Trilogia della città di K. in Reading Challenges

Jul 30, 2011 Noce rated it liked it

Tema: leggere seduti su un porcospino. Svolgimento: Trilogia della città di K

Prima parte: la bozza di un racconto di Lovecraft.
Seconda parte: la saga familiare dal punto di vista di un cuore infartato.
Terza parte: la versione figa de “La solitudine dei numeri primi”, così come Giordano l’avrebbe voluta scrivere, ma dopo il titolo non è riuscito ad andare avanti.

Potrei aver detto tutto già così, ma siccome sto bevendo il caffè in santa pace, ed è Domenica, e ho poco da fare, mi dilungherò olt Tema: leggere seduti su un porcospino. Svolgimento: Trilogia della città di K

Prima parte: la bozza di un racconto di Lovecraft.
Seconda parte: la saga familiare dal punto di vista di un cuore infartato.
Terza parte: la versione figa de “La solitudine dei numeri primi”, così come Giordano l’avrebbe voluta scrivere, ma dopo il titolo non è riuscito ad andare avanti.

Potrei aver detto tutto già così, ma siccome sto bevendo il caffè in santa pace, ed è Domenica, e ho poco da fare, mi dilungherò oltre il necessario.

Se io oppure voi che avete già letto questo libro, lo dovessimo raccontare a qualcuno, anche senza essere dei “fini dicitori” faremmo un figurone.

Chi ci ascolta starebbe già pensando alla libreria più vicina per andarlo ad acquistare.
Ma il punto è proprio questo.
Un conto è raccontare la storia, un conto è leggerla.

E’ come se io vi dicessi che ogni alla mattina alla radio fanno un programma bellissimo. Così voi incuriositi, la mattina dopo accendete la radio, ma siccome abitate tra due grattacieli, vi tocca ascoltare tutta la trasmissione con la voce che viene e che va, o con un “Bzzzzzzzzzzzzzzzz” disturbante di sottofondo. La trasmissione riuscite ad ascoltarla lo stesso, ma non ve la godete perché disturbata.

La trilogia della città di K è la stessa cosa. Ve la godete di più, una volta chiuso il libro, e ripensandoci col senno di poi, oppure sentendo la vostra voce mentre la raccontate a qualcun altro.
In fondo quel disturbo di fondo che caratterizza il libro, è la caratteristica che fa di voi dei semplici narratori, e Agota Kristof una grande scrittrice. ( pace all’anima sua, che mi è morta proprio il giorno che avevo preso il libro o _O)

Purtroppo, se da una parte ne riconosco i grandi pregi, la prosa severa, il distacco da reporter con cui descrive le atrocità della guerra, la sovversione del concetto di bene e di male, dall’altra non riesco a osannare questo romanzo come tanti di voi, sarà superficialità? Eccessiva sensibilità a certi temi? O forse sarà semplicemente che a me piace leggere stando sul letto a pancia in giù, coi piedini incrociati, e non stando seduta su un porcospino? Fate voi, anzi! Leggete voi, e dopo raccontatevela a mente di nuovo, rimarrà quella solitudine che forse la Kristof voleva trasmettere, o il malessere fisico che si deposita irrimediabilmente sulla psiche di chi ha vissuto una guerra.

A proposito, ma solo io ho notato che Lucas è l’anagramma di Claus??

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May 08, 2011 Patryx rated it really liked it · review of another edition

Shelves: contemporanei, narrativa-ungheria

Trilogia della città di Kristoff

Tre storie, ognuna delle quali contiene le altre : tre matrioske per cercare di comprendere la storia di due gemelli, la cui vita viene travolta dallo scoppio della guerra.
Non ha importanza sapere né in quale città si svolge la vicenda né di quale guerra si tratti, in fondo tutte le guerre sono uguali e tutte le città bombardate si somigliano.
Una vicenda così intricata, a tratti onirica e pregna di risonanze emotive che offre a ciascun lettore la possibilità Trilogia della città di Kristoff

