Dei corrotti e dei salvati

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C’è una occasione – forse l’unica, oggi – di riprendere le fila di un sistema sociale e politico che poggi su valori. C’è una occasione, direi un tempo. Una occasione unica, e un tempo molto breve, mentre le tempeste (reali o artatamente provocate) sono alle porte. Occasione e tempo. Basterebbe ascoltare, e fare. Basterebbe anche poter ascoltare, per poi fare.


A chi fa informazione, toccherebbe porgere la notizia e le parole, per consentire al pubblico di ascoltare. Troppo spesso di questi tempi, però, il giornalismo coglie alcune parole, e magari lascia nell’ombra le altre. È successo anche con Papa Francesco, e il suo discorso del 23 ottobre di fronte alle delegazione dell’Associazione internazionale di diritto penale. I titoli dei giornali parlavano dell’opposizione di papa Francesco alla pena di morte e all’ergastolo. Al confronto, ben poco spazio ha avuto il suo lungo, dettagliato, durissimo j’accuse contro la corruzione.


Perché? La domanda è legittima, poiché va al cuore della crisi italiana, e non solo internazionale. A quelle parole, senza sconti, occorreva dare molto più rilievo: la corruzione è il marcio che uccide non solo lo sviluppo, più ancora uccide una comunità e svuota il suo sistema di valori.


“La corruzione è un male più grande del peccato”, dice Francesco.”Più che perdonato, questo male deve essere curato. La corruzione è diventata naturale, al punto da arrivare a costituire uno stato personale e sociale legato al costume”. Diventata naturale, dunque subdola, tanto che neanche ci si accorge che stigmatizzarla sia La Notizia.


 


Eccole, le parole, ritrovate nel discorso integrale di Papa Francesco, pubblicato sul sito del Vaticano


b) Circa il delitto di corruzione


La scandalosa concentrazione della ricchezza globale è possibile a causa della connivenza di responsabili della cosa pubblica con i poteri forti. La corruzione è essa stessa anche un processo di morte: quando la vita muore, c’è corruzione.


Ci sono poche cose più difficili che aprire una breccia in un cuore corrotto: «Così è di chi accumula tesori per sé e non si arricchisce presso Dio» (Lc 12,21). Quando la situazione personale del corrotto diventa complicata, egli conosce tutte le scappatoie per sfuggirvi come fece l’amministratore disonesto del Vangelo (cfr Lc 16,1-8).


Il corrotto attraversa la vita con le scorciatoie dell’opportunismo, con l’aria di chi dice: “Non sono stato io”, arrivando a interiorizzare la sua maschera di uomo onesto. E’ un processo di interiorizzazione. Il corrotto non può accettare la critica, squalifica chi la fa, cerca di sminuire qualsiasi autorità morale che possa metterlo in discussione, non valorizza gli altri e attacca con l’insulto chiunque pensa in modo diverso. Se i rapporti di forza lo permettono, perseguita chiunque lo contraddica.


La corruzione si esprime in un’atmosfera di trionfalismo perché il corrotto si crede un vincitore. In quell’ambiente si pavoneggia per sminuire gli altri. Il corrotto non conosce la fraternità o l’amicizia, ma la complicità e l’inimicizia. Il corrotto non percepisce la sua corruzione. Accade un po’ quello che succede con l’alito cattivo: difficilmente chi lo ha se ne accorge; sono gli altri ad accorgersene e glielo devono dire. Per tale motivo difficilmente il corrotto potrà uscire dal suo stato per interno rimorso della coscienza.


La corruzione è un male più grande del peccato. Più che perdonato, questo male deve essere curato. La corruzione è diventata naturale, al punto da arrivare a costituire uno stato personale e sociale legato al costume, una pratica abituale nelle transazioni commerciali e finanziarie, negli appalti pubblici, in ogni negoziazione che coinvolga agenti dello Stato. È la vittoria delle apparenze sulla realtà e della sfacciataggine impudica sulla discrezione onorevole.


Tuttavia, il Signore non si stanca di bussare alle porte dei corrotti. La corruzione non può nulla contro la speranza.


Che cosa può fare il diritto penale contro la corruzione? Sono ormai molte le convenzioni e i trattati internazionali in materia e hanno proliferato le ipotesi di reato orientate a proteggere non tanto i cittadini, che in definitiva sono le vittime ultime – in particolare i più vulnerabili – quanto a proteggere gli interessi degli operatori dei mercati economici e finanziari.


La sanzione penale è selettiva. È come una rete che cattura solo i pesci piccoli, mentre lascia i grandi liberi nel mare. Le forme di corruzione che bisogna perseguire con la maggior severità sono quelle che causano gravi danni sociali, sia in materia economica e sociale – come per esempio gravi frodi contro la pubblica amministrazione o l’esercizio sleale dell’amministrazione – come in qualsiasi sorta di ostacolo frapposto al funzionamento della giustizia con l’intenzione di procurare l’impunità per le proprie malefatte o per quelle di terzi.


La foto, bellissima, è di Francesco Fossa.

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Published on October 26, 2014 08:41
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