Sheykh Qaradawi a Tahrir
Torna dopo trent'anni d'esilio, e subito parla alla folla riunita a piazza Tahrir al Cairo, nella cosiddetta marcia della vittoria. Sheykh Yussuf al Qaradawi fa il suo rientro pressoché trionfale in Egitto, ma cerca di mantenere un linguaggio che salvaguarda il senso della rivoluzione del 25 gennaio. Unità. Ricorda più volte, stamattina, di fronte a una piazza Tahrir gremita come lo era stata la settimana scorsa, il popolo egiziano unito in tutte le sue diversità, musulmani e cristiani insieme, ricorda le forze armate, i ragazzi, e persino Tareq al Bishri, designato come capo del comitato che si occuperà delle necessarie riforme costituzionali. Al Jazeera araba, com'era prevedibile, ha fatto la diretta da Tahrir.
Il rientro di sheykh Yussuf al Qaradawi ha suscitato e susciterà ancora polemiche e critiche. Lontano dall'Egitto per trent'anni, conosciuto come il Global Sheykh o come lo sheykh di Al Jazeera, Qaradawi ha indubbiamente un'influenza forte non solo su quella maggioranza silenziosa e conformista egiziana, ma in generale su quell'islam politico centrista che è stato la vera novità degli ultimi dieci anni. Controverso come studioso e come predicatore, Qaradawi non è formalmente un Fratello Musulmano. Come tale, però, viene dipinto soprattutto dall'area neocon, che non tiene conto di una complessità dell'islam politico che va oltre i confini egiziani.
Nonostante questo rientro che può ricordare il 1979 iraniano, Qaradawi non è Khomeini. Non solo perché non è sciita e, anzi, nel 2008 è stato al centro di uno scontro a distanza con lo sciismo. Non solo perché al sunnismo manca quella gerarchia del clero che è la fondamentale differenza con il percorso della rivoluzione iraniana del 1979. Ma anche perché l'islam politico egiziano non è per niente omogeneo, e anzi molto probabilmente renderà evidenti le sue divisioni interne soprattutto dopo la rivoluzione del 25 gennaio. Qaradawi, insomma, è diverso da Tareq al Bishri, così come è diverso da una leadership dei Fratelli Musulmani che ha già mostrato diverse anime.
Sull'argomento, per chi volesse leggersi qualcosa di più approfondito, c'è qualche pagina sui teorici islamisti nel libro di Bruce K. Rutheford, Egypt After Mubarak, Princeton & Oxford 2008. Non che si debbano sposare le sue posizioni (Steven Cook le ha per esempio contestate su Foreign Affairs), ma – insomma – la lettura è interessante.


