cui l'ideale è che, aldilà di scuola/lavoro e necessità inderogabili, la gente stia chiusa in casa. Ma dato che la gente non è molto disposta, cercano di indurla a stare in casa semplicemente eliminando coattamente ogni occasione di contatto interpersonale aldilà di quelle elencate su. Per quello chiudono qualsiasi cosa: non perché siano luoghi pericolosi di per sé o più pericolosi di altri lasciati aperti, ma perché sperano che così facendo la gente riduca al minimo spostamenti/contatti non indispensabili.
Ciò detto, spero si possano escogitare modi con cui comunque garantire un certo servizio bibliotecario, ma che non prevedano eccessivi contatti interpersonali. So che alcune biblioteche si stanno attrezzando in tal senso. Ma resta anche da capire fino a dove ci si possa muovere nel rispetto del nuovo dpcm. In tale situazione non mi stupisce che alcune biblioteche neanche ci provino. Dipende anche dai casi specifici e dalle singole realtà coinvolte.

Io mi dichiaro solo stanca di sentire dichiarazioni piene di “cultura”, “servizi al cittadino”, “amore per i libri”. Non ce l’ho coi librai, e nemmeno coi bibliotecari. Anzi, mi sembra che molti si prodighino per lasciare le persone a casa, facendo consegne.
Il nocciolo è che se davvero si vuole azzerare (si fa per dire) il numero di persone in giro si dovrebbe chiudere tutto per davvero, altro che librerie e parrucchieri.
Poi è ovvio che tutto sta alla sensibilità del singolo. Che, lasciatemelo dire, mediamente è sotto le scarpe.

lasciando da parte le librerie, mia madre vive in un paese piccolo dove la biblioteca è tenuta aperta unicamente da un paio di volontari, in orari peraltro scomodissimi e solo per prestito e restituzione. questo era così anche prima del lockdown.
i volumi tra l'altro non sono neanche catalogati per cui cercarli e trovarli è un delirio.
lei si era iscritta ad un'altra biblioteca di un paese limitrofo, più fornita e organizzata (facevano anche i gruppi di lettura), che non ha più riaperto dopo il lockdown, nemmeno nei mesi estivi.
a marzo ero andata in posta a spedirle un voluminoso pacco di libri (viviamo oltretutto in due regioni diverse), adesso io sto in zona rossa e lei gialla, sto pensando di comprare dei libri e mandarli direttamente da lei, così intanto se li legge, io nel frattempo ho una scorta non indifferente, mi basterebbe in teoria tutta la vita.
questo era solo per dire che purtroppo i servizi sono a singhiozzo anche indipendentemente dalle cause di forza maggiore :(
sul discorso che le situazioni non sono uguali per tutte, va be', ma grazie tante. io lavoro in un grande istituto bancario, fortunatamente non allo sportello, sono in smartworking dal giorno 1 e l'azienda non mi ha mai obbligata a rientrare in ufficio. diverso è il caso ovviamente dei colleghi di filiale, che prestando un servizio considerato essenziale, sono tenuti ad andare, pur trattandosi di un'azienda privata a fini di lucro.
è chiaro che ogni categoria merceologica è a sé, che alcuni possono lavorare da remoto e altri no.

"
Intervengo come parte interessata.
I contraccolpi delle biblioteche non sono quelli dell'epidemia: la maggior parte delle biblioteche comunali apre al pubblico grazie al lavoro di dipendenti di cooperative (quando va bene), dipendenti con altra qualifica spostati in biblioteca, volontari, giovani del servizio civile. Il valore aggiunto di una biblioteca non è dato solo dal catalogo ma anche dal bibliotecario (così come dal libraio, nell'altro contesto). Come si può pensare di garantire e convertire servizi in emergenza, se il contesto "normale", di partenza, è questo? Ci aspettiamo lo sforzo creativo e la volontà di mettersi in gioco da parte dell'impiegato comunale spostato allo sportello della biblioteca o dal pensionato che fa il volontario? Se non è in primo luogo l'amministrazione di riferimento della biblioteca a valorizzarla è difficile che possa venire qualcosa di buono, solo lamentandoci come utenti.
Parlando invece di fondi statali erogati, in tempi non sospetti la Biblioteca Nazionale centrale di Firenze ha rischiato di chiudere più volte al pubblico, proprio per i tagli e per la mancanza cronica di personale.
https://emergenzacultura.org/2018/07/...

