Medio Oriente in pillole: da FB alla Columbia, passando per Google e CBS
Facebook-dipendenti? Il Medio Oriente rappresenta il 15% degli utenti di Facebook. Parola di Randi Zuckerberg, sorella di Mark, il papà del social network più importante del mondo (virtuale e non…). Insomma, più di quanto farebbero pensare geografia e demografia. Il perché? Di risposte ve ne sarebbero diverse. Due mi vengono subito in mente. La prima: il Medio Oriente è un luogo anche di forte emigrazione, interna e soprattutto internazionale. FB fa mantenere i contatti, per esempio a quella massa invisibile di studenti che vanno a fare l'università tra Stati Uniti, Europa, Asia. E poi le diaspore. Vi sono molti palestinesi che rintracciano la famiglia dispersa nel 1948 attraverso Facebook, dove sono nati anche gruppi legati ai nomi delle famiglie più grandi. Genealogia su social network, e recupero di legami frammentati dalla guerra d'indipendenza d'Israele, che per i palestinesi continua a essere la Nakba, la catastrofe.
A proposito di narrativa palestinese. E' nato all'inizio dell'anno, ma è stato praticamente inaugurato ora il Center for Palestine Studies della Columbia University, codirettore Rashid Khalidi, uno dei principali studiosi dell'identità palestinese. Il Centro dichiara il suo legame con l'eredità di Edward Said. E non poteva essere altrimenti. Bel parterre di studiosi. E il prossimo semestre Salim Tamari come visiting professor. Pas mal.
Il conflitto (anche) su Google. Le questioni terminologiche sono questioni serie, da queste parti. E dunque anche le definizioni di questo pezzo di terra su Google sono fonte di scontro. Arutz Sheva, L'agenzia di stampa espressione dei coloni israeliani si è molto arrabbiata perché Google definisce la Cisgiordania territorio palestinese, e non invece Giudea e Samaria, definizione usata non solo dai coloni, ma dalla maggior parte dei politici israeliani.
A resident of the Jewish community of Eli in Samaria has discovered that the giant Google search engine is apparently not waiting for Israel and the Palestinian Authority to complete final status negotiations. In Google's Internet world, life for Jews in the region has already taken on a new reality. Eliezer Tabor picked up a connection on his community's wireless router as usual this week. But he found that despite the fact that the rest of the sites he surfed recognized his location as within Israel, Google named his location as within "Palestinian territory."
La colonia di Eli è sotto Nablus, ed è una di quelle in cui i lavori sono ripresi dopo la fine del congelamento, lo scorso 26 settembre. Sull'argomento si potrebbe scrivere una bella inchiesta, a dire il vero. Perché il conflitto si gioca veramente su altri tavoli, che non siano quelli negoziali. Le previsioni metereologiche sui giornali israeliani non contemplano la Linea Verde. Sul Jerusalem Post ci sono i confini di Gaza. Su Haaretz neanche quelli. Sui siti meteo internazionali, così come su Facebook, Gerusalemme è collocata tutta in Israele, e non c'è una divisione – come invece c'è per l'ONU – tra Gerusalemme ovest e Gerusalemme orientale, la parte occupata. Si può continuare (quasi) all'infinito.
Il nodo di Gerusalemme, secondo la CBS. La CBS, il network televisivo americano, nel suo autorevole "60 Minutes", ha affrontato Silwan, la City of David, i coloni dentro il quartiere arabo che giace in una posizione così strategica, sotto le Mura, la Spianata delle Moschee e la Moschea di Al Aqsa. Polemiche assicurate, per una inchiesta completa, che susciterà reazioni soprattutto da parte israeliana. Immagini up to date, comprese quelle di David Be'eri, la guida di Elad, l'associazione radicale di coloni che gestisce la City of David, mentre travolge con la sua macchina due bambini palestinesi che tiravano pietre. Uno dei due è ora agli arresti domiciliari: ha 12 anni.
La foto è di Eduardo Castaldo (grazie!). Non sembra scattata in Italia…


