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December 21, 2023 - January 10, 2024
«Non sentirti mai in colpa, neanche un istante, quando fai quello che ti rende felice».
«Eccoti, finalmente. Ti stavo cercando»
Davanti a me c’era l’uomo più bello che avessi mai visto.
«non mi piace che si mettano le mani su quello che mi appartiene.»
Impiegai un bel po’ a rendermi conto che Rhysand, che lo sapesse o no, mi aveva impedito di crollare completamente.
«Il mio corpo è cambiato, ma questo» mi portai la mano sul petto, sul cuore «questo è ancora umano. Forse lo sarà per sempre. Ma sarebbe stato più facile sopportare...» Sentii un nodo in gola. «Più facile sopportare il peso di quello che ho fatto se fosse cambiato anche il mio cuore.
«Salve, Feyre cara»
Era il luogo più bello che avessi mai visto.
«Ma troverò sempre tempo per te.»
«In qualsiasi momento ti serva qualcuno con cui giocare» disse Rhys, spingendo il piatto verso di me su un vento punteggiato di stelle, «che sia durante la nostra meravigliosa settimana insieme o in altri momenti, fammelo sapere.»
«Fai quello che ami fare, quello che hai bisogno di fare.»
«Quindi sono la tua cacciatrice e la tua ladra?» Mi fece scivolare le mani dietro le ginocchia e mi disse, con un sorriso da furfante: «Tu sei la mia salvezza, Feyre».
“La vita è migliore quando ci sei tu in giro. E guarda che bella scrittura hai”.
«Sei stato tu a inviarmi quella musica nella mia cella. Perché?» Rhysand aveva la voce roca. «Perché stavi crollando. E non mi veniva in mente un altro modo per salvarti.»
«Ecco la Feyre che adoro.»
«Alle persone che guardano le stelle ed esprimono desideri, Rhys». Alzò il bicchiere, con uno sguardo così penetrante che mi chiesi perché mai fossi arrossita per Tarquin. Rhys fece tintinnare il bicchiere contro il mio. «Alle stelle che ascoltano, e ai sogni che si avverano.»
Lui era rimasto. E aveva lottato per me. Settimana dopo settimana aveva lottato per me, anche quando io non reagivo, anche quando ero a malapena in grado di parlare o quando mi importava poco se vivevo o morivo o mangiavo o soffrivo la fame. Non potevo lasciarlo ai suoi cupi pensieri, al suo senso di colpa. Li aveva sopportati da solo abbastanza a lungo.
«Un’emissaria con una corona d’oro. È una tradizione di Prythian?» «No,» rispose Rhysand in tono disinvolto «ma le sta così bene che non ho potuto resistere.»
«Mi fido di te.»
“Tu sei buono, Rhys. Sei gentile. Questa tua maschera non mi spaventa. Vedo te sotto la maschera”.
«Ucciderò chiunque ti faccia del male»
«Quando Rhys tornò, dopo Amarantha, era un fantasma. Fingeva di no, ma lo era. Tu gli hai ridato la vita».
«Noi siamo fortunati ad avere lui, Feyre.»
«Lui crede che sarà ricordato come il cattivo della storia.» Lei sbuffò. «Ma ho dimenticato di dirgli» continuai sottovoce, aprendo la porta «che di solito il cattivo è quello che rinchiude la damigella e butta via la chiave.» «Oh?» Alzai le spalle. «Lui è quello che mi ha liberata.»
«Sorridi di nuovo»
«Sei squisita»
Non mi dispiaceva uscire dalle ombre, non mi dispiaceva essere nelle ombre, purché lui fosse con me. L’amico con cui avevo attraversato tanti pericoli, l’amico che aveva lottato per me quando non lo faceva nessun altro, nemmeno io.
«Sono... molto contento di averti incontrata, Feyre».