Tre storie, ognuna delle quali contiene le altre : tre matrioske per cercare di comprendere la storia di due gemelli, la cui vita viene travolta dallo scoppio della guerra.
Non ha importanza sapere né in quale città si svolge la vicenda né di quale guerra si tratti, in fondo tutte le guerre sono uguali e tutte le città bombardate si somigliano.
Una vicenda così intricata, a tratti onirica e pregna di risonanze emotive che offre a ciascun lettore la possibilità di proporre la propria interpretazione senza il rischio di essere smentito. Quindi anch’io mi lancio in una serie di interpretazioni abbastanza azzardate sulla scia delle impressioni suscitate dalla lettura di questo romanzo.
Per me la Trilogia è il modo in cui Àgota Kristoff racconta, in forma traslata (come si addice a un romanzo), la sua tragedia di profuga e nella descrizione dei personaggi percepisco il suo dolore per aver dovuto abbandonare non solo la Patria ma anche la sua lingua madre (i suoi scritti sono tutti in francese.) La Kristoff racconta di non aver mai perdonato il marito per aver deciso di fuggire dall’Ungheria verso la Svizzera in seguito all’invasione russa nel 1956. A causa di questa scelta, la Kristoff si è trovata costretta a usare il francese per le sue opere: se avesse scritto in ungherese, non avrebbe avuto grandi possibilità di trovare un editore.
Leggendo le tre vicende di cui si compone la Trilogia mi tornavano spesso alla mente le parole dell’autrice che, in diverse interviste, racconta la sua vicenda personale di profuga e di scrittrice, l’urgenza di scrivere i suoi pensieri e i suoi sentimenti.
Sono così giunta alla conclusione (indebita) che la “K.” del titolo si riferisca proprio a lei, Àgota Kristoff, il “seme” delle matrioske dal quale prende origine l’intera vicenda della Trilogia. Si tratta (ne sono ben consapevole) di conclusioni non falsificabili, ma cercare i punti di contatto tra il libro e l’autore è un’attività che mi appassiona!

La mia inferenza si basa essenzialmente su due “fatti”.
1) La maggior parte dei protagonisti principali si trovano lontano dalla loro terra (a volte un’altra città a volte un altro stato) e anelano tornarvi, ma non possono. Le motivazioni sono varie ma in fondo sanno che tornare significa affrontare il loro passato fatto di persone e relazioni da cui si sono dovuti allontanare per poter sopravvivere.
2) Quasi tutti i personaggi ricorrono allo scrivere, al narrare per sfuggire all’infelicità della loro vita. Scrivono storie deliranti per ricostruire la loro storia, quella vera di cui rimangono solo flebili tracce nella memoria. Scrivono per portare a compimento l’opera della loro vita, quel grande capolavoro che li riscatterà da una vita di miseria e umiliazione ma che sarà poi la causa della perdizione. Scrivono, riempiono pagine su pagine per alleviare la tristezza dell’abbandono e la consapevolezza che la felicità non fa per loro. Scrivono fatti come il più scrupoloso dei comportamentisti o scrivono poesie non potendo condividere con alcuno la loro angoscia.

Su questo libro si potrebbe scrivere molto di più, anche perché si tratta di una quelle opere controverse su cui si leggono opinioni diverse, anche molto distanti tra loro. E poi c’è il finale su cui si potrebbe discutere per ore, ma in genere io mi appassiono più al percorso che conduce verso la conclusione piuttosto che alla conclusione in se stessa (lieta, triste, originale o insignificante che sia). La conclusione deve essere coerente con l’intera impalcatura della trama e, per me, quella della Trilogia lo è. Mi basta.
La Trilogia della città K. è un libro che va letto per intero prima di prendere una posizione: la freddezza della prima parte si attenua nelle altre due e man mano acquista una maggiore morbidezza, che però lascia un segno più profondo della brutalità dei fatti descritti nella prima parte.
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Mar 09, 2013 Rainb0warri0r rated it it was amazing

Shelves: strano-forte, scorrete-lacrime, preferiti, sfida-mondo, sfida-compleanno, ungheresi

"Le parole che definiscono i sentimenti sono molto vaghe, è meglio evitare il loro impiego e attenersi alla descrizione degli oggetti, degli esseri umani e di se stessi, vale a dire alla descrizione fedele dei fatti".

