pianobi: Lettere da Vecchi e Nuovi Continenti discussion
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GDL: La vita in tempo di pace III settimana: 15 - 21 Luglio
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Pubblico anche qui quanto scritto nella tappa precedente, quando avevo accennato al patimento subito con il racconto relativo al periodo del '68.
Al di là di tutto, soprattutto del limitarsi (cosa che ho fatto io per prima) a definire unicamente noiosa la parte sul ’68, trovo che renda molto bene l’idea dello spaesamento fisico ed emotivo, nonché la concitazione dei momenti, l’incapacità di farne parte, la presa di coscienza della propria vigliaccheria, ma che questo, in termini di lettura e di gradevolezza, sia eccessivamente lungo, finendo così per annoiare.
Al di là di tutto, soprattutto del limitarsi (cosa che ho fatto io per prima) a definire unicamente noiosa la parte sul ’68, trovo che renda molto bene l’idea dello spaesamento fisico ed emotivo, nonché la concitazione dei momenti, l’incapacità di farne parte, la presa di coscienza della propria vigliaccheria, ma che questo, in termini di lettura e di gradevolezza, sia eccessivamente lungo, finendo così per annoiare.

mi piaceva anche il fatto che lui si renda conto che gli studenti vogliano cambiare tutto, ma usano le stesse vecchie metodologie, però continua a ripetere i concetti in quel capitolo, questo secondo me è stato noioso.
io sarei tanto curiosa di sapere che fine fa Sala... secondo voi è la rappresentazione di qualcuno? che cavolo ne so, Veltroni (ho sparato un nome qualsiasi)? oppure è solo un personaggio come tanti?


Questo è un po' il problema di tutta la narrativa contemporanea fighetta che schifa il narratore onnisciente in favore di una prospettiva individuale o della prospettiva dell'osservatore neutrale. In entrambi i casi al lettore tocca l'arduo compito di dipanare la matassa, arduo tanto più se consideri che spesso l'autore non è neutrale quanto vuol fare intendere e al lettore tocca leggere tra le righe e intuire.
Tutto ciò a volte mi stanca, specie se ambizioni letterarie siffatte sono riposte nelle mani di gente tecnicamente non capacissima.
Chiara187 wrote: "Io non ho vissuto il '68 ma frequentavo l'università nel decennio successivo e, come racconta Brandani, ricordo le assemblee, le occupazioni, il 18 politico, il senso di estraneità di chi, pur sent..."
Io l'ho trovata sommamente irritante, non conosco i trascorsi biografici di Pecoraro, ma mi è sembrato molto un resoconto di seconda mano, risolto con una visione dall'interno di qualche giornata narrata per riprodurre la concitazione degli avvenimenti.
Io ho vissuto situazioni lontanamente analoghe, nella politicizzatissima Bologna degli anni '80, dove il ricordo del '77 (e dei carri armati in via Zamboni, e di Lorusso) era ben presente, le occupazioni erano all'ordine del giorno, gli assistenti che facevano finta di fare i compagni (perché a chiacchiere i professori erano di estrema sinistra) non mancavano, e un paio di volte l'anno gli ultras cercavano lo scontro con le forze dell'ordine (che mediamente cercavano di evitarlo), tra i compagni di corso di sicuro c'era un estremista e/o un simpatizzante di destra e/o di sinistra. Ecco, Brentani non mi ha trasmesso nulla di quel periodo, se non una scrittura ansiogena e insicura. Grazie al cielo poi è andato in Scozia. E lì, chissà magari l'orizzonte lo ha aiutato, ha avuto la visione della preminenza del faber.
Io l'ho trovata sommamente irritante, non conosco i trascorsi biografici di Pecoraro, ma mi è sembrato molto un resoconto di seconda mano, risolto con una visione dall'interno di qualche giornata narrata per riprodurre la concitazione degli avvenimenti.
Io ho vissuto situazioni lontanamente analoghe, nella politicizzatissima Bologna degli anni '80, dove il ricordo del '77 (e dei carri armati in via Zamboni, e di Lorusso) era ben presente, le occupazioni erano all'ordine del giorno, gli assistenti che facevano finta di fare i compagni (perché a chiacchiere i professori erano di estrema sinistra) non mancavano, e un paio di volte l'anno gli ultras cercavano lo scontro con le forze dell'ordine (che mediamente cercavano di evitarlo), tra i compagni di corso di sicuro c'era un estremista e/o un simpatizzante di destra e/o di sinistra. Ecco, Brentani non mi ha trasmesso nulla di quel periodo, se non una scrittura ansiogena e insicura. Grazie al cielo poi è andato in Scozia. E lì, chissà magari l'orizzonte lo ha aiutato, ha avuto la visione della preminenza del faber.

