C’era sempre qualcosa di freddo in Clarissa, pensò. Aveva sempre avuto, anche da ragazza, una sorta di timidezza, che con gli anni diventa convenzionalità, e allora è finita, è finita, pensò, fissando piuttosto cupamente le vitree profondità, e chiedendosi se facendole visita a quell’ora non l’avesse disturbata; all’improvviso sopraffatto dalla vergogna di essersi comportato da sciocco, di aver pianto, ceduto all’emozione, di averle raccontato tutto, come al solito, come al solito.

