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March 10 - June 19, 2024
Radicale è il femminismo che fonda le proprie ragioni di esistenza non già sulla richiesta di un allargamento della cittadinanza democratica giocata intorno al paradosso differenza sessuale/uguaglianza politica (Scott 1996), bensì sul riconoscimento dell’impossibilità sociale dell’uguaglianza all’interno di un sistema patriarcale o, per meglio dire, etero-patriarcale
La decisione di escludere gli uomini dalle riunioni del gruppo viene pertanto rivendicata come «una precisa presa di posizione politica», per il motivo che «ogni oppresso deve prima affermarsi nella libertà della sua ribellione».
Insomma, la cultura maschile opera in senso coloniale, sottoculturale: decide qual è il femminismo da dichiarare tale, tace del resto, riconosce come valida ogni manifestazione ambigua di donne in cui sia presente l’aspirazione
culturale, dà patenti rivoluzionarie a quelle che accettano di essere scrittrici, pittrici, artiste, teatranti, politiche, con ciò stesso mettendo al riparo i suoi valori che sono gerarchici e categoriali. Tutto ciò che appare esistenzialmente senza identità riconducibile all’esercizio di un ruolo sociale, lo cancella. E così cancella le donne e la loro coscienza di ciò che è autentico
Una Bitch ha una consapevolezza acuta che «le donne sono spesso meno tolleranti con le altre donne di quanto lo siano gli uomini perché è stato loro insegnato a considerare tutte le donne come nemiche». Sa, insomma, che “donna” e “femminista” non sono termini sinonimi.
«Sono diventata lesbica perché la cultura in cui vivo è violentemente misogina. Come potrei io, una donna, prendere parte a una cultura che nega la mia umanità? […] Dare sostegno e amore a un uomo prima di darlo a una sorella significa sostenere quella cultura, quel sistema di potere» (cfr.
Le nostre energie devono fluire verso le nostre sorelle, non regredire verso i nostri oppressori. Fino a quando la liberazione delle donne cercherà di liberare le donne senza affrontare la struttura eterosessuale di base che ci vincola all’interno di una relazione individuale con i nostri oppressori, energie immense continueranno a confluire nel tentativo di rafforzare ogni relazione particolare con un uomo, di migliorare la qualità del sesso, di fargli girare la testa – nel tentativo di fare di lui l’“uomo nuovo”, nell’illusione che questo ci permetterà di essere la “nuova donna”. Questo
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la famiglia è un luogo di sfruttamento delle donne nella misura in cui costituisce la fonte nascosta dell’accumulazione capitalistica.
Si fa ed è mantenuta “oggetto” per rappresentare una trascendenza femminile agli occhi del maschio. È negli occhi del maschio che si trova e può essere definita la trascendenza della donna. Essa non le appartiene.
la solidarietà; ecco che questa mancanza è la base del fallimento di una vera emancipazione, quella che le renda davvero libere alla trascendenza, insieme.
Lo chiamano amore. Noi lo chiamiamo lavoro non pagato. La chiamano frigidità. Noi la chiamiamo assenteismo. Ogni volta che restiamo incinte contro la nostra volontà è un incidente sul lavoro… Omosessualità e eterosessualità sono entrambe condizioni di lavoro […] ma l’omosessualità è il controllo degli operai sulla produzione non la fine del lavoro. Più sorrisi? Più soldi. Niente sarà più efficace per distruggere le virtù di un sorriso. Nevrosi, suicidi, desessualizzazione: malattie professionali della casalinga.
È importante riconoscere che quando parliamo di lavoro domestico non parliamo di un lavoro come gli altri, ma della più grossa manipolazione, della più sottile e mistificata violenza che il capitale abbia mai perpetrato contro un settore della classe operaia.
La differenza consiste nel fatto che il lavoro domestico non solo è stato imposto alle donne, ma anche trasformato in un attributo naturale del nostro corpo e della nostra personalità femminile, un’esigenza interiore, un’aspirazione, che si suppone derivi dal profondo della nostra natura. Il
Il capitale ha dovuto convincerci che si tratta di un’attività naturale, inevitabile e persino gratificante per farci accettare di lavorare senza salario.
fatto che il lavoro domestico non fosse retribuito, è stato il mezzo più potente per rafforzare l’opinione comune secondo la quale esso non è lavoro, impedendo alle donne di lottare contro di esso, se non durante le liti familiari che l’intera società è concorde nel ridicolizzare, svilendo così ancora di più le protagoniste di queste lotte. Siamo viste come bisbetiche, non come lavoratrici in lotta.