ma quello che io ho trovato noioso era proprio che gli stessi concetti sono stati ripetuti in continuazione. fffff!

lise.charmel wrote: " Ivo è uno che si lascia trascinare, in quasi tutto, è proprio un emblema di qualunquismo."
Non sono d'accordo, né sul qualunquismo né sul resoconto di seconda mano.
Una mia vecchia amica di Roma faceva le vacanze nel mio paesello trinacrino; a un certo punto, prese a dirmi che Roma era uno schifo. Perché? le chiedevo, A Roma ti devi scegliere un'etichetta; qui invece, posso essere chi mi pare.
Ho frequentato Roma e altri amici romani, ho visto film, ho letto libri su Roma e sono arrivate conferme.
Brandani sembra insofferente eppure non riesce a sottrarsi del tutto. È lì, un po' critico un po' succube. È giovane, beati i giovani che non sanno quel che vogliono. Idee chiare a vent'anni? Forse sono idee prese a nolo.

È vero però che è ridondante e squilibrato, che il ritmo è spezzato, zoppicante e gestito in modo poco efficace.
È vero anche che alla lunga annoia, ma non è il tema, non è il personaggio, non è l'attitudine: è proprio lo stile. Secondo me.

che poi non lo fa nemmeno in maniera troppo schifosa, anche se stava per caderci con tutte le scarpe con la faccenda di De Klerk, che se fosse andata in porto poi magari Ivo sarebbe diventato un berlusconiano di ferro della prima ora.
Invece no, è solo un italiano qualsiasi, nel bene e nel male.
Sono d'accordo quando dici che è lo stile che è noioso alla lunga, io nella parte sulla scienza delle costruzioni (è qui vero? non è nel capitolo successivo) ho saltato delle pagine, erano troppo tecniche, inutilmente postmoderne.
comunque anche adesso che l'ho quasi finito (avrei potuto finirlo ieri sera, ma non avevo tantissima voglia), senza approfondire troppo devo dire che il mio entusiasmo iniziale si è un po' raffreddato, forse anche a causa dei salti temporali che finiscono per raccontare momenti della vita di Ivo che mi interessano poco, mentre io sarei più incuriosita da altri.
ho altre considerazioni, ma me le tengo per la settimana prossima
lise.charmel wrote: "Sono d'accordo quando dici che è lo stile che è noioso alla lunga, io nella parte sulla scienza delle costruzioni (è qui vero? non è nel capitolo successivo) ho saltato delle pagine, erano troppo tecniche, inutilmente postmoderne...."
invece io quelle - la parte sulla scienza delle costruzioni - le ho trovate tra le parti migliori!
invece io quelle - la parte sulla scienza delle costruzioni - le ho trovate tra le parti migliori!
lise.charmel wrote: "forse perché tu sei ingegnera inside? Io le ho saltate senza rimorso, ahahahah"
Mi piace "conoscere cose" e in questo ambito (nella descrizione fattuale con richiami di diverso tipo) Pecoraro riesce a svincolarsi da un progressivo e ammorbante vittimismo ombelicale, che appesantisce anche con la ricorrenza di termini o circonlocuzioni che mi sono diventati odiosi (ad ogni "seno" o "corpo pastoso" la mia dedizione di lettrice cala).
Mi piace "conoscere cose" e in questo ambito (nella descrizione fattuale con richiami di diverso tipo) Pecoraro riesce a svincolarsi da un progressivo e ammorbante vittimismo ombelicale, che appesantisce anche con la ricorrenza di termini o circonlocuzioni che mi sono diventati odiosi (ad ogni "seno" o "corpo pastoso" la mia dedizione di lettrice cala).


