Due
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Due
Read between August 29 - September 1, 2023
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Non è amore, è un gioco; non si insegue la felicità, ma un attimo di piacere. Il cuore non desidera ancora niente: è stato colmato d’amore durante l’infanzia, saziato di affetto. Che taccia, adesso. Che dorma! Che lo si dimentichi!
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Quella notte la sua amante lo avrebbe aspettato invano. Perché Nicole era la sua amante. L’aveva dimenticata... Marianne era solo un attimo di piacere.
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Provavano tutti la stessa, voluttuosa, disperazione, quell’angoscia che prende l’anima quando la felicità è finita, ma è un’angoscia ancora intrisa di felicità, come il limo della terra è intriso
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Antoine, invece, era felice. Che fosse con Nicole Delaney, con Marianne Segré o con un’altra, lui cercava soltanto il piacere
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Finito il piacere, Antoine detestava dormire con una donna. «Ho bisogno del mio angusto divano-letto,» pensava «del mio cuscino piatto e duro».
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Il contrasto fra quella bontà, quella tenera inclinazione all’attaccamento affettuoso e gli atteggiamenti libertini che invece ostentava era irresistibile.
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Da giovani, in certi momenti in cui la felicità arriva al punto più alto, quasi doloroso, si è al tempo stesso attori e spettatori – spettatori inebriati, innamorati di se stessi.
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«Che cosa trova in me quella bella ragazza? E io? Che cosa cerco in lei? Non abbiamo aspirazioni comuni. Come tutte le donne, quello che lei desidera è essere presa e tenuta stretta. Quello che vuole è il matrimonio, la stabilità, la durata, l’imprigionamento, e io... La libertà interiore, sicuramente...».
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Ah, quanta paura ho del matrimonio! Voglio restare libero, libero di vivere ogni possibile avventura, ogni possibile amore».
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Come si amavano! Come si capivano! Senza quelle reticenze, quelle sorprese che alterano i rapporti delle persone mature. Non era amicizia, ma un sentimento più sensuale, più tenero, così delizioso che la vita sembrava aver senso solo quando stavano insieme!
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Quei domani continuamente attesi, e che continuamente, chissà perché, deludevano, erano ciò che alla fine faceva sfiorire la gioventù.
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Non conoscevano la tenerezza, non volevano conoscerla: la giudicavano indegna di loro; provavano piacere a dilaniarsi. I loro cuori erano nuovi; le ferite si rimarginavano facilmente. Antoine le promise di farle conoscere Nicole. Poco dopo, lei se ne andò.
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loro incontri erano unicamente subordinati ai desideri di Antoine, ai suoi brevi ritorni di fiamma, ai suoi capricci.
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La loro relazione diventava una sorta di lotta sorda fra due nemici che volevano mostrarsi di forza pari, ma la più debole era sempre lei.
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Quando una ragazza non mette più il senso dell’onore nel dono fisico di sé, lo trasferisce nel dono morale.
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«Maledetta libertà maschile,» pensava Marianne «sei la mia peggiore nemica». Ah, trattenerlo, tenerlo stretto, imprigionarlo! Sposarlo, insomma!
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Quel momento in cui, all’improvviso, una donna non si sente più sicura di restare eternamente giovane non assomiglia a un pensiero. Non è neppure un istinto. Ancora non si vive nel timore. È come se ci si ricordasse di qualcosa.
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Sì, donna... Capace non solo di provar piacere, ma anche dolore. Maturata, non solo nella carne – quello era niente –, ma nell’anima. Ciò che lui aveva fatto scaturire in lei, quella fonte misteriosa, segreta, conteneva gioia e dolore insieme.
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dicevano che era diventata cupa e brusca nei modi, ma nessuno, in realtà, si preoccupava seriamente di lei. Ciascuna delle quattro ragazze aveva la propria vita personale, e solo quella contava per loro e le appassionava – la vita, con le sue molteplici avventure, le sue bugie, le sue cadute e i suoi sogni! «Dietro tutte le loro parole,» pensava Marianne «si sente un solo grido: “Io! Io!”».