«Di’ a Tamlin» continuai, e mi sembrò di soffocare pronunciando quel nome, al pensiero di che cosa aveva fatto a Rhys, alla sua famiglia, «che se manderà qualcun altro in queste terre darò la caccia a ciascuno di voi. E vi farò vedere che cosa mi ha insegnato l’oscurità.»
«Ti stanno bene le ali»
«Mi incanta quando mi guardi così». Il tono basso della sua voce mi scaldò il sangue. «Così come?» «Come se il mio potere non fosse qualcosa da cui fuggire. Come se vedessi proprio me.»
«E se mi avesse portata via a forza?» Nei suoi occhi non c’era altro che volontà inflessibile. «Allora avrei fatto a pezzi il mondo per riaverti.»
«Sto pensando» disse, seguendo il passaggio della mia lingua sul labbro inferiore, «che ti guardo e mi sembra di morire. Come se non potessi respirare. Sto pensando che ti desidero tanto che non riesco a concentrarmi per metà del tempo in cui ti ho intorno, e che questa stanza è troppo piccola per fare l’amore con te come si deve. Soprattutto con le ali.»
«Io sto pensando che non riesco a smettere di pensare a te. E che è così da parecchio tempo. Anche prima che me ne andassi dalla Corte della Primavera.
«Quando mi leccherai,» disse con voce aspra «voglio che siamo soli, lontani da tutti. Perché quando mi leccherai, Feyre,» disse, baciandomi e mordicchiandomi la mascella, il collo, «mi concederò di ruggire così forte da abbattere una montagna.»
Che avrei avuto bellezza, per chi avesse saputo dove guardare, e se la gente non si prendeva la briga di guardare ma solo di temerla... Allora non mi importava particolarmente della gente, comunque. Mi chiedo se, anche nella mia disperazione, io sia mai stata davvero sola. Mi chiedo se stessi cercando questo posto, se stessi cercando tutti voi.»
«Anch’io cercavo te»
«Il Signore Supremo della Corte della Notte è la tua Metà.»
Rhysand era la mia Metà.
«Dipingi anche quelli di Azriel. Accanto ai miei. E quelli di Cassian vicini a quelli di Amren». Inarcai le sopracciglia. Mor mi fece un sorriso innocente. «Così potremo tutti vegliare su di te.»
“Eccoti, finalmente. Ti stavo cercando.” Le prime parole che mi aveva detto. Non erano una bugia, non erano una minaccia per tenere a distanza quei Fae. “Grazie per averla trovata per me.”
Penso che già allora, nel profondo di me, sapessi che cos’eri. E non mi permisi di ammetterlo, perché se ci fosse stata la minima possibilità che tu fossi la mia Metà... ti avrebbero fatto cose innominabili, Feyre.
«Sapevo... sapevo di essere innamorato di te fin dal momento in cui raccolsi il coltello per uccidere Amarantha.
Chiesi: «Mi ami?». Rhys annuì. E mi chiesi se “amore” non fosse una parola troppo blanda per quello che provava, quello che aveva fatto per me. Per quello che provavo io. Gli misi davanti la ciotola. «Allora mangia.»
«E ora, Rhysand, voglio che tu sappia che ti amo.
«Voglio che tu sappia» sussurrai «che sono frantumata e non ancora guarita del tutto, ma che ogni parte del mio cuore ti appartiene. E sono onorata... onorata di essere la tua Metà.»
«Ti amo»
«E sopporterei di nuovo ogni secondo di tutto quell’orrore per poterti trovare. E, se verrà la guerra, l’affronteremo. Insieme. Non permetterò che mi allontanino da te. E non permetterò neanche che ti portino via da me.»
Si inginocchiò sulle stelle e le montagne tatuate sulle ginocchia. Non si sarebbe inchinato davanti a niente e a nessuno... Tranne davanti alla sua Metà. La sua pari.
L’amico con cui avevo attraversato tanti pericoli. L’innamorato che aveva guarito la mia anima frantumata e tanto stanca. La Metà che mi aveva aspettata contro ogni speranza, contro ogni probabilità.