Io sono stata fin dall'inizio fra i non molti fieramente contrari a tenere aperte le librerie, mi sa che l'ho scritto anche sopra. Mi dispiace, ma è proprio da lettrice che mi scandalizzo. I libri e la lettura mi hanno insegnato che al di sopra di tutto viene il rispetto della vita e della salute, ma evidentemente non per tutti è così. Inoltre, perdonami, ma senza pane difficilmente posso vivere, mentre senza libri la mia salute non viene minimamente intaccata.
Non è questione di arricciare il naso. E sono al 100% d'accordo con la stanchezza di Tintinnabula nel sentir ammantare tutto di "cultura". Del resto, minty, lo dici anche tu: è una questione meramente economica. Altro che cultura.
Tutta la mia comprensione per i librai, ma anche per tutti gli altri esercizi commerciali che saranno costretti a chiudere. Sinceramente, non è che un negozio di vestiti per bambini o una gelateria mi fanno meno pena delle librerie solo perché non vendono "cultura". Soffro per tutti quelli che vedranno finire in fumo (e forse in debiti) le loro attività. Non mi interessa per niente la categoria merceologica.

I negozi di giocattoli sono aperti. La ragione, evidente a tutti, è meramente economica, perché siamo a ridosso del Natale. Possiamo stare qui a disquisire se sia giusto o no, ma non sento nessuno difendere le aperture a suon di “i bambini sono il futuro del paese”, “i figli sono pezzi di cuore” e simili.
Chiamiamo le cose col loro nome e diciamo che delle biblioteche non frega niente a nessuno, perché non generano fatturato.

Suonerò comun utopista, ma credo che Covid-19 avrebbe fatto meno danni in una società meno capitalista di questa in cui viviamo.
Segnalo che le biblioteche di paesello di zona mia si stanno attivando per fare le consegne a domicilio o il prestito su appuntamento all'aperto.
Rowizyx wrote: "Segnalo che le biblioteche di paesello di zona mia si stanno attivando per fare le consegne a domicilio o il prestito su appuntamento all'aperto."
Anche nel posto dove lavoro io. Ci pensano i ragazzi del servizio civile a distribuire i libri. La bibliotecaria, invece, sta catalogando le centinaia di libri gentilmente offertici dal ministro Franceschini.
Anche nel posto dove lavoro io. Ci pensano i ragazzi del servizio civile a distribuire i libri. La bibliotecaria, invece, sta catalogando le centinaia di libri gentilmente offertici dal ministro Franceschini.

Beh, insomma.... epidemie e pandemie ci sono state anche in società meno capitaliste, e non mi sembra che siano andate benissimo.

Pensate a lockdown senza internet (che offre la possibilità di comunicare e interagire e anche giocare con persone anche chiusi in casa) e amazon e altri servizi di acquisto con consegna a domicilio.
E i supermercati sarebbero stati sempre forniti in una società meno capitalista?
I vaccini sarebbero stati prodotti così in fretta?
Mgcgio wrote: "Beh, insomma.... epidemie e pandemie ci sono state anche in società meno capitaliste, e non mi sembra che siano andate benissimo."
Non ho detto che sono andate bene. Ma sono quasi certa che i gestori delle discoteche del 1348 non telefonavano ai duchi chiedendo di ritardare le misure di salute pubblica perché altrimenti non avrebbero potuto guadagnare migliaia di euro in un paio d'ore... Boh, sarà che la frase "meglio morire di covid che morire di fame" non mi è mai piaciuta.
Non ho detto che sono andate bene. Ma sono quasi certa che i gestori delle discoteche del 1348 non telefonavano ai duchi chiedendo di ritardare le misure di salute pubblica perché altrimenti non avrebbero potuto guadagnare migliaia di euro in un paio d'ore... Boh, sarà che la frase "meglio morire di covid che morire di fame" non mi è mai piaciuta.

