Ogni mattina a Jenin in Reading Challenges

Oct 26, 2019 Shahrazad rated it really liked it · review of another edition

‘A foreclosed story swindled by fate but gathered in that moment to demand to be told. ‘.....The moment a Palestinian activist decides to tell her people’s story she can only do it with extreme emotions and the result is heart wrecking.....a homeland spilled on paper with all its messiness.

Where to start with this book, I started off hating it . In the first third of the book the writing varied , the editing was awful, the nakba and naksa were not given justice and the random use of Arabic word ...more

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Mar 13, 2025 Roberta rated it it was amazing

"Nel maggio del 1948 gli inglesi lasciarono la Palestina e i profughi ebrei che vi erano entrati a frotte si autoproclamarono stato ebraico, cambiando il nome del paese da Palestina a Israele."

"Nell’aprile del 1982, le Nazioni Unite avevano registrato 2125 violazioni israeliane dello spazio aereo libanese e 652 violazioni delle acque territoriali libanesi. Israele ammassò venticinquemila soldati lungo il confine e continuò illegalmente a eseguire manovre provocatorie verso il sud del Libano. L’ "Nel maggio del 1948 gli inglesi lasciarono la Palestina e i profughi ebrei che vi erano entrati a frotte si autoproclamarono stato ebraico, cambiando il nome del paese da Palestina a Israele."

"Nell’aprile del 1982, le Nazioni Unite avevano registrato 2125 violazioni israeliane dello spazio aereo libanese e 652 violazioni delle acque territoriali libanesi. Israele ammassò venticinquemila soldati lungo il confine e continuò illegalmente a eseguire manovre provocatorie verso il sud del Libano. L’Olp si trattenne dal compiere ritorsioni e lo stesso fece il governo libanese. Ma Yussef aveva già capito che Israele avrebbe trovato un motivo per invadere, indipendentemente dalla reazione dell’Olp."

“Ciò che trovammo dentro al campo palestinese di Shatila alle dieci di mattina del 18 settembre 1982 era inenarrabile o, al limite, lo si sarebbe potuto esporre nella fredda prosa del linguaggio medico.[...] Ma queste persone, a centinaia, erano state ammazzate anche se erano disarmate. Si trattava di una carneficina, di un incidente – com’era facile usare il termine ‘incidente’ in Libano – che era anche un’atrocità. Andava al di là di ciò che gli israeliani in altre circostanze avrebbero chiamato atrocità terroristica. Era un crimine di guerra."

Cercare di spiegare, commentare o recensire questo libro è difficile.
Dico solo che va letto, per aprire gli occhi (NON è iniziato il 7 ottobre, tanto per dirne una) e per avere anche solo una minima idea di cosa possa significare essere espropriati e cacciati dalle proprie case e dalla propria terra dall'oggi al domani. Il tutto peggiorato dal fatto che chi lo fa ha vissuto sulla propria pelle la stessa identica cosa.

"Jolanta era stata una diciassettenne fragile e impaurita quando gli Alleati avevano liberato il suo campo di concentramento. Tutta la sua famiglia era stata sterminata durante l’Olocausto. Ironicamente, ed era un’ironia che mi artigliava la mente, anche la vera madre di David, mia madre, era sopravvissuta a una carneficina che le aveva decimato la famiglia. Se non che quest’ultima era avvenuta a causa del primo, portando alla luce l’inesorabile verità che i palestinesi avevano pagato il prezzo dell’Olocausto ebreo. Gli ebrei avevano ucciso la famiglia di mia madre perché i tedeschi avevano ucciso quella di Jolanta."

Mi ha devastato pensare a quante famiglie sono state letteralmente spazzate via, proprio come quella di Amal.
Quanti bambini palestinesi sono stati strappati dalle braccia delle loro madri, per essere cresciuti come ebrei nel migliore dei casi, o essere torturati e uccisi, nel peggiore?

Quanti Yussef sono impazziti dal dolore per l'omicidio della moglie incinta e della figlia di quattro anni, colte alla sprovvista nelle loro baracche del campo profughi? Quanti Yussef, folli di disperazione, hanno deciso di vendicarsi entrando a far parte di gruppi di resistenza radicali?

"Perché un uomo non poteva camminare sulla sua proprietà, andare alla tomba di sua moglie, mangiare i frutti del lavoro di quaranta generazioni di antenati, senza pagare con la vita?" ...more

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Aug 12, 2016 Pitichi rated it it was amazing

Un'avventura sradicata

Ho letto Ogni mattina a Jenin tutto d'un fiato: non solo è una storia appassionante e piena di poesia, ma soprattutto è un documento storico, per quanto romanzato, indispensabile per far luce sui conflitti israelo-palestinesi a partire dagli anni Quaranta.
Pensavo di conoscere la Storia, invece ancora una volta sono rimasta sconcertata da quanto ignoravo e, soprattutto, da come le notizie possono essere distorte dai vincitori.
Susan Abulhawa racconta la vicenda semi-autobiogr ...more

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Aug 26, 2013 Cris rated it it was amazing

Un libro bellissimo che non si lascia andare ad inutili sentimentalismi, lucido e al contempo profondo e sufficientemente romanzato.
Ha avuto il grande merito di farmi approfondire alcuni temi relativi al conflitto in Palestina e Israele.

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May 20, 2012 Cloudbuster rated it it was amazing

Shelves: ebook, medio-oriente

C'è poco da elucubrare su un libro come questo. E' una storia che colpisce nel profondo, commuove, e indigna. Una storia che sarà difficile dimenticare.

Il libro racconta sessant'anni di storia della famiglia palestinese Abulheja. Le vicende familiari sono strettamente intrecciate con le vicende del conflitto israelo-palestinese. La scrittrice è palestinese e chiaramente la sua è una visione di parte, assolutamente pro-palestinese, ma il punto fondamentale non è se la sua ricostruzione sia comple ...more

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