King Kong Theory
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Kindle Notes & Highlights
Read between March 20 - March 27, 2021
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Preferisco quelli che non ce la fanno, per la semplice ragione che anche per me è parecchio dura.
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Quando non si è attrezzati per tirarsela si è spesso più creativi.
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Me ne sbatto di farlo venire duro a uomini che non mi smuovono un pelo.
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Le donne intorno a me guadagnano effettivamente meno degli uomini, occupano posti subalterni, trovano normale che le si sottostimi quando intraprendono qualcosa. Esiste un vanto da servetta nel dover camminare in catene, come se fosse utile, piacevole o sexy. Un godimento servile all’idea di ridursi uno zerbino. La nostra potenza ci imbarazza. Costantemente piantonate da uomini che continuano a intromettersi nelle nostre cose e a suggerire quello che va o non va bene per noi, ma soprattutto dalle altre donne, attraverso la famiglia, le riviste femminili e il discorso dominante. Ci tocca sempre ...more
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Non è tanto che abbiamo assimilato l’idea della nostra inferiorità – a prescindere dalla violenza degli strumenti di controllo, la storia quotidiana ci ha dimostrato che per natura gli uomini non sono né superiori, né tanto diversi dalle donne. È che siamo impregnate fino al midollo dell’idea che la nostra indipendenza sia nefasta.
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“Fate figli è fantastico, vi sentirete più donne e più realizzate che mai”, però fateli in una società in caduta libera, dove il lavoro salariato è una condizione di sopravvivenza sociale ma non è garantito a nessuno, soprattutto non alle donne. Procreate in città dove l’alloggio è precario, dove la scuola latita, dove i bambini sono sottoposti alle più subdole aggressioni mentali, attraverso la pubblicità, la tv, internet, i commercianti di bibite e quant’altro. Niente figli, niente felicità femminile; ma crescere dei bambini in condizioni decenti sarà praticamente impossibile.
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Comunque sia, occorre che le donne si sentano in difetto. Qualsiasi cosa intraprendano, bisogna poter dimostrare che si sono mosse male. L’atteggiamento giusto non esiste, dobbiamo per forza aver commesso un errore nelle nostre scelte, siamo ritenute responsabili di un fallimento che in realtà è collettivo, e misto.
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Uno Stato che si pone come madre onnipotente è uno stato fascistoide. Il cittadino di una dittatura torna allo stadio neonatale: pulito, sfamato, tenuto in fasce da una forza onnipresente, che sa tutto, che può tutto, che su di lui ha ogni diritto, per il suo bene. L’individuo è privato della sua autonomia, della facoltà di sbagliare, di mettersi in pericolo.
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Quando l’inconscio collettivo, attraverso quegli strumenti di potere che sono i media e l’industria dell’intrattenimento, attribuisce un valore eccessivo alla maternità, non lo fa né per amore del femminile, né per una generica benevolenza. Investire la madre di tutte le virtù significa preparare il corpo collettivo alla regressione fascista.
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Oggi sentiamo degli uomini lamentarsi che l’emancipazione femminile li svirilizza. Rimpiangono una condizione anteriore, quando la loro forza si affermava nell’oppressione femminile. Dimenticano che il vantaggio politico di cui godevano ha sempre avuto un prezzo: i corpi delle donne appartengono agli uomini esclusivamente come contropartita del fatto che i corpi degli uomini appartengono alla produzione, in tempo di pace, e allo Stato, in tempo di guerra. La confisca del corpo delle donne avviene di pari passo con la confisca del corpo degli uomini. Non ci sono vincitori in questa storia, se ...more
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Che cosa implica esattamente essere un vero uomo? Reprimere le emozioni. Tacere la propria sensibilità. Vergognarsi della propria delicatezza, della propria vulnerabilità. Abbandonare l’infanzia di colpo e definitivamente: gli uomini-bambini non sono benvisti.
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Il capitalismo è una religione ugualitaria nella misura in cui ci sottomette tutti, e porta ciascuno a sentirsi in trappola, come lo sono tutte le donne.
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Perché gli uomini lo stupro lo condannano. Quello che praticano è sempre qualcos’altro.
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Nessuna donna passata dallo stupro era mai ricorsa alle parole per farne l’argomento di un romanzo. Niente, né come guida, né come accompagnamento. Lo stupro non accedeva al piano simbolico. È incredibile che tra donne non si dica niente alle ragazzine, nessuna trasmissione di sapere, di istruzioni per la sopravvivenza, di semplici consigli pratici. Niente.