> il capitalismo sta rendendo questa pandemia vivibile.
Sì, è un po' come il bruto che violenta, dopo averla drogata, la ragazza con cui è uscito, e alla fine la riaccompagna a casa...
E' vero, epidemie e malattie ben peggiori del covid-19 hanno decimato l'umanità anche in tempi recenti. Ma questa epidemie, a mio modesto parere, è anche uno dei frutti avvelenati del capitalismo iperliberista, il cui modello di sfruttamento eccessivo e indiscriminato genera mostri come questo. Come hanno spiegato tutti gli esperti più affidabili, la diffusione di zoonosi come questa è un effetto della riduzione degli habitat naturali degli animali, nostri vicini parenti, depositi di virus che per loro sono relativamente innocui, ma per noi potenzialmente pericolosi.
Certo la società capitalista ha consentito lo sviluppo tecnologico scientifico necessario per combattere un virus, ma mi chiedo se il modello produci-consuma-crepa sia l'unica alternativa... serie politiche ambientali, una riduzione generalizzata dei consumi inutili e dispendiosi (dal SUV ai cellulari), una politica di contenimento delle nascite nei paesi in via di sviluppo etc. potrebbero cambiare il quadro. Ma qui mi sa che esco fuori tema.
Sul match biblioteche-librerie, sopra ho letto molte riflessioni intelligenti, che in parte o in toto condivido. E' chiaro che la popolazione non sopporterebbe un altro lockdown totale ed esplicito, molto probabilmente l'unica possibilità attuale per risolvere l'incremento dei contagi: l'unica perché purtroppo nei mesi da giugno a settembre, quando si potevano mettere in campo strategie atte a ridurre l'impatto della seconda ondata, si è preferito dilettarci a discutere di banchini con le rotelle. Non potendo fare un lockdown esplicito lo si fa a macchia di leopardo: alcune regioni sì, altre no, alcune regioni di più, altre no, alcuni esercizi commerciali, altri no e così via, in maniera anche un po' random. Credo con due scopi: ingenerare nel cittadino medio (cittadino che sta dimostrando un'ottusità senza limiti, indipendentemente dal titolo di studio e dal QI) una grande confusione, con l'acquisizione del principio "chi non fa non falla"; creare la solita guerra tra poveri che consente un po' di respiro alle istituzioni per cercare di arrivare a Natale. Dopo Natale, forse, arriveranno i vaccini, quindi è importante che la popolazione si tenga tranquilla ancora per un paio di mesi.
Solidarietà massima a tutti i librai e bibliotecari, assunti e volontari. Per il momento rinuncio a prendere libri in biblioteca, e cercherò di fare qualche acquisto in una libreria indipendente di Viareggio, tanto non credo che Bezos si ridurrà sul lastrico.

Non ho detto che sono andate bene. Ma sono quasi c..."
Io invece ho il sospetto che fosse avvenuta prima della società capitalista, si sarebbe lasciato morire la gente.
Non è che ci fosse grande attenzione alla salute pubblica, secoli fa.
Non è un caso che l'aumento dell'età media, la diminuzione netta delle morti di bambini, il raggiungimento dei 6 miliardi della popolazione siano avvenute durante il periodo "capitalista".
Comunque è un discorso lungo che forse devia dalla discussione, quindi lascio perdere