Ma va detto che l’amore e i soldi che otteniamo sono ben poca cosa, mentre il lavoro che ci attende è enorme.
sfortunatamente è quasi impossibile godere di alcuna libertà se fin dai primissimi giorni di vita ci insegnano a essere docili, servizievoli, sottomesse e, ciò che più importa, pronte a sacrificarci e persino a trarne piacere. Se
Innanzitutto ha ottenuto un’enorme quantità di lavoro pressoché gratuito e si è assicurato che le donne, anziché lottare contro di esso, vi aspirassero come fosse la cosa migliore nella vita (le magiche parole: “Sì, cara, sei una vera donna”).
Nello stesso tempo, ha anche disciplinato il lavoratore maschio, rendendo la “sua” donna dipendente dal suo lavoro e dal suo salario, e lo ha ingabbiato in questa disciplina,
Nello stesso modo in cui Dio ha creato Eva per far piacere ad Adamo, così il capitale ha creato la casalinga per servire fisicamente, emotivamente e sessualmente il lavoratore maschio, per allevare i suoi figli, rammendare i suoi calzini, tirargli su il morale quando è a terra a causa del lavoro e dei rapporti sociali
Quanto più l’uomo è servo e comandato, tanto più comanda.
Possiamo anche non servire un uomo particolare, ma siamo tutte in un rapporto subordinato nei confronti dell’intero mondo maschile.
È la richiesta mediante la quale la nostra natura finisce e inizia la nostra lotta, perché volere salario per il lavoro domestico significa già rifiutare questo lavoro come espressione della nostra natura e quindi rifiutare proprio quel ruolo femminile che il capitale ha inventato per noi.
Se vogliono libertà, uguaglianza e rispetto, dovranno organizzarsi e combattere per averli in modo realistico e radicale.
Se raggiunge gli ottant’anni, una donna avrà dedicato dieci anni interi del suo tempo di veglia a questo aspetto della complicata attività di rendersi attraente per gli uomini.
Mai sentita l’espressione “una donna ama l’uomo che la soddisfa”? Alcuni uomini trovano confortante quell’illusione. Un paio di scopate e si ricomincia da zero.
Devono smettere di pensare nei termini del “grande amore”, dell’amore che supera o sostituisce qualsiasi cosa, del momento perfetto, della relazione perfetta, del matrimonio perfetto. In altre parole, devono rifiutare il romanticismo. L’amore romantico, come la preda nelle corse dei cani, è il premio illusorio, fasullo e mai raggiunto che ci fa continuare a correre e pensare a vuoto per il vantaggio e il divertimento dei nostri padroni.
La vera, oggettiva, natura degli uomini non deve mai diventare di pubblico dominio, altrimenti comprometterà agli occhi di alcuni uomini – ma in particolare ai nostri – il diritto maschile al comando. E così partecipiamo quotidianamente al processo della nostra sottomissione. Per amor del cielo, basta!
Se condivide un appartamento con altre donne, la convivenza è organizzata in modo che ognuna di loro possa intrattenere degli uomini per visite prolungate con il massimo della privacy.
differenza tra l’organizzazione del dominante e l’organizzazione dell’oppresso, per quanto le sviolinate cerchino di confondere le due cose
gli uomini non prendono parte democraticamente a decisioni che dissestano le loro vite.
Le Bitch possiedono alcune, o tutte, delle seguenti caratteristiche: 1) Personalità. Le Bitch sono aggressive, assertive, dominatrici, prepotenti, caparbie, vendicative, ostili, dirette, schiette, sincere, insopportabili, insensibili, testarde, feroci, dogmatiche, competenti, competitive, intraprendenti, sguaiate, indipendenti, cocciute, esigenti, manipolatrici, egoiste, motivate, concrete, travolgenti, minacciose, inquietanti, ambiziose, dure, aspre, mascoline, chiassose e turbolente. Fra le altre cose. Una Bitch occupa un enorme spazio psicologico. Non passa mai inosservata. Una Bitch non
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3) Orientamento. Le Bitch cercano la propria identità rigorosamente attraverso se
stesse e ciò che fanno. Sono soggetti, non oggetti. Possono avere una relazione con una persona o con un’organizzazione, ma non sposano mai nessuno o niente: uomo, casa o movimento. Le Bitch preferiscono infatti pianificare le proprie vite anziché vivere giorno per giorno, azione per azione, o persona per persona. Sono ostinate, indipendenti e sono convinte di essere capaci di fare quel diavolo che vogliono. Se qualcosa le intralcia, ecco, è per quello che diventano Bitch. Se hanno inclinazioni professionali, cercheranno di fare carriera e non avranno paura di competere con nessuno. Se non
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La nostra società ha definito l’umanità come maschile, e il femminile come qualcosa d’altro rispetto al maschile. In questo modo le femmine potrebbero essere umane solo vivendo per procura attraverso un maschio.