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Camille Paglia è senz’altro la più controversa delle femministe americane. La sua proposta era quella di pensare allo stupro come a un rischio da correre, inerente alla nostra condizione di donne.
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Avevamo corso il rischio, avevamo pagato il prezzo, e piuttosto che vergognarci di essere vive potevamo decidere di rialzarci e venirne fuori nel miglior modo possibile. Paglia ci permetteva di vederci come delle guerriere, non più personalmente responsabili di quello che si sono andate a cercare, ma vittime ordinarie di quello che bisogna mettere in conto di sopportare se si è donne e ci si vuole avventurare all’esterno.
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Quando gli uomini mettono in scena dei personaggi femminili, raramente lo fanno con l’intento di capire quello che vivono e provano in quanto donne. Più che altro è un modo di mettere in scena la loro sensibilità di uomini, in un corpo di donna.
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Avrei preferito, quella notte, essere capace di liberarmi di quanto hanno inculcato al mio sesso e sgozzarli tutti, uno dopo l’altro. Piuttosto che vivere nei panni di questa persona che non osa difendersi perché è una donna, perché la violenza non è il suo territorio e l’integrità fisica del corpo di un uomo è più importante di quella di una donna.
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Ce l’ho con una società che mi ha educata senza mai insegnarmi a far del male a un uomo se mi apre le gambe a forza, quando questa stessa società mi ha inculcato l’idea che è un crimine da cui non mi riprenderò mai.
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Dopo lo stupro, l’unico comportamento tollerato consiste nel ritorcere la violenza contro se stesse. Ingrassare di venti chili, per esempio. Uscire dal mercato sessuale, perché si è state sciupate, sottrarsi al desiderio di propria spontanea volontà. In Francia le donne a cui è successo non le ammazzano, ma ci si aspetta che abbiano la decenza di segnalarsi come merce avariata, contaminata. Puttane o abbruttite, che si levino spontaneamente dal vivaio delle sposabili.
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Perché lo stupro forgia le migliori puttane.
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Sempre colpevoli di quello che ci fanno. Creature ritenute responsabili del desiderio che suscitano.
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Lo stupro è la guerra civile, l’organizzazione politica tramite la quale un sesso dichiara all’altro: mi arrogo tutti i diritti su di te, ti costringo a sentirti inferiore, colpevole e degradata.
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le relazioni eterosessuali sono socialmente e psicologicamente plasmate dal postulato del diritto maschile al lavoro femminile.
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A mandarmi in bestia è ciò che si vuole impedirmi di essere o di fare, non ciò che loro sono o fanno.
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Cosa c’è di più rapido e prevedibile del declino di una donna che è stata bella? Non ci vuole chissà quale pazienza per ottenere la rivincita.
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La dicotomia madre-puttana è tracciata sul corpo delle donne con la riga, tipo cartina dell’Africa: non tiene minimamente conto delle realtà del terreno, ma solo degli interessi di quanti lo occupano; non nasce da un processo “naturale”, ma da una volontà politica. Le donne sono condannate a essere lacerate da due opzioni incompatibili.
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Perché gli uomini hanno di particolare che tendono a disprezzare quello che desiderano, come pure a disprezzarsi per la manifestazione fisica di questo desiderio. Fondamentalmente in disaccordo con se stessi, si eccitano per quello che li fa vergognare.
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Il desiderio maschile deve offendere le donne, guastarle. E, di conseguenza, colpevolizzare gli uomini.
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quando affermano che la prostituzione è una “violenza a carico delle donne”, vogliono farci dimenticare che la violenza a carico delle donne è il matrimonio, e più in generale le cose così come le sopportiamo.
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In sé, la sessualità maschile non costituisce una violenza sulle donne, se sono consenzienti e ben remunerate. È il controllo esercitato su di noi a essere violento, questa facoltà di decidere per noi che cosa è dignitoso e che cosa non lo è.
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Ma ciò che è eccitante è spesso socialmente imbarazzante.
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Quello che mi fa bagnare rientra nella mia sfera privata. Perché l’immagine che dà di me è incompatibile con la mia identità sociale quotidiana.
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Decisamente, le donne le si ama soprattutto quando sono in pericolo. Una volta marchiate, la collettività si assicura che paghino a caro prezzo per aver abbandonato la retta via, e per averlo fatto pubblicamente.
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La donna non ha prospettive di ascesa sociale se non attraverso il matrimonio, deve tenerlo bene a mente.
