The Grapes of Wrath in Reading Challenges

Feb 01, 2016 Lupurk rated it it was amazing · review of another edition

Shelves: ebook, biblioteca, 2016

Un romanzo indimenticabile. Mi ci è voluto un po', perché ho voluto assaporarmelo bene e perché, nonostante la narrazione sia molto scorrevole e interessante, non è un libro facile da digerire. In alcuni momenti ho avuto anche la tentazione di mollare, ma sono contenta di non averlo fatto, perché è un libro che davvero merita di essere letto. Prima o poi penso che lo riprenderò in mano in versione originale, visto che ho letto la vecchia traduzione, che a quanto pare lascia molto a desiderare.
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Apr 07, 2014 Rainb0warri0r rated it it was amazing · review of another edition

Shelves: statunitensi, classici, sfida-classici, sfida-mattonazzi, sfida-nobel

Come fai a spaventare un uomo quando quello che lo tormenta non è fame nella sua pancia ma fame nella pancia dei suoi figli?

Dalle miserabili profondità del mio banale cinismo, ho iniziato questo libro aspettandomi "un polpettone-lagna sulle pessime condizioni di vita dell'America rurale della Grande Depressione". Pagina dopo pagina, grazie anche a questa necessaria nuova traduzione integrale, sono andato scoprendo il gioco perverso della censura, che ne aveva fatto un testo propagandisticamente Come fai a spaventare un uomo quando quello che lo tormenta non è fame nella sua pancia ma fame nella pancia dei suoi figli?

Dalle miserabili profondità del mio banale cinismo, ho iniziato questo libro aspettandomi "un polpettone-lagna sulle pessime condizioni di vita dell'America rurale della Grande Depressione". Pagina dopo pagina, grazie anche a questa necessaria nuova traduzione integrale, sono andato scoprendo il gioco perverso della censura, che ne aveva fatto un testo propagandisticamente di denuncia; dell'opinione di massa, che ne aveva fatto un testo pomposamente tronfio della propria impalcatura di scenografia, mimesi letteraria e coinvolgimento emotivo; dello stesso Steinbeck, che osò concepire un testo straordinariamente stratificato, che sviasse sistematicamente i lettori dai suoi più oscuri e profondi nuclei di pensiero. Ed è così che ho scoperto un capolavoro della letteratura mondiale, l'indomabile Spirito Americano (imbevutosi del multiforme spirito rivoluzionario europeo, tra rivoluzione francese e marxismo) e una scrittura orgogliosamente da Nobel.
Nella lunga epopea dei Joad, scacciati dalla loro terra dall'avvento delle macchine e in cerca di una terra promessa che è solo uno specchietto per allodole, si scorge l'epos del viaggio che scolpisce la vita umana nel suo incessabile divenire e, forse un po' pessimisticamente, la condanna nella sua inevitabile ciclicità: quando i Joad arrivano al termine del loro cammino sembrano in realtà esser tornati al principio, con alle spalle una sola scia di sangue e lutti.
Impagabile è il lavoro compiuto da Steinbeck sulla vicenda dei Joad, un capolavoro di mimesi letteraria e linguistica. Ma la vera cifra del talento di Steinbeck e della sua profondissima umanità non mi sembra tanto la vicenda della famiglia Joad quanto piuttosto l'intrusione di quei capitoletti eufemisticamente chiamati "didascalici" e che in verità si rivelano densi di carica riflessiva e di livelli di lettura. In questi movimenti di camera Steinbeck dà vita all'America tutta, in una interessante sperimentazione stilistica che un po' ricorda Faulkner, ma soprattutto compone un quadro tematico che mescola marxismo e lotta di classe, il confronto tra natura e macchina come declinazione dei conflitti interni all'umanità (uomo "naturale" e uomo "artificiale"), per non parlare degli aspetti più squisitamente filosofico-religiosi.
L'opera di Steinbeck attraversa il tempo e lo spazio e incombe oggi come non mai su di noi, con la stessa agghiacciante presenza di un profeta che annuncia l'inesorabile ripetersi della Storia. ...more

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Nov 05, 2010 Felixthecat_974 rated it it was amazing · review of another edition

Shelves: narrativa-straniera, romanzo, bompiani

Il grande narratore e poeta statunitense Charles Bukowski ha scritto: “Non esiste l’America. E’ un nome che si dà a un’idea astratta”.
E’ vero. L’America non è fatta dai grattacieli e dai fast food, dalle metropoli e dai borghi desolati. L’America non è la sua popolazione in continuo mutamento e in costante contrasto. L’America non è il mondo di cartapesta di Hollywood o i sobborghi malfamati di Los Angeles. L’America è un’idea. E’ la nuova frontiera da oltrepassare. Un sogno da realizzare. Il g Il grande narratore e poeta statunitense Charles Bukowski ha scritto: “Non esiste l’America. E’ un nome che si dà a un’idea astratta”.
E’ vero. L’America non è fatta dai grattacieli e dai fast food, dalle metropoli e dai borghi desolati. L’America non è la sua popolazione in continuo mutamento e in costante contrasto. L’America non è il mondo di cartapesta di Hollywood o i sobborghi malfamati di Los Angeles. L’America è un’idea. E’ la nuova frontiera da oltrepassare. Un sogno da realizzare. Il grande sogno americano di una vita migliore. Lo stesso rilanciato dal presidente Kennedy che ne è stato emblema e vittima.

Steinbeck ci parla del sogno di una vita migliore, della speranza di abbandonare la propria esistenza miserabile per trovare un lavoro, per guadagnare nuovamente la condizione di esseri umani, per ritrovare quel rispetto che la miseria ha strappato via.

Nonostante la sua drammaticità e crudezza, “Furore” è un romanzo di speranza, la stessa che ha animato il New Deal roosveltiano e che ha permesso all’economia statunitense di risollevarsi dalla tremenda crisi economica del 1929. Le vicende narrate dall’autore si svolgono proprio a cavallo della Grande Depressione, e raccontano in particolare della famiglia Joad, costretti ad abbandonare la propria terra in Oklahoma per raggiungere la California, attirati dalla speranza di una vita quantomeno dignitosa.
Arrivati dopo un viaggio infernale in California, però, i Joad si accorgono che quella non è la terra promessa che speravano di trovare. Ogni giorno devono confrontarsi con migliaia di profughi che, come loro, hanno lasciato le proprie case nella speranza di trovare una sistemazione migliore. La famiglia è quindi costretta ad accontentarsi di quel poco che trova, ripiombando in una condizione di povertà ancora peggiore di quella lasciata nella terra di origine.

Tutto sembra essere avverso ai Joad: la famiglia si disgrega e i pochi superstiti sembrano soccombere alla fatalità del destino. Steinbeck, comunque, ci suggerisce che non tutto è perduto e nella scena di chiusura del romanzo, pur nella drammaticità degli eventi, ci ricorda che la speranza per un futuro migliore è sempre insita nel cuore degli uomini. ...more

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