Non ero proprio sicuro di essere un vile. Ero quasi convinto di essere un vile, ma fino ad oggi non lo sapevo con certezza
E mi ha fatto sorridere (magari amaramente) quando nella mischia degli scontri tra manifestanti e polizia pensa a salvarsi le terga e si preoccupa di più dell'incolumità propria e del suo motorino, arriva anche ad arraparsi davanti ad un reggicalze di una manifestante caduta a terra e macchiato di sangue della rivolta.
Le contraddizionil le ipocrisie lo spirito bello di ribellione che caratterizzò il '68 è ben rappresentato, sarà forse che mi sono sempre tenuta lontana da libri su questo periodo della nostra storia per irritazione a pelle, ma anche per questo mi sta piacendo.
E notevole anche come ci ha traghettato verso il cambio del corso dei suoi studi, con l'lluminazione davanti al ponte di acciaio in Scozia, l'uomo faber che prende il posto dell'uomo theoricus, con la distinzione tra le due visioni del mondo quella speculativa e quella pratica.
Per ora sono arrivata a leggere fino qui.

Maschilista Brandani lo è assai, non credo solo in questa tappa, ma un po' in tutto il libro, abbastanza fastidioso.
Più che maschilista, fallo-centrico anzi, fallo-concentrato :-)
In più di un passaggio, mi ha ricordato il fallo-pensiero che permea un libro (e la mente dell'autore) che ho abbastanza odiato, L'Animale che mi porto dentro di Piccolo
In più di un passaggio, mi ha ricordato il fallo-pensiero che permea un libro (e la mente dell'autore) che ho abbastanza odiato, L'Animale che mi porto dentro di Piccolo
La differenza è che Pecoraro descrive un soggetto-tipo in cui si riconosce più per motivi storici (hanno passato le stesse vicende, più o meno) che ideologici (Brandani è un puro personaggio, ben distinto dall'autore).
Con Piccolo, invece, la sensazione che l'autore sia ideologicamente tale e quale al suo personaggio è molto forte.
Con Piccolo, invece, la sensazione che l'autore sia ideologicamente tale e quale al suo personaggio è molto forte.
Cato, in effetti ho qualche difficoltà a tenere distinti Pecoraro e Brandani. perché mi sembra viri sull' auto-fiction più che sul romanzo. ma non conosco minimamente la vita di Pecoraro quindi la mia sensazione è priva di fondamento. conosco gente con quella traiettoria di vita, ma non hanno la stessa profondità di analisi:-)


Io Pecoraro lo seguo regolarmente da quando gli ho comunicato di aver vinto il nostro torneo: ci trovo molto di Brandani, ma non credo si tratti di aautofiction e che ci sia totale identificazione con il personaggio (qualche settimana fa si prendeva di gioco di quei lettori che sono sempre convinti che il protagonista di un romanzo sia lo scrittore), bensì che attinga molto dal suo vissuto: Anzio, la facoltà di Architettura a Valle Giulia, le vacanze in Grecia (ora è là, per esempio) e altro; ma che i pensieri di Brandani possano essere i suoi, ecco, questo mi pare una forzatura.
Sono stata affascinata anche io dal ponte scozzese (dai due ponti, in effetti, che ho cercato su Google, e sono fantastici), anche perché, pur non avendo frequentato Architettura l'ho studiata per tre anni al liceo (non teoria, che rientrava nelle ore di Storia dell'Arte, ma pratica), e mia sorella si laureò proprio a Valle Giulia negli anni Novanta: ecco, molto di quel mondo e di quelle materie, da Analisi uno, due e tre, a Scienza delle Costruzioni, per quanto lui le abbia raccontate da matricola a Ingegneria, sono le stesse che hanno riempito molte delle ore della mia famiglia durante la preparazione degli esami di mia sorella, e le ho riconosciute nelle sue parole.
Sono stata affascinata anche io dal ponte scozzese (dai due ponti, in effetti, che ho cercato su Google, e sono fantastici), anche perché, pur non avendo frequentato Architettura l'ho studiata per tre anni al liceo (non teoria, che rientrava nelle ore di Storia dell'Arte, ma pratica), e mia sorella si laureò proprio a Valle Giulia negli anni Novanta: ecco, molto di quel mondo e di quelle materie, da Analisi uno, due e tre, a Scienza delle Costruzioni, per quanto lui le abbia raccontate da matricola a Ingegneria, sono le stesse che hanno riempito molte delle ore della mia famiglia durante la preparazione degli esami di mia sorella, e le ho riconosciute nelle sue parole.
Prossima tappa? Io sto tentando di finirlo, ma il penultimo capitolo mi sta stroncando (pensavo finisse alla 4a tappa ....). Le elucubrazioni di Ivo stanno diventando stancamente ripetitive, ahimè
Tittirossa wrote: "Prossima tappa? Io sto tentando di finirlo, ma il penultimo capitolo mi sta stroncando (pensavo finisse alla 4a tappa ....). Le elucubrazioni di Ivo stanno diventando stancamente ripetitive, ahimè"
Io sto molto apprezzando la parte La città di Dio, ma lo sono, sono particolarmente sensibile all'argomento :-)
Io sto molto apprezzando la parte La città di Dio, ma lo sono, sono particolarmente sensibile all'argomento :-)
piperitapitta wrote: "Tittirossa wrote: "Prossima tappa? Io sto tentando di finirlo, ma il penultimo capitolo mi sta stroncando (pensavo finisse alla 4a tappa ....). Le elucubrazioni di Ivo stanno diventando stancamente..."
@piper: credo di aver letto in quelle pagine una delle migliori e più calzanti descrizioni della involuzione della Città di dio* e dei suoi abitanti.
@piper: credo di aver letto in quelle pagine una delle migliori e più calzanti descrizioni della involuzione della Città di dio* e dei suoi abitanti.
Tittirossa wrote: "piperitapitta wrote: "Tittirossa wrote: "Prossima tappa? Io sto tentando di finirlo, ma il penultimo capitolo mi sta stroncando (pensavo finisse alla 4a tappa ....). Le elucubrazioni di Ivo stanno ..."
Quella è la voce pessimista di Brandani, ma io che sono della Bilancia riesco anche a vedere molti aspetti positivi :-)
Comunque, sì, pagine molto belle, soprattutto l'analisi dell'espansione urbanistica della città.
Quella è la voce pessimista di Brandani, ma io che sono della Bilancia riesco anche a vedere molti aspetti positivi :-)
Comunque, sì, pagine molto belle, soprattutto l'analisi dell'espansione urbanistica della città.

