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ecco ciò che lei amava: la vita, Londra, quel momento di giugno.
Si sentiva molto giovane, e nello stesso tempo indicibilmente vecchia. Affondava come una lama nelle cose, e tuttavia ne restava fuori, a osservare. Aveva la perpetua sensazione, anche mentre guardava i taxi, di essere altrove, altrove, in mare aperto e sola; la sensazione che fosse molto, molto pericoloso vivere anche un giorno soltanto.
che importanza aveva che lei dovesse ineluttabilmente cessare di esistere? Tutto questo sarebbe continuato senza di lei; le dispiaceva, forse?
Aveva la bizzarra sensazione di essere invisibile, non vista, non conosciuta; ormai non c’erano piú né matrimonio né figli, ma solo questa stupefacente e piuttosto solenne processione insieme a tutti gli altri, su per Bond Street, questo essere la signora Dalloway, neppure piú Clarissa, solo la moglie di Richard Dalloway.
le foglie essendo connesse con milioni di fibre al suo corpo, lí sulla panchina, gli facevano aria; quando il ramo si allungava, lui faceva altrettanto. I passeri che svolazzavano, librandosi e scendendo come zampilli, erano parte del disegno, bianco e blu listato di rami
Cosí in un giorno d’estate le onde si raccolgono, s’impennano e cadono; si raccolgono e cadono; e il mondo intero sembra dire «questo è tutto» sempre piú gravemente, finché anche il cuore nel corpo disteso al sole sulla spiaggia dice, Questo è tutto. Piú non temere, dice il cuore. Piú non temere, dice il cuore, affidando il suo fardello a qualche mare, che sospira per le infinite pene di tutti, e rinnova, ricomincia, raccoglie e lascia cadere. E il corpo soltanto presta orecchio all’ape che passa, all’onda che s’infrange, al cane che abbaia, in lontananza abbaia e abbaia.
C’era sempre qualcosa di freddo in Clarissa, pensò. Aveva sempre avuto, anche da ragazza, una sorta di timidezza, che con gli anni diventa convenzionalità, e allora è finita, è finita, pensò, fissando piuttosto cupamente le vitree profondità, e chiedendosi se facendole visita a quell’ora non l’avesse disturbata; all’improvviso sopraffatto dalla vergogna di essersi comportato da sciocco, di aver pianto, ceduto all’emozione, di averle raccontato tutto, come al solito, come al solito.
Clarissa mi ha rifiutato, pensò. Rimase lí fermo a pensare, Clarissa mi ha rifiutato.
Eppure il futuro della civiltà, pensava, è nelle mani di giovani cosí, di giovani com’era lui, trent’anni prima; con il loro amore dei principî astratti; che si fanno spedire libri da Londra fin su un picco dell’Himalaya, e studiano le scienze, studiano la filosofia. Il futuro è nelle mani di giovani cosí, pensava.
Ed era ridotto in briciole, il suo divertimento, perché era per metà inventato, lo sapeva benissimo; immaginaria, quell’avventura con la ragazza; inventata, come s’inventa la parte migliore della vita, pensò – inventando se stessi, inventando lei, inscenando uno squisito divertimento, e qualcosa di piú. Ma per quanto strano, era proprio vero, tutto ciò non lo si poteva condividere – andava in briciole.
Era il suo lato diabolico, quella freddezza, quella legnosità, qualcosa di molto profondo in lei, l’aveva percepito di nuovo parlandole quella mattina, una impenetrabilità. Eppure sa il cielo quanto l’amava. Aveva lo strano potere di farti vibrare i nervi, di ridurti i nervi a corde di violino, sí.
«Clarissa! – gridò. – Clarissa!» Ma lei non tornò indietro. Era finita. Lui partí quella sera stessa. Non la rivide piú.
Eppure, il sole era caldo. Eppure, le cose si superano. Eppure, la vita aveva un modo di sommare giorno a giorno. Eppure, pensò, sbadigliando e cominciando a guardarsi intorno – Regent’s Park era cambiato assai poco da quando era ragazzo, se non per gli scoiattoli –
Mai Londra gli era apparsa cosí incantevole – l’armonia degli spazi, la varietà, il rigoglio, la civiltà, dopo l’India, pensò, bighellonando sull’erba.