> il capitalismo sta rendendo questa pandemia vivibile.
Sì, è un po' come il bruto che violenta, dopo averla drogata, la ragazza con cui è uscito, e alla fine la riac..."
Senza offesa, ma mi fermo a " capitalismo iperliberista, il cui modello di sfruttamento eccessivo e indiscriminato genera mostri come questo"
Quale iperliberismo? Cosa significa? Quale Stato applica un capitalismo iperliberista? La Cina è iperliberista? I paesi europei sono iperliberisti?
E quale sfruttamente eccessivo e indiscriminato? Di cosa?
Non voglio fare l'antipatico, ma quando leggo certi termini ("iperliberismo" non significa un cazzo, detto brutalmente) e certe riflessioni, mi passa la voglia di discutere perché mi sembrano frasi fatte prive di ogni contatto con la realtà.
Mgcgio wrote: "Io invece ho il sospetto che fosse avvenuta prima della società capitalista, si sarebbe lasciato morire la gente.
Non è che ci fosse grande attenzione alla salute pubblica, secoli fa."
Ehm. Il capitalismo è quella roba che da decenni fa tagliare gli ospedali e i posti letto, terapia intensiva e non, perché non servono.
E si sta lasciando morire la gente, nella misura in cui a risorse limitate e insufficienti come stiamo vivendo si deve decidere a chi riservarle. Fa brutto il Canada o la Svizzera perché lo dicono esplicitamente che disabili o anziani non riceveranno i trattamenti in terapia intensiva perché bisogna tenere le risorse per gli abili o i produttivi, citando il mio presidente di regione, ma qui si fa la stessa cosa.
Idem per i poveri e chi sta vivendo il disagio sociale: se non ci fosse quella cosa che il capitalismo aborre, il TERZO SETTORE, quante famiglie sarebbero rimaste senza cibo da mesi? Io vedo i numeri dei pacchi che sta consegnando Emergency, fanno paura.
Non è che ci fosse grande attenzione alla salute pubblica, secoli fa."
Ehm. Il capitalismo è quella roba che da decenni fa tagliare gli ospedali e i posti letto, terapia intensiva e non, perché non servono.
E si sta lasciando morire la gente, nella misura in cui a risorse limitate e insufficienti come stiamo vivendo si deve decidere a chi riservarle. Fa brutto il Canada o la Svizzera perché lo dicono esplicitamente che disabili o anziani non riceveranno i trattamenti in terapia intensiva perché bisogna tenere le risorse per gli abili o i produttivi, citando il mio presidente di regione, ma qui si fa la stessa cosa.
Idem per i poveri e chi sta vivendo il disagio sociale: se non ci fosse quella cosa che il capitalismo aborre, il TERZO SETTORE, quante famiglie sarebbero rimaste senza cibo da mesi? Io vedo i numeri dei pacchi che sta consegnando Emergency, fanno paura.

Uhtred wrote: "Però siamo un po' fuori tema: si era partiti da librerie aperte vs. biblioteche chiuse……A questo proposito vi suggerisco un bel libro (magari non cercatelo in biblioteca…) di Paolo Traniello, “Stor..."
Applausi.
Applausi.

Uthred, io non conosco così bene il sistema bibliotecario, ma quello che dici mi è familiare. Non ho grandi termini di paragone: ora frequento piccole biblioteche di provincia, ho avuto a che fare con biblioteche universitarie e non a Milano, e gli unici esempi esteri che conosco un po’ sono quello tedesco e svizzero. Ed entrambi questi ultimi mi paiono nettamente superiori. La biblioteca in Germania è in genere inserita in centri culturali o collabora strettamente con essi. Le iniziative sono così numerose da perdersi nelle proposte. In Svizzera a volte le biblioteche sono a pagamento (c’è un abbonamento annuale), ma offrono tutta una serie di servizi accessori, tra cui ad esempio il noleggio di giocattoli o giochi in scatola.
Qui tutto è lasciato nelle mani dei bibliotecari, dei volontari e dei civilisti. Che a volte si fanno in quattro e riescono ad offrire un servizio di altissima qualità, ma spesso riescono giusto a garantire il minimo.

