Aprire gli occhi sul Sud del Lazio, l’eredità dell’omicidio Piccolino

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L’ultimo articolo ospitato su freevillage.it, il blog di Mario Piccolino, porta inesorabilmente la data del 29 maggio, l’ultimo giorno di vita dell’avvocato di Formia, ucciso nel pomeriggio di quel venerdì da un uomo che lo ha raggiunto a casa sua e gli ha sparato. “Freddato con un colpo di pistola” scriveranno le cronache il giorno dopo. E il termine “freddato” non  suona come scontato gergo giornalistico, questa volta,  se è vero che il primo pensiero alla notizia della sua morte, tra chi conosceva Piccolino e lo frequentava, è che si sia voluta uccidere una calorosa passione per la critica, per la legalità, per la politica. Temi cari a Mario Piccolino, che non mancava di stare al centro delle polemiche nei dibattiti che animavano la sua città.


Un uomo non estraneo alla vita pubblica, all’impegno civile, che non si sottraeva anche a confronti insidiosi ma che non sempre appariva comprensibile. A leggere tra le pagine del suo blog e tra i commenti, appare chiaro che Piccolino, su alcuni temi, sceglieva spesso comportamenti e toni sopra le righe e per questo si era fatto dei nemici.


Caratteri di una personalità vivace, che lasciano aperte tutte le strade sulle possibili motivazioni, anche personali, che hanno portato all’omicidio. Qualcuno ricorda i recenti scontri con un consigliere comunale, Mattia Aprea, ma anche le parole sessiste mosse da Piccolino nei confronti di donne impegnate nella politica locale. Agli inquirenti sarebbero giunte anche voci  su possibili relazioni con minorenni. Un quadro complicato, che impone di partire dai pochi fatti finora accertati: un minimo profilo dell’identikit del killer e il tipo di pistola usata, una 38 special.


Eppure, dalle prime ricostruzioni, l’avvocato di Formia sembra essere stato freddato, come in un’esecuzione. Gli inquirenti, che stanno svolgendo indagini senza escludere ancora alcun movente, descrivono l’agguato con i connotati di un omicidio su commissione, come si usa negli ambienti della criminalità organizzata, quando si vuole lanciare un avvertimento.


Piccolino aveva ricevuto numerose minacce e intimidazioni negli ultimi anni. Nel 2009 era stato picchiato alla testa con un cric e nelle indagini era finito un esponente della camorra, Angelo Bardellino. Qualche anno dopo la sua abitazione era stata svaligiata e davanti alla porta di casa erano state lasciate teste di pesce. Ultimamente l’avvocato si era occupato delle sale slot, molto diffuse in città, e delle iniziative dell’amministrazione comunale per contenere il fenomeno delle sale da gioco, giungendo anche ad ordinare la chiusura di alcuni locali.


Mario Piccolino sosteneva il sindaco di Formia, Sandro Bartolomeo, e secondo i famigliari della vittima è in questa vicinanza che si deve cercare il movente dell’omicidio. “Quel proiettile che ha ucciso mio fratello era in realtà diretto all’amministrazione comunale. Hanno scelto la persona più debole, più vulnerabile che aveva sposato in toto i progetti di legalità del sindaco Bartolomeo” ha detto il fratello dell’avvocato ucciso, Marco Piccolino.


Formia è da tempo una piazzaforte della camorra, in cui dagli anni ’80 si ricicla con nonchalance il denaro dei proventi dei traffici illeciti. Qui vive Massimiliano Noviello, figlio dell’imprenditore casertano Domenico, ucciso dalla camorra per essersi opposto al racket del pizzo; ma qui vive anche Katia Bidognetti, figlia del boss Francesco “Cicciotto e mezzanotte” condannato all’ergastolo nel processo “Spartacus”. Una situazione drammatica che impone di convivere a poca distanza famiglie di vittime e di aguzzini nei “Cento passi di Formia”, come li ha definiti la giornalista Graziella Di Mambro.


A Formia lo scorso novembre la Guardia di Finanza ha portato a termine l’ennesimo sequestro per ordine della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, confiscando un palazzetto del valore di 600 mila euro. A Formia sono stati confiscati i beni dei Bardellino, case in cui nessuno vuole andare a vivere.


Il giorno dei funerali, il Comune ha indetto due giornate di lutto e il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, ha annunciato, entro la fine del mese, un grande convegno nazionale per discutere delle infiltrazioni camorristiche.


Se l’assassinio di Piccolino sarà riconducibile ai clan della camorra, Formia non sarà solo un luogo di riciclaggio, ma una vera e propria piazzaforte criminale. Davanti a questa ipotesi, l’eredità di quest’omicidio sarà almeno la possibilità, anche tra le istituzioni, di aprire un dibattito sulla realtà sociale ed economica del Sud Pontino.




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Published on June 05, 2015 03:27
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