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IL GATTOPARDO by Giuseppe Tomasi di Lampedusa
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by
Cristina
(new)
Jul 30, 2020 03:23AM

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@Cristina, concordo.
@Lucia che bella risposta. Mi hai quasi commosso. Questo attaccamento alla propria terra, la propria storia e al proprio “essere” la trovo meravigliosa
Parte terza.
Il libro mi sta piacendo tantissimo, ma non ho un minuto per leggere 😭 saranno quasi due giorni che non apro il libro. E questo weekend non leggerò ancora uffa! 😓
Parte terza.
Il libro mi sta piacendo tantissimo, ma non ho un minuto per leggere 😭 saranno quasi due giorni che non apro il libro. E questo weekend non leggerò ancora uffa! 😓

a questo punto però mi viene da chiedere a @Savasandir se si sente rappresentato da quei (pochi e presenza fugace) piemontesi rappresentati nel romanzo ^^

Devo rispondere alla domanda, ma prima occorre anche a me tergiversare con una premessa 😅
Sto per fare considerazioni che potrebbero non piacere a tutti, nel caso vi fosse all'ascolto qualche piemontese che la pensa diversamente da me, non si offenda, non era mia intenzione mancare di rispetto a nessuno; oltre a ciò, voi saprete sicuramente che in Piemonte, come in Lombardia, c’è stata dal dopoguerra ad oggi una forte immigrazione interna, e siccome sto per andare a toccare corde profonde del legame che una popolazione instaura col proprio territorio, le cose che dirò valgono più per chi è di famiglia piemontese doc, piuttosto che per chi è piemontese solo da una o due generazioni, lo dico così, come linea di principio.
La risposta alla domanda di Tsukino è sì, mi sento completamente rappresentato dalla figura e dal pensiero di Chevalley, a partire da (view spoiler) ; ma anche la sua idea di Stato rispecchia fedelmente la mia e quella della maggioranza dei piemontesi.
È inaccettabile per me che (view spoiler)
Dovete capire anche che noi piemontesi abbiamo una visione distorta del Risorgimento, per noi non c’è soluzione di continuità fra prima e dopo il 1861, semmai la distinzione la facciamo fra prima e dopo il 1848, l'entrata in vigore dello Statuto Albertino, ma neanche poi tanto, l'unica vera cesura istituzionale avvenne con Napoleone, quando il Piemonte venne annesso alla Francia, diventando per una quindicina d’anni un dipartimento francese.
Qui a scuola il Risorgimento viene ancora insegnato spesso con toni agiografici e trionfalistici, o perlomeno così era quando ci sono andato io una ventina d'anni fa.
Ed anche per questo motivo in Piemonte è molto forte il senso dello Stato, più forte che in ogni altra regione italiana; il piemontese medio è fiero di discendere da coloro che resero possibile l'unità nazionale; la toponomastica delle strade di Torino, i monumenti delle sue piazze, i suoi palazzi, parlano tutti di quell'epoca gloriosa.
Nel 2011, per i 150 anni dell’unità, Torino era imbandierata a festa, nel corso dell'anno vennero a trovarmi amici di altre regioni, tutti stupiti da tanto entusiasmo. Degli amici romani mi dissero che nemmeno a Roma c'erano così tante bandiere; qui c'erano corsi in cui a quasi ogni balcone e finestra sventolava il tricolore, sia quello repubblicano, sia quello con lo stemma sabaudo.
Infatti, ancor oggi qui la memoria dei Savoia è viva e in larga parte rispettata, non sono bastati gli imperdonabili errori efferati degli ultimi due rappresentanti della casata per cancellare secoli e secoli di buon governo.
Il rispetto dei beni pubblici, la fiducia negli organi dello Stato, qui c’è sempre stata, è la fiducia negli attuali rappresentanti dello Stato semmai a mancare.
Mentre di solito gli altri parlano di "piemontesizzazione" dell'Italia post-unitaria, qui è opinione diffusa ritenere che, con lo spostamento della capitale prima a Firenze e poi a Roma, vi sia stata una "meridionalizzazione" dell'Italia: le cattive pratiche di governo , i clientelismi, la corruzione, sono tutte cose che consideriamo (spesso a torto) conseguenza dell'unità.
Non è così raro sentire in una conversazione fra piemontesi sul governo: "eh, certo che se la capitale fosse rimasta qui, queste cose non sarebbero successe!"
E questo è quanto.
In tutti ciò, io l'altra sera non ho resistito e mi sono rivisto per la centesima volta il film di Visconti. 🤭

Era forse preferibile il costante balletto di "regioni" alla stregua di ognuno pensi per sé e chissene del vicino di casa? Anzi, visto che la mia famiglia si è allargata allora prendiamo le risorse della famiglia accanto e lasciamo che muoia di stenti. Savoia, Medici, Pontificato, Sforzs, Estensi, Borboni...
io pur essendo di famiglia lombardo-veneta credo che l'unità d'Italia allora e quella d'Europa ora possa portare solo ricchezza culturale.
(scusate tantissimo il pippone)