L’unico vantaggio dell’età, pensò Peter Walsh, uscendo da Regent’s Park con il cappello in mano, era appunto quello, che le passioni restano accese come sempre, ma si acquista – infine! – quella capacità che conferisce all’esistenza il sommo gusto – la capacità di reggere il timone dell’esperienza, facendolo ruotare, lentamente, verso la luce.
Era una terribile ammissione (si rimise in testa il cappello), ma ora, a cinquantatre anni, quasi non si aveva piú bisogno degli altri. La vita stessa, ogni attimo, ogni goccia di vita, lí, in quell’istante, adesso, al sole, a Regent’s Park, era abbastanza.
Ma le donne, pensò, chiudendo di scatto il coltellino, non sanno cosa sia la passione. Non sanno cosa significhi per gli uomini. Clarissa era fredda come un ghiacciolo.
Non si possono fare figli in un mondo come questo. Non si può perpetuare la sofferenza, o accrescere la specie di questi animali lussuriosi, che non sono capaci di durevoli sentimenti, ma solo di capricci e vanità che li trascinano ora da una parte, ora dall’altra.
C’è una dignità nelle persone, una solitudine; perfino tra marito e moglie un oceano, e va rispettato, pensò Clarissa, guardandolo mentre apriva la porta; e non vi si può rinunciare, né privarne, contro il suo volere, un marito, senza perdere la propria indipendenza, il rispetto di sé – cosa che, dopotutto, non ha prezzo.
Peter sempre innamorato, sempre innamorato della donna sbagliata? Che amore è, il tuo? avrebbe potuto domandargli. Già conoscendo la risposta, era la cosa piú importante del mondo e nessuna donna era in grado di capirlo. Benissimo.
«Le persone che amiamo di piú non ci sono d’aiuto quando siamo malati».
la vita gli era sempre sembrata un giardino sconosciuto, un labirinto di svolte e angoli, sorprendente,
la parte invisibile di noi, che si dispiega immensa, l’invisibile potrebbe sopravvivere, e ritrovarsi in qualche modo attaccato a questa o quella persona, o perfino infestare certi luoghi, dopo la morte. Chissà – chissà.
C’era qualcosa di insolito in lui, un lato indecifrabile. Forse perché era un amante dei libri – non c’era volta in cui venisse a trovarti e non prendesse in mano il libro posato sul tavolo (adesso stava leggendo, con i lacci delle scarpe che penzolavano sul pavimento); o perché era un gentiluomo, lo si vedeva dal rapido colpetto con cui svuotava il fornello della pipa, e naturalmente dai suoi modi con le donne.
Perché questa è la verità sulla nostra anima, pensava, sul nostro sé, che al pari di un pesce abita mari profondi e nuota nelle tenebre insinuandosi tra i fusti di alghe gigantesche, in spazi di luce tremula e poi via, s’immerge di nuovo nel buio, nel freddo, nel profondo, nell’imperscrutabile; all’improvviso schizza in superficie e s’intrattiene sulle onde increspate dal vento; ha cioè un concreto bisogno di ripulirsi, scrostarsi, lustrarsi, conversando. Cosa intendeva fare il governo – Richard Dalloway ne era senz’altro informato – con l’India?
Clarissa aveva sempre amato la mondanità.
quel giovanotto veramente in gamba che avrebbe potuto farsi un nome e invece no (sempre nei pasticci con le donne),
Perché era arrivata a pensare che l’unica cosa che vale la pena di dire è ciò che si sente. L’intelligenza era una sciocchezza. Bisogna dire soltanto ciò che si sente.
Che importanza ha il cervello, – disse Lady Rosseter alzandosi, – paragonato al cuore?
Cos’è questo terrore? Cos’è quest’estasi? pensò tra sé. Cos’è che mi riempie di straordinaria emozione? È Clarissa, disse. Perché lei era