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«Complimenti, carezze, belle parole,» pensò Marianne «ma nessun aiuto, nessun insegnamento, nessuna comprensione... Sensibilità epidermica e cuore arido. Una bella accoppiata...».
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Anche quella donna aspettava qualcuno e, come Marianne, si nutriva di vane illusioni, tanto è vero che, uscendo dal giardino, Marianne sentì che si era alzata e a sua volta aveva cominciato a girare lentamente intorno al prato.
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Ti senti depravata, tu, Marianne?». «No. Cerco solo la felicità».
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genitori di Antoine non capivano come mai il loro ragazzo non pensasse a intraprendere una carriera; aveva interrotto gli studi per via della guerra e adesso, a ventisette anni, si accontentava di crogiolarsi nell’inerzia più assoluta, interrotta ogni tanto da lunghi vagabondaggi.
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«No. Ma so che potete essere crudele...». «E io so» disse lui «che potete essere leggera...».
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«Se resto qui, finirà che anch’io non vorrò più andar via» pensò sconsolato, ricordando il romanzo di Thomas Mann.
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Quel bambino che hai ucciso io lo avrei accettato, lo avrei adottato... E non avresti mai udito da me la minima parola di rimprovero».
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Vi attrae solo ciò che è frutto dell’immaginazione, ciò che sta ai margini della vita, quel certo alone che la circonda e che non è la vita...».
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Non possiamo vivere separati. Tu non sposerai Dominique, non lo ami più. Lo so
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«Né amanti,» pensava Antoine (facevano l’amore con piacere, era già qualcosa... ma senza ritrovare lo stupore, la freschezza di certe sensazioni) «né ancora amici...».
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«Già, io... È possibile che la mia vita, la mia, assomigli alla sua? Lavoro, famiglia, nessuna passione, nessun rischio, nessuna nobile avventura e, alla fine, la morte? Non si può accettare in anticipo l’idea che questo sia sufficiente a riempire la vita, la propria vita, preziosa e unica, e tuttavia... Comincio a credere che un’esistenza qualunque, la più grigia, la più monotona, può estenuare l’uomo tanto da fargli desiderare, una volta invecchiato, il riposo.
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Un marito e una moglie non vedono i lineamenti l’uno dell’altro, non compiono quel lavoro mentale che consiste nel paragonare di continuo l’immagine rimasta nella memoria e quella che hanno davanti agli occhi in quel preciso momento. Guardano il sorriso e non il disegno della bocca, l’espressione e non la forma degli occhi, e questo per dieci, quindici anni... Poi, a un tratto, una sera, una sera come le altre, lui legge, lei cuce, e uno dei due alza gli occhi; l’altro, sentendo quello sguardo su di sé, forse domanderà: «Che c’è? Che hai?». Il primo risponderà: «Niente», oppure: «Ti amo», o ...more
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la scintilla del desiderio si era spenta, lasciandola stupita, calma e fredda; quei baci, quell’ebbrezza, quella parvenza di amore, tutto ciò che le era tanto piaciuto assumeva di colpo ai suoi occhi una colorazione sordida, appariva una povera cosa, priva di azzardo e di grandezza, un gioco alquanto spregevole, insomma, che poteva ancora stuzzicare i sensi, ma sotto sotto, furtivamente, e proprio per questo perdeva il suo potere.
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Si coricarono l’uno accanto all’altro, separati dalle loro speranze, dai loro rimpianti, dai loro sogni, ma uniti dal calore dei corpi, dal dolce torpore del sonno, due in ispirito, ma, già, una sola carne.
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Antoine aveva iniziato quella doppia vita che avrebbe condotto per anni: da una parte Evelyne, dall’altra Marianne e la famiglia. Le due vite non erano sullo stesso piano. Evelyne occupava il posto che la notte e i sogni occupano nell’esistenza di un malato,
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«Domani verrai. Anche se lui sta peggio, anche se muore... Giurami che domani verrai».
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mano a mano che si invecchia, e nonostante tutte le parvenze consolatorie di amore filiale e coniugale, si sa bene, lo si sa ogni giorno di più, che il dominio su quei cuori s’indebolisce, che non si è più amati, che si è compatiti, rispettati, sopportati, ma che la propria presenza,
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Quel che è certo, in ogni caso, è che una giovane donna come lei avrebbe bisogno di essere madre per dare uno scopo alla sua vita. Che cosa succederà, altrimenti? Lei si annoierà sempre di più.
