Ibridazione che brutta parola !
Discussione che è saltata fuori di nuovo, grazie al buon Dario Tonani che su Facebook ha scritto
Certe polemiche sulla fantascienza italiana non finiscono mai di stupirmi. Leggo – contrariandomi anche un po’ – che gli autori nostrani sarebbero troppo legati a trame pulp & noir, ai techno-detective, alla cupezza degli ambienti, al postapocalittico. Pur essendo chiaro a tutti che la SF da sola in Italia fa tremenda fatica a stare in piedi, si chiede agli autori di non curarsene e di evitare come la peste le ibridazioni o magari di sterzare verso territori più fecondi. Risultato? Non so, fate un po’ voi…
Ciò ha generato una discussione che, per miei limiti culturali e intellettuali, ho difficoltà a seguire. A naso, condivido tutte le perplessità di Dario.
Dal mio punto punto di vista, assai banale, esiste la Narrazione, il raccontare storie secondo un limitato insieme di strutture, classificate in illo tempore dal buonanima di Propp.
Strutture che possono essere mischiate o complicate, ma che sempre quelle rimangono.
Il genere è una costruzione a posteriori, a volte di secoli, nata dai tentativi soggetti di alcuni, chiamiamoli critici o intellettuali, che hanno sezionato la Narrazione in sottoinsiemi, identificandoli secondo quelli che per loro erano elementi comuni.
Suddivisione che poi viene, per abitudine o utilità, canonizzata, ma non è detto sia stabile nel Tempo.
Quindi discutere se una cosa è fantascienza o no, se ci deve essere più pulp e meno postapocalisse, la vedo cosa sterile. Tra qualche secolo, magari le opere che consideriamo di sci-fi saranno classificate in tutt’altro modo: per cui è meglio concentrare le nostre riflessione, più che sull’identità, sul fatto che le storie funzionino o no e sappiano comunicare qualcosa…
Alessio Brugnoli's Blog

