DONNE DISCRIMINATE IN VITA E NELLA MORTE

afghan_woman_2_615x340Ci sono paesi che spazzano via vite a sassate. Niente amore, nessuna dignità. Nessuna umanità e nessun Dio.
Sono tanti i diritti negati con una condanna di lapidazione per adulterio, e si riassumono nel diritto a esistere. Cancellare l’esistenza di una persona, spazzarla via a sassate.


È successo ancora, poco meno di un mese fa, in Afghanistan. Rokhsahana aveva tra i 19 e i 21 anni. L’età precisa non si conosce e non conta per chi ne ha decretato la condanna. Ciò che conta è che Rokhsahana era stata destinata in sposa ad un uomo molto più grande di lei, ma aveva preferito fuggire con il ragazzo che amava. Una fuga durata pochissimo. In meno di una settimana i talebani l’hanno raggiunta, punita e condannata. In mezzo al deserto. In una buca polverosa. Prima la pietra scagliata da un uomo, poi da un altro e altri ancora. Tutto viene ripreso da una videocamera. Trenta agghiaccianti secondi per annientare un’esistenza. Un video che viene caricato sui social network, perché sia dimostrazione di potenza e dia la cifra dell’ira spostata che si riversa contro chi trasgredisce le regole.


E poi c’è un’altra storia, quella di una donna sposata di 45 anni. Lavora come domestica a Riyad, in Arabia Saudita. È partita dallo Sri Lanka, come molti altri connazionali, per garantirsi un impiego. Qui si è innamorata di un connazionale, celibe. La loro storia clandestina è uno scempio sociale.


Secondo la Sharia sono entrambi colpevoli, ma non allo stesso modo. Per lei, la pena è la condanna a morte. Per lui cento frustate. La condanna non è ancora stata eseguita. Le autorità dello Sri Lanka si stanno attivando per fermare l’esecuzione e garantire la difesa dei diritti umani per i propri cittadini. Sono molte le donne e gli uomini stranieri che cercano fortuna in Arabia Saudita e si ritrovano in carcere per reati minori, talvolta per reati che non sono affatto reati. Sono considerati estranei alla società saudita e una volta dietro le sbarre, sono detenuti di terza classe. Dallo scorso agosto la domestica cingalese è in carcere. Attende di conoscere il proprio destino.


Rokhsahana, invece, non ha avuto il tempo di comprendere che essere una donna che vive e ama era già una colpa. Le donne: discriminate in vita e discriminate anche nella morte.
 




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Published on December 02, 2015 02:39
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