Self-publishing: perché

La decisione è stata una scelta del tutto voluta e consapevole. Non va interpretata come una resa, un'ultima spiaggia dopo tanti pareri negativi da parte di editor e addetti ai lavori. Anzi, in passato ho rifiutato diversi contratti di edizione, senza richiesta di contributo (anche se proposti da editori piuttosto piccoli). Perché? Semplicemente perché non mi soddisfavano, non offrivano ciò che desideravo o mi chiedevano cessioni di diritti su cui l'editore avrebbe guadagnato senza muovere un dito. La verità è che desideravo da tempo sperimentare di persona le possibilità offerte dall'autopubblicazione e capire fino in fondo quanto si possa ottenere promuovendo un titolo pubblicato con tale modalità. Credo che il self-publishing, se fatto con professionalità e profonda consapevolezza, possa rappresentare una valida alternativa al potere ormai imperante dei distributori cartacei e dell'editoria tradizionale, nella quale pochi potenti si spartiscono la maggior parte del mercato, a scapito troppo spesso di tante piccole e numerosissime realtà che ancora propongono opere intelligenti, raffinate e dotate di contenuti veri, non solo effimeri e dettati dall'inseguimento sfrenato di mode e modelli del momento. Come agente letterario ho avuto l'opportunità di conoscere piuttosto bene il mondo editoriale, al punto di comprendere - io per primo-, che molte cose dovrebbero cambiare e che la novità introdotta negli ultimi anni dall'ebook (al di là del self-publishing) non andrebbe assolutamente sottovalutata. Cosa che mi pare una buona fetta dell'editoria fa ancora, volutamente o meno. Ho sempre amato le novità, i grandi cambiamenti. E sono convinto che proprio oggi i cambiamenti, quelli veri, siano alle porte.
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Published on November 28, 2012 08:44
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Matteo Zapparelli
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