Poirot a Styles Court
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Read between June 2 - June 4, 2024
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Il grande interesse suscitato nel pubblico da quello che a suo tempo fu battezzato “il caso Styles” è ormai scemato. Ciò nonostante, data la risonanza che ha avuto, sia il mio amico Poirot sia la famiglia interessata mi hanno pregato di scrivere il resoconto dell’intera vicenda. In questo modo si spera di mettere a tacere i pettegolezzi che ancora oggi capita di ascoltare. Prima di tutto parlerò di come mi trovai invischiato in questa storia. A causa di una ferita, ero stato rispedito a casa dal fronte e, dopo aver trascorso alcuni mesi di convalescenza in un tetro ospedale, stavo cercando di ...more
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«Dà troppo corda alla fantasia. La fantasia è un’ottima serva, ma una pessima padrona. La spiegazione più semplice quasi sempre si rivela esatta.»
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«L’istinto è una cosa meravigliosa» continuò Poirot. «Non può essere spiegato, né dev’essere ignorato.»
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Dopo un attimo di esitazione, mi rispose: «Forse perché voglio essere libera». Mentre pronunciava queste parole, ebbi una breve visione di ampi spazi, di tratti di foresta ancora vergine, di terre deserte. Per una donna come Mary Cavendish, quella doveva essere la libertà. Per un attimo la vidi com’era veramente: una donna orgogliosa, dalla natura selvaggia, non contagiata dalla civiltà, simile agli uccelli dei boschi.
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«No, sono assolutamente serio. Perché è in gioco una cosa della massima importanza.» «Cioè?» «La felicità di una donna, mon ami» rispose.
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«Sì, è una di quelle donne che mostrano il lato migliore del loro carattere nelle avversità. Le situazioni difficili ne acuiscono la dolcezza e la lealtà.
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Poirot diede un gran pugno sul tavolo, distruggendo così il suo capolavoro. «Il fatto è questo, mon ami: riesco a costruire castelli di sette piani, ma non riesco…» pugno «a trovare…» pugno «l’ultimo anello della catena.»
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Durante la scorsa guerra, nel 1916, ho lavorato nel dispensario del Red Cross Hospital di Torquay. E mentre lavoravo lì ho scritto il mio primo romanzo, Poirot a Styles Court.
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Era durante le ore di calma al dispensario, nel 1916, che mi venne l’idea di scrivere un giallo. Stimolata da ciò che mi circondava, la vicinanza dell’armadietto dei veleni, dell’Extra Pharmacopoeia di Martindale, di altri libri sui medicamenti e sui dosaggi che avevo recentemente letto con devota attenzione, l’unica difficoltà che ho trovato è stata la quantità imbarazzante di materiale tra cui scegliere. La vittima era stata già decisa. L’avevo ben chiara in mente: un’anziana signora orgogliosa della propria ricchezza circondata da parenti avidi che aspettavano solo la sua morte. Tra di loro ...more
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Rimane il fatto che il cliché supremo del giallo è il veleno che permette alla vittima di esalare una frase inutilmente criptica prima di spirare! E ora, mentre aspetto l’arrivo del prossimo paziente dell’ambulatorio, guardo sugli scaffali e scelgo il veleno per il nuovo libro. Cosa piacerebbe al mio vecchio amico, Hercule Poirot? Agatha Christie Londra 1941