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«Anch’io sono stata giovane... Anche a me sarebbe piaciuto vivere spensierata, ballare, essere corteggiata,» mormorò spingendo con forza l’ago come se lo infilzasse nel cuore di Solange «anche a me... Sarebbe troppo comodo sottrarsi agli obblighi, eludere i doveri... L’ho detto, a Gilbert: “Figlio mio, farai quello che vorrai,
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«Oh, si è parlato del più e del meno... Pare che il signor Antoine si sia molto affezionato alla famiglia della moglie, in particolare a una delle sorelle, la più giovane, e che li si veda molto spesso insieme...». «Ah, ecco di cosa si tratta!» pensò la signora Carmontel.
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Gli pareva che con l’età la somma dei doveri e delle responsabilità continuasse a crescere e finisse per opprimerlo in modo tale che lui stesso, Antoine, con i suoi desideri, le sue passioni, era soffocato da un altro Antoine, creato da tutto quello che esigevano da lui i parenti, i familiari, i rapporti di lavoro, la moglie e i due bambini che, così deboli ancora e già così ingombranti, invadenti, regnavano sulla sua esistenza e quella di Marianne con le loro malattie,
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«Non abbiamo avuto il tempo di parlare, finora, ma solo di fare l’amore». Gli prese la mano e la strinse affettuosamente: «Insomma, non ci mancava niente per essere felici insieme...».
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Ma io ho bisogno di respirare liberamente, di ridere, di vivere, di dimenticarti! Tu sì che mi dimentichi! Che ti piaccia o no, con tua moglie, i tuoi figli, al lavoro, ti liberi di me! Sai,» disse dolcemente «credo sia questa la forza del matrimonio in cui l’amore non ha, o non ha più, molto spazio. È che si cessa di pensare l’uno all’altro. Non si è più consapevoli dell’altro. Noi, invece, ne siamo consapevoli, dolorosamente, come di una ferita. E fa male»
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«Quando si è sposati, non ci si guarda più» mormorò lui. Evelyne sospirò: «Davvero? Dev’essere molto riposante...». «Che cosa vorresti fare allora?». «Semplicemente restarmene qui per cinque o sei giorni, da un’amica che ha una casa sulla costa di Grâce».
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E lui di questo aveva bisogno. Dell’immobilità, della pigrizia mentale, della profonda stanchezza che allontana le inquietudini, i ricordi, le immagini moleste e lascia campo libero solo a desideri pacati ed essenziali: la sete, il sonno.
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Il legame coniugale è tanto più forte quanto più si basa sull’ipocrisia, sulla costrizione. Due sposi, liberi l’uno verso l’altro, tolleranti, due sposi che si rifiutassero di rifugiarsi nel silenzio e nella menzogna, potrebbero essere due amanti, due ottimi amici,
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Il matrimonio non ha bisogno della persona reale, bensì dell’apparenza, della maschera. Marianne deve vedere in me il marito fedele, lavoratore, così come io devo vedere in lei la moglie perfetta.
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per vivere felici abbiamo bisogno di una parvenza di sicurezza. Abbiamo bisogno di creare noi stessi la nostra leggenda. E, piano piano, al di fuori di noi, essa si crea.
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Quello che tu vuoi, è di essere liberato dal desiderio che hai di me, e io, quello che voglio, è di essere liberata da ogni desiderio, e in più dalla vita. Ho amato solo te. Evelyne».
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ogni amore umano, per durare, dev’essere nutrito di passione; spenta la passione, cerca il suo alimento nelle parole dell’odio, nelle azioni ostili, in tutto ciò che è ancora movimento, calore, fiamma nel cuore dei due coniugi.
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Ogni coppia tende a creare ai propri occhi e a quelli degli altri una leggenda di fedeltà, di comprensione, di unione. Anche noi due! Una leggenda, una menzogna! Ci comprendiamo raramente. Non siamo più uniti. Non ci conosceremo mai.
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