Comunque sintetizzo: per motivi storici abbiamo un sistema bibliotecario complesso, 2 nazionali centrali, biblioteche statali direttamente dipendenti dal mibact e nate con il compito primario di raccogliere e conservare la produzione letteraria degli stati pre unitari, e poi biblioteche locali, nate con finalità diverse e improntate da politiche culturali che risentono della classe dirigente che le informa. Non esiste però da noi un valore sociale del luogo biblioteca come in certe realtà in Francia (tipo la Cité des Sciences) o come nelle città e nelle cittadine degli USA.
Sarebbe importante che come cittadini potessimo fare pressioni perché anche questo delle biblioteche sia un tema valorizzato nelle realtà locali, facendo richieste circostanziate e poi anche ricordandocene quando andiamo a votare.

@ Mgcgio. Sì, concordo, è passata anche a me la voglia di discutere. In futuro, eviti di leggere i miei interventi, potrebbe perdere tempo prezioso.

Uthred, io non conosco così b..."
Appunto. Era proprio quello che volevo dire. Bambini che fin da piccoli, anche se non hanno genitori che possono spendere 18 o 20 euro per un libro, possono leggere ogni genere di libro perchè utenti di una biblioteca, cresceranno senz'altro meglio, in tutti i sensi. Come persone, come cittadini, come lavoratori, come essere umani a tutto tondo. E invece questa Italia panem et circenses non mi piace: non ho ancora deciso se è una bieca e colpevole scelta politica oppure una cieca ignoranza di base dei nostri governanti....

Non è che ci fosse grande attenzione alla salute pubblica, secoli fa..."
Non è il capitalismo a tagliare i posti negli ospedali, è sufficiente guardare la Germania per rendersene conto, a meno che la Germania non sia capitalista.
Sono decisioni politiche dello Stato, che non è che ha tagliato la spesa pubblica, tra cui le spese sanitarie, ma semmai ha tagliato le spese sanitarie per spendere su altro. Cosa c'entra il capitalismo?
Prima del capitalismo, o nei Paesi non capitalisti, tutti vengono guariti con bontà ed entusiasmo? Dai su, siamo seri.
E' chiaro che c'è gente che muore. C'è una pandemia, non credo che sia ancora stato inventato il sistema politico/economico che non faccia morire nessuno in una pandemia.
Ed epidemie e pandemie ci sono sempre state, ci saranno ancora.
Ma questa pandemia è meno devastante di quello che avrebbe potuto essere, anche grazie al capitalismo.
Bisogna un po' liberarsi dall'idea che qualunque cosa negativa al mondo sia colpa del "capitalismo", è un modo semplicistico e sbagliato di vedere la realtà.
https://www.illibraio.it/news/bibliot...
Capisco bene che non si sia voluto affossare un settore che lavora moltissimo in vista del Natale (che poi non è mica l’unico), ma ci si è riempiti, a sproposito, la bocca di cultura e potere salvifico dei libri per poi chiudere le istituzioni pubbliche che permettono a tutti di usufruirne.
Non so come fossero organizzate le biblioteche da voi, ma qui era possibile solo entrare e ritirare i documenti prenotati o chiedere al bibliotecario di prenderne dagli scaffali. Non si poteva girovagare, usare i pc o le fotocopiatrici. All’ingresso c’era l’igienizzante e veniva misurata la temperatura. Tempo totale di permanenza massimo 3 minuti.
Parlando con gli operatori della mia biblioteca ho notato sconforto. Stanno valutando la possibilità del prestito a domicilio e della restituzione autonoma (banalmente in una cassetta fuori dall’edificio), ma il comune non pare molto d’accordo, perché potrebbe diventare una scusa per uscire.
Perché la gente che va in libreria o dal parrucchiere va bene, ma chi esce per restituire un libro in prestito no?
Mi rendo conto che per alcuni può essere una questione di poco conto, e io posso sopravvivere un mese, ma penso ad esempio al fatto che proprio a fianco della biblioteca c’è una casa di riposo, e che ogni settimana un volontario prendeva i libri per gli ospiti. Penso ai bambini, agli studenti universitari, e a chi non può permettersi 18€ per un libro e non ha un ebook reader.