Scrivere una recensione su questo romanzo, o questa trilogia di romanzi, a seconda di come la si voglia intendere, non sarà facile: fosse solo per una scrittura minimale e una trama che pur ridotta all'osso si offre al lettore in un irruente metamorfismo che di volta in volta riscri "Le parole che definiscono i sentimenti sono molto vaghe, è meglio evitare il loro impiego e attenersi alla descrizione degli oggetti, degli esseri umani e di se stessi, vale a dire alla descrizione fedele dei fatti".

Scrivere una recensione su questo romanzo, o questa trilogia di romanzi, a seconda di come la si voglia intendere, non sarà facile: fosse solo per una scrittura minimale e una trama che pur ridotta all'osso si offre al lettore in un irruente metamorfismo che di volta in volta riscrive - letteralmente - la realtà.
Per fortuna, in mio soccorso giunge la Kristof stessa, con quel passo sopracitato che, buttato lì, a caso, non riesce tuttavia a sfuggire all'occhio attento e si rivela chiave crittografica di tutta l'opera. Lo stile della Kristof, che pure ricorda un certo gusto postcontemporaneo, soprattutto statunitense, sorprendentemente si presenta a sostegno di una storia ferocemente intima, psicologica, che continua, anche a livello stilistico, appunto, l'opera di inganno del lettore che accompagna tutta la lettura; quel che pare una storia di miseria e di guerra, di perdita e di dolore, è in realtà la storia di una solitudine che scardina la realtà, che trova nella funzione della scrittura il potere per eccellenza. L'abilità magistrale dell'autrice emerge nella precisa volontà di creare e suscitare sentimenti senza tuttavia nemmeno nominarli: e non si può che lodare chi, limitandosi alle cose, finisce col dare voce all'irrazionale, ai sentimenti umani. E' questo il potere più autentico della scrittura: una implacabile e infallibile trasfigurazione. E nel far ciò la Trilogia della città di K. ci regala la più magnifica santificazione della scrittura, la scrittura come il più nobile atto di finzione, di manipolazione della realtà.
Così, di volta in volta, la realtà muta sotto i colpi della penna: ora è la storia di un'infanzia mutilata che inventa un mondo pur di sottrarsi a un altro, ora è la storia di una solitudine che vuole urlare se stessa a qualcun altro; ora è la storia del più grande capolavoro taciuto e sconosciuto, o la storia di una guerra che cancella per sempre la realtà così come conosciuta; è, soprattutto, la storia di una fuga, di un'attesa, della necessità di un ritorno. Non è tutto questo, forse, vivere? ...more

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Apr 07, 2020 Silvia rated it it was amazing

Incredibile: crudo, doloroso, intenso.
Tre parti ben distinte per stile e sensazioni. La prima ti avvolge, ti cattura con le sue frasi brevi la narrazione secca e senza filtri. La seconda ha meno spigoli e una sofferenza più sorda. La terza... (view spoiler)
Dritto dritto nella mia personale top ten. ...more

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Jan 23, 2012 Alessandro rated it it was amazing

“Incitando il cavallo, Joseph grida: - Stia attento, Lucas! L'amore a volte è mortale.”

A volte è mortale, è vero, in tempi di guerra lo è spesso, qui in questo libro lo è sempre; tanto da far rabbia. Quella rabbia salata che scende giù dagli occhi. E tu, lettore imbattutoti in tutto questo, sei costretto a piangere nel ritmo lento delle tristi emozioni. Declinate una per una, pagina dopo pagina. Scandite dal tempo degli anni che passano per i due gemelli protagonisti: Lucas e Claus. Sempre pront “Incitando il cavallo, Joseph grida: - Stia attento, Lucas! L'amore a volte è mortale.”

