I nomi, i nomi, non i numeri

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Così lontana da sembrare un videogioco. Una guerra virtuale, e non solo perché sono talvolta droni a sganciare bombe. Vista dall’Italia, l’ultima guerra su Gaza passa ai telespettatori ignari e distratti come una igienizzata versione del conflitto. Un videogioco di guerra di quelli a cui giocano i ragazzi nativi digitali.


Ma la guerra è sempre la stessa. La morte pure. La guerra e la morte non sono numeri, come la vita portata via a persone. Che siano uomini, donne, bambini, anziani, non fa differenza. I numeri, i numeri sono l’unica cosa ossessiva che ripetono i giornali radio, i tg, le pagine dei giornali che propinano un’equanimità ingiusta. Numeri ripetuti in fretta, perché non si abbia il tempo di mangiarli e digerirli. 28, 35, 51, 81: i morti si susseguono. 400: le tonnellate di esplosivo scaricate sulla testa degli abitanti di Gaza, dei palestinesi di Gaza. E di contro, centinaia, migliaia i razzi lanciati dal territorio di Gaza verso Israele: in quindici giorni, in un anno, in cinque anni. Le statistiche vengono sfornate come si fa col pane: di corsa, e di corsa buttate dentro i social network, assieme a grafici dal design aggraziato. Numeri. I numeri della guerra.


E i volti della guerra? I nomi della guerra? I nomi dei morti della guerra? Le vite dietro a ognuno dei nomi? E le foto – quelle recenti, beninteso, e non quelle ‘vecchie’, delle altre guerre, degli altri morti, degli altri nomi che pure invadono i social network? Che ne facciamo di quei nomi? Li conosciamo? Riusciamo a unire a un nome un viso e una nascita e una madre e un padre e un futuro? Ci sono immagini strazianti che arrivano da Gaza. Le più strazianti non sono quelle dei brandelli di corpi. Le più strazianti sono quelle che immortalano gli sguardi dei ragazzi e dei bambini. Sguardi che non riescono a assumere il peso di un dolore, di una tragedia e di un destino.


Nessuno si deve permettere più di giocare la propria partita su quegli sguardi e quei destini. Sui nomi dei palestinesi di Gaza sotto bombardamenti indiscriminati si gioca, oggi e domani, la nostra dignità.


Ps. Per favore, che si eviti la retorica degli obiettivi militari, dei bombardamenti chirurgici, e degli scudi umani dietro ai quali si nascondono Hamas, la Jihad Islamica e tutte le fazioni armate palestinesi presenti a Gaza. Solo chi non ha mai messo piede a Gaza può pensare che sia possibile bombardare senza colpire i civili. Civili che, come topi in gabbia non hanno neanche la speranza di scappare perché tutti i confini sono chiusi, da Israele e dall’Egitto.


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Published on July 10, 2014 14:42
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