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L’uomo non muore tutto d’un colpo. Molti anni prima dell’incidente o della malattia che gli saranno fatali, bisogna che egli si arrenda alla morte, che la riconosca, che l’accetti. È l’anima che, prima del corpo, deve morire, sciogliere a uno a uno tutti i legami terreni che ancora la trattengono, fare in sé il vuoto, il silenzio.
Gli anni di vita in comune avevano compiuto, quasi all’insaputa degli sposi, il loro lavoro segreto: di due esseri ne avevano fatto uno solo. Potevano scontrarsi, a tratti odiarsi, ma erano uno, come due fiumi che hanno mescolato il loro corso.
Del passato, dell’amore, niente restava, neanche il ricordo. A che pro rimpiangere, disperarsi, pensava Antoine, dal momento che nell’ora fatale sarebbe rimasto solo l’attaccamento a un oggetto, il desiderio di un bicchier d’acqua, di un ultimo raggio di sole sul muro di un ospedale, uno scialle di lana o la morbidezza di una stoffa a ramages che attenua il chiarore di una lampada?
Il giovane predilige la realtà; l’uomo maturo la subisce; e il vecchio, più saggio, la evita, ma invano, perché essa lo raggiunge allo scoccare dell’ultima ora.
questo mondo la sola felicità che conoscerò mai sarà il rigenerarmi, il rinascere».
Lo invidio. Quanto a me, il cammino che ho alle spalle mi appare già lungo, carico di ricordi».
La passione sembra un dono di Dio, “troppo bello per essere vero”. Si sente che Lui ce la concede solo per un certo tempo; una cosa così, invece, è tutta nostra... conquistata a fatica, accumulata lentamente, distillata come un miele. E un giorno ci toccherà abbandonarla, abbandonare anche questo. Che peccato...».

