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profondo è il significato della storia di Narciso, che non potendo afferrare la tormentosa, soave immagine che vedeva nella fonte, vi si tuffò e annegò. Ma quella medesima immagine la vediamo noi in tutti i fiumi e gli oceani. È l’immagine dell’inafferrabile fantasma della vita; e questa è la chiave di tutto.
L’atto di pagare è forse la più fastidiosa seccatura che i due ladri del frutteto12 ci abbiano lasciato in eredità. Ma venir pagato... cosa mai può esservi di comparabile? L’urbana alacrità con cui un uomo riceve denaro è davvero meravigliosa, considerando lo zelo col quale crediamo che il denaro sia la radice di tutti i mali terreni e che per nessun motivo un uomo danaroso possa entrare in paradiso. Ah! Quanto allegramente ci consegniamo alla perdizione!
A me sembra che nel guardare alle cose spirituali noi somigliamo fin troppo alle ostriche, che osservano il sole attraverso l’acqua e ritengono quell’acqua densa la più rarefatta delle atmosfere.
per godere veramente del calore del corpo, qualche piccola parte di te deve rimanere al freddo, ché non si dà qualità a questo mondo che sia ciò che è se non per contrasto.
Ma fra costoro c’erano certi cetrioli bietoloni e zucconi4 che, per la loro intensa verdezza, dovevano provenire dal cuore e dal centro stesso di tutta la verdura.
è meglio navigare con un buon capitano di cattivo umore che con un cattivo capitano di buon umore.
Le cose più meravigliose sono sempre le inesprimibili; le memorie profonde non producono epitaffi;
Perché una risata è la più saggia e la più semplice risposta a tutto ciò che è strambo;
La pazzia umana sovente è cosa scaltra, ingannevole, felina. Quando pensi che sia svanita, può darsi che si sia soltanto trasfigurata in una forma ancor più sottile.
E non soltanto il mare è così nemico dell’uomo, il quale a esso è alieno, ma è anche un demonio con la propria prole: peggio di quell’anfitrione persiano che assassinò i propri ospiti, non risparmia le creature ch’esso stesso ha figliato. Come una tigre feroce che smaniando nella giungla schiaccia i propri cuccioli, così il mare scaraventa contro gli scogli persino le balene più possenti e lì le abbandona fianco a fianco coi relitti frantumati delle navi. Nessuna pietà, nessuna potenza se non la sua lo frenano. Ansando e sbuffando come un destriero da battaglia impazzito che ha perso il
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Queequeg nella sua propria persona era un enigma da svelare, una mirabile opera in un solo volume, i cui misteri però neppure lui riusciva a leggere, sebbene il suo stesso ardente cuore vi battesse contro; questi misteri dunque erano destinati alla fine a ridursi in polvere assieme alla pergamena vivente su cui erano impressi, restando così insoluti fino in ultimo.
Pensare è audacia. Dio soltanto ha questo diritto e privilegio. Pensare è, o dovrebbe essere, freddezza e calma; e i nostri poveri cuori palpitano e i nostri poveri cervelli pulsano troppo per riuscirvi.
Fossi io il vento, non vorrei soffiar più su un mondo tanto perfido e miserabile. Striscerei da qualche parte fino a una caverna e ci sgattaiolerei dentro. Eppure, che nobile ed eroica creatura è il vento! Chi mai l’ha vinto? In ogni combattimento, il colpo definitivo e il più duro è suo.
tutte le creature che più esasperano e offendono i mortali, tutte queste creature sono incorporee, però incorporee soltanto in quanto oggetti, non agenti.
Viaggia veloce, e io devo scendere. Ma che io dia all’intorno un’altra bell’occhiata al mare da quassù; c’è tempo. Uno spettacolo vecchio, vecchio, e tuttavia in qualche modo così giovane; già, e non è cambiato d’una virgola da quando lo vidi per la prima volta, ragazzo, dalle dune di Nantucket! Lo stesso!... Lo stesso!... Lo stesso per Noè come per me.
“Alcuni uomini muoiono al riflusso della marea; alcuni alla bassa; alcuni al culmine dell’alta... e io adesso mi sento come un’ondata sollevatasi in un’unica sola cresta, Starbuck. Sono vecchio... Stringimi la mano, marinaio.” Le mani s’unirono; gli occhi si saldarono; le lacrime di Starbuck il collante.
“Oh, Achab!” gridò Starbuck. “Non è troppo tardi, neppure adesso, il terzo giorno, per desistere. Vedi? Moby Dick non ti cerca. Sei tu, tu, che intensamente lo cerchi!”