Evi * wrote: "Sono immersa nelle dissertazioni di Ivo sulla città di Dio e sulla sua ricostruzione del dopoguerra e mi fa sentire un po’ esclusa, il non essere romano diminuisce un po’ la condivisione, quel gioc..."
Confesso che queste definizioni non sono sempre chiarissime nemmeno a me, ma che gioco a questo gioco solo perché so che hanno una corrispondenza reale, perché il racconto mi sembra godibile anche senza doverle per forza individuare.
E comunque: il Tempio Primo è San Pietro (parla di “grandi chele”, e quello è il colonnato) dove risiedono Dio e Pontifex Maximus, i fiumi sono due e Primo Fiume è senz’altro il Tevere, l’altro è l’Aniene, la Città di Porto con la grande Villa dell’Imperatore, direi Ostia / Ostia Antica (fantastico il passaggio in cui di fronte a tutte quelle rovine il giovane Ivo vorrebbe dire Padre, che continua a mostrargliele, “esticazzi”!); poi la l’Anello di Gronda, che dovrebbe essere il GRA o Grande Raccordo Anulare, croce e delizia di quasi tutti i romani (un po’ come la Tangenziale Est milanese, di cui so poco, ma che sento nominare quasi a ogni Onda Verde): mi sfugge perché lo chiami così e non GRA, che è anche il nome dell’ingegnere che lo progettò, ma racconti la storia sostituendo il nome Gra con Gronda.
Confesso che queste definizioni non sono sempre chiarissime nemmeno a me, ma che gioco a questo gioco solo perché so che hanno una corrispondenza reale, perché il racconto mi sembra godibile anche senza doverle per forza individuare.
E comunque: il Tempio Primo è San Pietro (parla di “grandi chele”, e quello è il colonnato) dove risiedono Dio e Pontifex Maximus, i fiumi sono due e Primo Fiume è senz’altro il Tevere, l’altro è l’Aniene, la Città di Porto con la grande Villa dell’Imperatore, direi Ostia / Ostia Antica (fantastico il passaggio in cui di fronte a tutte quelle rovine il giovane Ivo vorrebbe dire Padre, che continua a mostrargliele, “esticazzi”!); poi la l’Anello di Gronda, che dovrebbe essere il GRA o Grande Raccordo Anulare, croce e delizia di quasi tutti i romani (un po’ come la Tangenziale Est milanese, di cui so poco, ma che sento nominare quasi a ogni Onda Verde): mi sfugge perché lo chiami così e non GRA, che è anche il nome dell’ingegnere che lo progettò, ma racconti la storia sostituendo il nome Gra con Gronda.