A volte è mortale, è vero, in tempi di guerra lo è spesso, qui in questo libro lo è sempre; tanto da far rabbia. Quella rabbia salata che scende giù dagli occhi. E tu, lettore imbattutoti in tutto questo, sei costretto a piangere nel ritmo lento delle tristi emozioni. Declinate una per una, pagina dopo pagina. Scandite dal tempo degli anni che passano per i due gemelli protagonisti: Lucas e Claus. Sempre pronti ad affrontare le prove che la vita ha messo loro d’avanti, e addirittura così arditi da autoinfliggersene di nuove per trovarsi pronti un giorno qualora se ne presentasse la sfida. Così li vedi picchiarsi tra di loro, come esercizio di irrobustimento del corpo. Oppure li vedi sdraiati a terra, uno accanto all’altro indifferenti a tutto, muti, per un giorno intero. Un altro giorno digiunano. E poi rubano. Si esercitano alla crudeltà, e studiano, studiano tantissimo, sfruttano la loro grandissima intelligenza. Suonano, ballano, recitano e si guadagnano da vivere, guadagnano i soldi che la “Nonna” cattiva non vuol dar loro. Soldi che spenderanno in cartolibreria, per acquistare grandi quaderni e matite, per scrivere tutto, ma proprio tutto…

Potrebbe già essere questa una storia singolare, eppure è qualcosa di molto più, perché vissuta in uno sfondo di guerra e miseria. Dove quello che ti immagini assieme al rosso dolore è un grigio cupo, del cielo, della terra, e dei corpi sporchi. Gente invalida errante, bambini abbandonati, donne esasperate e violentate dai soldati, dalla vita. Gente privata di uomini sani, perfetti per impugnare un’arma, perfetti per morire oltre la frontiera, solcata da mine esplose. In questa moltitudine di storie e di separazioni, o provvedi a te stesso o lentamente muori.

Io fortunatamente vivo, e tutto sommato vivo bene. Non sono ancora in guerra, non sono neanche misero, ed ho avuto la possibilità di leggere, senza essermelo guadagnato. Sono nato così, possedendo il diritto alla lettura, assieme a tutti gli altri diritti. Ho potuto leggere questo libro centellinandolo, perché di tempo ne avevo per assaporarne la sua bellezza. Perché di tempo ne avevo per sorridere o piangere, per stupirmi o pormi innumerevoli domande. Certo, potevo anche leggerlo in uno o due giorni, il libro lo permetteva. Quel linguaggio diretto, secco, perforante, si faceva leggere velocemente. Ma che senso ha leggere un libro di questi con frenesia? Avendone la possibilità, come davanti ad una zuppa di legumi, l’ho gustato di cucchiaio in cucchiaio.

Io tutto questo, loro tutto il resto. Lucas, Claus e tutti gli altri.
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Dec 24, 2016 Carlotta* rated it really liked it · review of another edition

Scorrevolissimo ma complesso e stratificato.
In una parola, micidiale.

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Mar 15, 2024 Linda B. rated it liked it

Shelves: autore-straniero, casi-umani, storia-contemporanea, ebook-scambiabili, letture-2024

sarò sincera: devo ancora metabolizzare questa trilogia.
La storia è veramente cruda, diretta, spiazzante e molto dark.
Il primo dei tre libri mi ha totalmente confusa e spiazzata.
Però ecco, tutto questo entusiasmo generale io nella lettura dei tre libri non l'ho percepita.
Non sono forse riuscita a cogliere l'essenza della storia nella sua integralità.

Più di tre stelle non riesco a dare.

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Nov 11, 2010 Mara rated it it was amazing

Shelves: narrativa, tedesca-esteuropea

Un libro bellissimo e sconvolgente sulla verità nascosta dentro ogni finzione . E’ molto particolare , diverso dagli schemi narrativi canonici : e’ semplice nella pura descrizione degli eventi e complesso nella trama a specchio : tutto sembra vero e niente lo e'. Da leggere e rileggere . ...more

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