Mostra e dimostra: Dalì

Faccio quella che si dice una "doverosa premessa". Non conosco praticamente nulla di quello che non riguarda direttamente pochi argomenti ben connessi al mio lavoro: giallo, cucina, horror, omicidi, autopsie, cinema, televisione e fumetto. Non guido la macchina, non pratico sport e non li seguo. Ho imparato da poco che cos'è il fuorigioco, so vagamente in confini italiani, e per quanto mi ricordi l'anniversario della Liberazione e delle stragi di stato, fatico a collocare le Cinque giornate e le Guerre puniche. Riesco a citare qualche passo del Capitale, ma ho dimenticato quasi tutti gli studi economia e di sociologia, a parte Weber e Goffman. Insomma, sono ignorante come una capra.


In special modo non so nulla di arte. La storia dell'Arte l'ho fatta solo alle medie, e quando ti mancano le basi hai voglia a darti da fare. Le basi continuano a mancarti. Come tutti gli ignoranti che si vergognano di esserlo, ho cercato di compensare. Ho sposato una tizia con due lauree e tre master e, per quanto riguarda l'arte, ho girato un po': ho visitato il Louvre, il Moma, il Gugghenheim, il Maxxi, il Macro, tutti i musei di Mosca e buona parte di quelli di Tokyo. Alla fine, sempre da ignorante, mi sono fatto un'idea su cosa mi piace e cosa no e, soprattutto, cosa mi piace in una mostra e cosa no. Terminata la doverosa premessa, che colloca quello che segue nella giusta luce, volevo dirvi che ieri sono andato a vedere la mostra di Dalì al Palazzo Reale di Milano. Ho fatto un'ora e mezza di fila per lo più sotto la pioggia, poi finalmente sono entrato. Non so cosa mi aspettassi, ma non l'ho trovato.


Il curatore ha fatto sicuramente un grande sforzo di collocazione delle opere, dividendole in base alle tematiche di Dalì più che in un percorso cronologico, e dal punto di vista divulgativo funziona molto bene... se sei uno studente delle medie. Se sei uno studente, una mostra come quella di Dalì è perfetta: ti spiega tutti i passaggi, senti la voce di Amanda Lear nell'audioguida e scopri che non era solo una cantante ma la "musa" del pittore, puoi vedere molti documentari inediti nelle salette e prendere appunti. Ma se non sei uno studente ma, per esempio, il sottoscritto, da quella mostra esci deluso. Perché non volevi che ti facessero una "lezione" su Dalì con qualche esempio, ma volevi immergerti nell'opera di un autore e non ti è stato possibile. Le opere esposte di Dalì erano interessanti, ma decisamente poche, credo una sessantina. Mancavano molte delle più famose, come Persistenza della Memoria. Perché tutte le opere erano infilate in stanze anguste, dove dovevi fare a pugni per vederle e spesso male illuminate. Perché un trittico di grandi dimensioni come quello della Bambina che salta la corda (il nome non lo ricordo, sono ignorante), che dovresti vedere a dieci metri per apprezzarlo, è in una sorta di corridoio dove stai al massimo a due metri, con la gente che ti passa davanti e delle volte la tocca (!) o ci striscia contro. Perché della riproduzione della stanza di Mae West non mi importa nulla, proprio perché è una riproduzione e me la posso vedere su Internet, anche se ci si può fare la foto ricordo, e avrei preferito che quello spazio fosse usato per dare aria alle opere. Lo dicevo, sono ignorante, ma come a tutti gli ignoranti caproni, non mi va di essere obbligato a seguire una lezione, per quanto fatta sicuramente con il cuore.


Tolto questo, quando sono uscito e ho visto la fila per entrare a vedere il museo del 900. Era lunga il triplo di quella che avevo fatto e una tizia piangeva per il freddo, perché era lì da due ore che aspettava. Mi sono consolato.

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Published on January 10, 2011 01:52
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Sandrone Dazieri
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