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La morale tutelata è quella secondo cui solo le classi dirigenti hanno diritto all’esperienza di una sessualità ludica. Quanto al popolo, se ne starà buono buono, troppa lussuria rischierebbe di comprometterne la dedizione al lavoro.
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Nel discorso anti-pornografico ci si confonde in fretta: di fatto, chi è la vittima? Le donne, che perdono tutta la loro dignità nell’istante in cui le vediamo succhiare un cazzo? O gli uomini, troppo deboli e inabili a controllare la loro voglia di visionare del sesso e capire che si tratta unicamente di una rappresentazione?
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Se, come tanto rumorosamente affermano, per una donna non c’è niente di più bello che far sognare un uomo, perché ostinarsi a compatire le attrici hard? Perché il corpo sociale si accanisce a farne delle vittime, quando invece in materia di seduzione hanno tutto per essere delle donne perfette? Qual è il tabù trasgredito che vale tutta questa mobilitazione febbrile?
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Perché il porno è appannaggio degli uomini? Perché, nonostante il cinema X come industria abbia ormai trent’anni, i principali beneficiari economici sono sempre loro? La risposta è la stessa in tutti gli ambiti: in mano alle donne, il potere e i soldi sono svalutati.
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Dobbiamo sempre sentirci incapaci di qualcosa... E in secondo luogo, perché gli uomini si sono immediatamente appropriati dell’orgasmo femminile: è attraverso di loro che la donna deve godere.
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Siamo formattate per evitare il contatto con la nostra stessa animalità. Prima di tutto adeguarsi, prima di tutto pensare alla soddisfazione dell’altro. E pazienza per tutto quello che in noi dobbiamo zittire. Le nostre sessualità ci mettono in pericolo, riconoscerle potrebbe voler dire farne l’esperienza, e per una donna, qualsiasi esperienza sessuale conduce all’esclusione dal gruppo.
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La famiglia, la virilità guerriera, il pudore, tutti i valori tradizionali mirano ad assegnare ciascun sesso al suo ruolo. Gli uomini, a quello di cadaveri gratuiti per lo Stato, le donne, a quello di schiave degli uomini. Alla fin fine, tutti asserviti, con le nostre sessualità confiscate, piantonate, normate. C’è sempre una classe sociale che ha interesse a che le cose restino come sono, e che non dice la verità sulle sue motivazioni profonde.
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la ‘vera donna’ è un prodotto artificiale fabbricato dalla società nello stesso modo che una volta fabbricava i castrati; i pretesi ‘istinti’ di civetteria, di docilità le sono inoculati, come nell’uomo l’orgoglio fallico; lui non sempre accetta la vocazione virile; e lei ha molte buone ragioni per accettare con ancora minore docilità quella che le viene assegnata.”
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King Kong è al di là della femmina e al di là del maschio. È l’anello di congiunzione tra l’uomo e l’animale, tra l’adulto e il bambino, tra il buono e il cattivo, tra il primitivo e il civilizzato, tra il bianco e il nero. Ibrido, precedente la costrizione del binarismo di genere.
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Il punk-rock è un esercizio di scardinamento dei codici costituiti, specie quelli che riguardano i generi.
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È il punk-rock, è casa mia. E non durerà per sempre.
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Per un uomo, non amare le donne è un modo di essere. Per una donna, non amare gli uomini è una patologia.
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Non c’è niente di peggio che essere una donna giudicata dai maschi.
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Perché le madri incoraggiano i ragazzini a fare rumore mentre alle bambine insegnano a tacere? Perché si continua a valorizzare un figlio che si fa notare mentre si getta discredito su una figlia che si smarca? Perché insegnare alle bambine la docilità, la civetteria e i sotterfugi, mentre ai bambini si trasmette il messaggio che sono nati per pretendere, che il mondo è fatto per loro, che il loro ruolo è decidere e scegliere? Che cosa c’è per le donne di tanto conveniente in questo ordine delle cose perché valga la pena mettere i guanti, quando sferriamo i nostri colpi?
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la femminilità è ruffianeria. Arte del servilismo. Possiamo chiamarla seduzione e farne una roba glamour. Ma solo in rare eccezioni è uno sport di alto livello. Nella stragrande maggioranza dei casi, è semplicemente abituarsi ad assumere comportamenti da subalterne. Entrare in una stanza, guardare se ci sono degli uomini, volergli piacere. Non parlare troppo forte. Non esprimersi in tono categorico. Non sedersi a gambe aperte per stare comode. Non esprimersi in tono autoritario. Non parlare di soldi. Non voler prendere il potere. Non voler occupare una posizione autorevole. Non rincorrere il ...more
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