Evi * wrote: "Sì Piper li avevo identificati, non di primo acchito dopo un certo attimo di riflessione, secondo fiume invece no, non pervenuto. La Città dell'Imperatore però credo si riferisca alla Villa Adriana..."
Sulla villa, inizialmente avevo pensato alla Domus Aurea, ma rileggendo: All'inizio ne era entusiasmato, quando Padre l'aveva portato in visita ai Fori dell'Impero, al Grande Anfiteatro, agli Antichi mercati, e poi più tardi all'immensa Villa dell'Imperatore, alla Città di Porto, non riesco a capire se la villa sia subordinata alla Città di Porto (e quindi a Ostia), oppure, se come dici tu, sia Villa Adriana e le due cose svincolate.
Sulla villa, inizialmente avevo pensato alla Domus Aurea, ma rileggendo: All'inizio ne era entusiasmato, quando Padre l'aveva portato in visita ai Fori dell'Impero, al Grande Anfiteatro, agli Antichi mercati, e poi più tardi all'immensa Villa dell'Imperatore, alla Città di Porto, non riesco a capire se la villa sia subordinata alla Città di Porto (e quindi a Ostia), oppure, se come dici tu, sia Villa Adriana e le due cose svincolate.
la Tomba dell'imperatore? Ara pacis o Pantheon?
non potrò più guardare il colonnato di San Pietro senza pensare alle chele :-(
così come non potrò più guardare le cupole di Roma senza pensare a tante mongolfiere!
Questo rapporto simbolico e spirituale col Cielo si risolveva in una concreta proiezione fisica nell’atmosfera, il che voleva dire, praticamente, cupole. decine di cupole, immense, grandi, medie, piccole, più o meno schiacciate, più o meno sferiche, più o meno ogivali, montate su tamburi più o meno alti, finestrati, decorati, ricchi. Una selva di palloni volanti di pietra e mattoni, ricoperti di piombo o di tegole in cotto o di scandole di ardesia, sempre a metà strada tra l’architettura e qualcos’altro, non essendosi mai potuto risolvere, nemmeno nelle mani sacre di michelangelo, il dilemma di ricondurre la conformazione tettonica della cupola nel campo proprio della forma architettonica. E però che spettacolo!
non potrò più guardare il colonnato di San Pietro senza pensare alle chele :-(
così come non potrò più guardare le cupole di Roma senza pensare a tante mongolfiere!
Questo rapporto simbolico e spirituale col Cielo si risolveva in una concreta proiezione fisica nell’atmosfera, il che voleva dire, praticamente, cupole. decine di cupole, immense, grandi, medie, piccole, più o meno schiacciate, più o meno sferiche, più o meno ogivali, montate su tamburi più o meno alti, finestrati, decorati, ricchi. Una selva di palloni volanti di pietra e mattoni, ricoperti di piombo o di tegole in cotto o di scandole di ardesia, sempre a metà strada tra l’architettura e qualcos’altro, non essendosi mai potuto risolvere, nemmeno nelle mani sacre di michelangelo, il dilemma di ricondurre la conformazione tettonica della cupola nel campo proprio della forma architettonica. E però che spettacolo!
ps: ho involontariamente portato qua la discussione della 4a settimana. sorry! spostiamoci di là https://www.goodreads.com/topic/show/...
Tittirossa wrote: "la Tomba dell'imperatore? Ara pacis o Pantheon?
non potrò più guardare il colonnato di San Pietro senza pensare alle chele :-(
così come non potrò più guardare le cupole di Roma senza pensare a ..."
La Tomba dell'Imperatore direi il Mausoleo di Augusto (Piazza Augusto Imperatore), mentre il Pantheon è senz'altro il Tempio Pagano :-)
non potrò più guardare il colonnato di San Pietro senza pensare alle chele :-(
così come non potrò più guardare le cupole di Roma senza pensare a ..."
La Tomba dell'Imperatore direi il Mausoleo di Augusto (Piazza Augusto Imperatore), mentre il Pantheon è senz'altro il Tempio Pagano :-)
Capitoli della settimana:
-Ponte e porta
-3.48 pm
-Il motore immobile
Buona lettura!