La nostra società ha reso le donne schiave e poi le ha condannate perché si comportano come tali. Quelle che hanno rifiutato di comportarsi da schiave sono state screditate per non essere vere donne.
Alcune alla fine si rendono conto che il loro dolore non dipende solo dal fatto che non si conformano, ma che non vogliono conformarsi. Ciò comporta riconoscere che non c’è nulla di particolarmente sbagliato in loro: semplicemente non si adattano a questo tipo di società.
Come alla maggior parte delle donne, è stato insegnato loro a odiare se stesse e le altre donne. In modi diversi e per ragioni diverse forse, ma l’effetto era simile. L’interiorizzazione di una concezione spregiativa di sé sfocia sempre in una buona dose di amarezza e di risentimento. Questa rabbia generalmente o è incanalata nella costruzione di sé – il che fa diventare una persona sgradevole – o rivolta verso le altre donne – rafforzando gli stereotipi sociali su di loro. Solo con la coscienza politica essa viene diretta alla fonte: il sistema sociale.
ogni relazione del genere è una relazione di classe, e i conflitti tra singole donne e singoli uomini sono conflitti politici che possono essere risolti soltanto collettivamente.
Identifichiamo come uomini gli agenti della nostra oppressione.
Tutte le strutture di potere nel corso della storia sono state maschili e androcentriche.
Le istituzioni di per sé non opprimono, sono semplicemente strumenti in mano all’oppressore. Incolpare le istituzioni implica vittimizzare allo stesso modo uomini e donne, oscura il fatto che gli uomini traggono beneficio dalla subordinazione delle donne e fornisce agli uomini la scusa che sono obbligati a essere oppressori.
La base di tale illusione è l’isolamento delle relazioni individuali dal loro contesto politico e la tendenza degli uomini a vedere in ogni legittima sfida ai loro privilegi una persecuzione.
Ci appelliamo a tutte le sorelle affinché si uniscano a noi nella lotta. Ci appelliamo a tutti gli uomini affinché rinuncino ai loro privilegi maschili e sostengano la liberazione delle donne nell’interesse della nostra umanità e della loro. Combattendo per la nostra liberazione staremo sempre dalla parte delle donne contro gli oppressori. Non ci chiederemo che cosa sia “rivoluzionario” o “riformista”, soltanto che cosa è bene per le donne. Il tempo delle schermaglie individuali è finito. Questa volta andremo fino in fondo.
L’ammirazione riluttante riservata al maschiaccio e la nausea avvertita nei confronti del ragazzo effemminato indicano la stessa cosa: il disprezzo per le donne, o per coloro che performano un
ruolo femminile.
La nostra situazione in quanto persone nere ci impone di essere solidali intorno al fatto della razza, solidarietà che le donne bianche ovviamente non devono avere per gli uomini bianchi, a meno che non si tratti di una solidarietà negativa tra oppressori razziali. Lottiamo a fianco degli uomini neri contro il razzismo, pur lottando contro di loro riguardo al sessismo.
Ma non coltiviamo l’idea fuorviante che sia la mascolinità per sé – ovvero la mascolinità biologica – a renderli ciò che sono. In quanto donne nere pensiamo che ogni forma di determinismo biologico sia una base particolarmente pericolosa e reazionaria su cui costruire una politica.
Come il razzismo, il sessismo è così ben radicato nell’ideologia della classe dominante che solo una radicale presa del potere potrà distruggerlo. Una presa del potere politico per rappresentare a nostra volta il nostro interesse come l’interesse universale. Questo per i primi tempi, dato che lo scopo di ogni presa del potere da parte del popolo è l’abolizione del dominio in generale. Il nostro interesse è quello del popolo. Noi siamo il popolo.
L’uomo è il borghese, la donna il proletario. Engels