Anche sulla questione europea, non capisco come non si possano vedere gli innegabili benefici di cui già godiamo e quelli immensi che otterremmo se ci confederassimo, ma soprattutto non riesco a capire come si possa credere che un solitario stato europeo, che sia l'Olanda, l’Italia o la Germania, possa pretendere di contare ancora qualcosa sullo scacchiere mondiale a 50 anni da oggi se rimmarà isolato. Boh!
Ma sto andando fuori tema, per tornare alla domanda da cui tutto è partito, da piemontese sento anche una sorta di senso di colpa, perché lo Chevalley-pensiero è naufragato: i molti governi post-unitari retti da piemontesi (Giolitti su tutti) non furono in grado di "fare gli Italiani', come aveva raccomandato di fare d'Azeglio.
Personalmente sono convinto che gran parte del problema sia dovuta alla morte di Cavour pochi giorni dopo la proclamazione del regno d'Italia, quando tutto era ancora da decidere, gli uomini che gli succedettero non furono minimamente all'altezza dell'arduo compito, e venendo a mancare il vertice della piramide decisionale, si procedette a tentoni, cioè molto male, compiendo errori su errori.

Devo rispondere alla d..."
Che interessante punto di vista, grazie a Tsukino che te lo ha domandato e a te per premessa e risposta.
Sono riuscita a leggere un pò questo weekend. Sono alla parte ssesta.
Posso dire che questo libro è bellissimo? anche il discorso tra Don Fabrizio e Chevalley meraviglioso.
Ho sottilenato un sacco di frasi! Chissà perchè ho aspettato così tanto tempo per leggerlo.
Voglio troppo vedere il film dopo.
Posso dire che questo libro è bellissimo? anche il discorso tra Don Fabrizio e Chevalley meraviglioso.
Ho sottilenato un sacco di frasi! Chissà perchè ho aspettato così tanto tempo per leggerlo.
Voglio troppo vedere il film dopo.
Finito ieri sera. Meraviglioso. Malinconico verso la fine.
Grazie ragazzi per averlo votato e avermi spinto così a leggerlo. Mi sono resa conto che non ricordavo molto di quel periodo storico e ammetto di essere andata un pò a ripassare. E sono contenta di averlo fatto. I libri servono anche a questo.
Adesso però voglio vedere il film!
Grazie ragazzi per averlo votato e avermi spinto così a leggerlo. Mi sono resa conto che non ricordavo molto di quel periodo storico e ammetto di essere andata un pò a ripassare. E sono contenta di averlo fatto. I libri servono anche a questo.
Adesso però voglio vedere il film!


A rendere “Il Gattopardo” un capolavoro non è la storia, ma l’uomo. L’intelligente ironia, il fascino seduttivo, l’animo inquieto, la rabbia orgogliosa: sentimenti che animano e rendono indimenticabili i suoi personaggi. La partecipazione di Tomasi di Lampedusa, che vi ha versato gran parte del proprio vissuto, saturando le pagine di dettagli, atmosfere, impressioni sensoriali. Alla sua pubblicazione, nel 1958, il romanzo fu pesantemente criticato perché stilisticamente e ideologicamente distante dal gusto del tempo, eppure, a distanza di decenni, esso dimostra la sua grandezza, rivelandosi una lettura capace ancora oggi di conquistarci con la sua elegantissima bellezza e il suo fascino decadente, che parla del disfacimento di un’epoca, di una famiglia ma, soprattutto, del tramonto di un uomo.
“Ho settantatrè anni, all’ingrosso ne avrò vissuto, veramente vissuto, un totale di due… tre al massimo. E i dolori, la noia, quanto erano stati? Inutile sforzarsi a contare: tutto il resto: settant’anni”.
Sono davvero contenta di aver partecipato a questa lettura! Ora scappo a vedere il film!!!

Concordo con voi, non solo è un bel romanzo, ma è una lettura che arricchisce e fa molto riflettere.
Sul film, ahimè, temo non sia facilmente reperibile su piattaforme di streaming (come quasi tutti i capolavori di Visconti, purtroppo).
Però, se ne avete la possibilità, sono certo che le biblioteche con videoteca ne siano fornite.
Ad ogni modo, io vi consiglio di reperire l'ultima versione restaurata, ce ne sono almeno due di versioni restaurate, ma l'ultima, risalente a meno di dieci anni fa, ha luminosità e dettagli sorprendenti, si riescono addirittura a cogliere le trame dei tessuti degli abiti!

Grazie savasandri vado a vedere anche io in biblio. Guarderò on line. Da me bisogna fissare appuntamento. >_<
Crisitna tu hai scaricato anche un app?
io devo se voglio fissare l'appuntamento. Praticamwente mi passa la voglia. Pensavo si facesse direttamente accedendo alla propria libreria on line.
io devo se voglio fissare l'appuntamento. Praticamwente mi passa la voglia. Pensavo si facesse direttamente accedendo alla propria libreria on line.
