NON DESIDERARE LA VITA D’ALTRI
Esce oggi il mio Non desiderare la vita d’altri, un libro in cui cerco di andare al nodo del tema del desiderio, cioè di ciò che ci muove, che muove la nostra vita.
Ecco qui, per dare un’idea…
di Costanza Miriano
È chiaro, lo sappiamo che le altre vite non sono esattamente come si raccontano sui social. Io lo so, perché faccio esattamente quello che fanno tutti, cioè se devo postare una foto, pubblico l’unica in cui sono venuta decente scegliendo fra 37 scatti (pancia ritirata, inquadratura slanciante dal basso, controluce antirughe, braccio alzato e appoggiato sapientemente sullo stipite della porta), racconto solo i successi dei figli e non le tranvate prese. Non descriverò mai di quando urlo come una scrofa a cui stanno per tagliare la gola quando ritrovo i postumi di una deflagrazione nella camera dei figli riordinata un’ora prima e di nuovo immersa in quell’inimitabile afrore da centro sociale okkupato.
Di solito, subito dopo la mia urlata da pazza i social mi propongono – deve essere l’algoritmo, avrà un microfono nella camera della prole – la foto postata dalla mia amica, il suo virgulto con la corona di alloro, e ciò mi convince definitivamente di essere una fallita come madre (scusate, fuori tema, ma come fate voi a convincere i vostri figli a sottoporsi alle vostre foto promozionali? Io quando è successa una qualsiasi cosa significativa ai miei pargoli sono stata interdetta dalla documentazione dell’evento, e in un caso anche dalla presenza. “Quanto mi posso avvicinare alla tua facoltà nel momento della proclamazione della laurea?” “Puoi abitare nella stessa città”).
Anche se so, quindi, che quello dei social è un inganno, vorrei provare a capire cos’è il desiderio, e perché mormorare parole cattive su quello che viviamo è proprio quello che ci toglie la pienezza che il nostro cuore vuole. “Ho avuto quello che mi serviva invece di quello che volevo, e questa è grossomodo la più grande fortuna al mondo”– dice il nero di Sunset Limited, di McCarthy. Come arrivare a capire che quello che la vita ci ha offerto era precisamente il meglio per noi anche quando il senso comune urla che è una bugia, anche quando le luci accese sulle vite degli altri (e con i social le luci sono sempre più accese) ci dicono che a loro è andata sicuramente meglio che a noi?
Questa domanda non è banale, direi che è LA domanda per antonomasia. Non è una cosa da poco, e se ci vorrà tutto un libro per rispondere, lo scriverò.
Perché “la misura di ogni felicità è la riconoscenza”, come dice Chesterton. La gioia non ce la diamo da soli, possiamo solo combattere. Metterci in fila come dice il nero di Sunset Limited: in fila per chiedere. Spegnere la voce del nostro demotivatore ufficiale che ci mette davanti agli occhi solo le cose della nostra vita che non funzionano, che ci sono, sicuramente: ingiustizie, dolori, torti subiti, violenze, cattiverie o anche solo mancanze, vuoti non colmati. Ci sono. Sono il guscio storto dell’ostrica che sta preparando la perla della nostra vita (e la perla è imparare ad amare, ma bisogna arrivare a capirlo).
Lo so, si accende subito la radio interiore che dice “ma che perla? Ma che amore e amore? Sono tutti egoisti, ognuno pensa a sé, e sono così poco amabili, la mia vita è così squallida”, e ricomincia il demotivatore: la casa è piccola, mia madre rompe, mio marito è infantile e distratto, mia moglie mi disprezza, sono grassa, sono povero e via dicendo. Il tutto condito dal continuo confronto con le vite degli altri, al quale siamo esposti senza posa ovunque posiamo lo sguardo, soprattutto se su uno schermo che ci racconta la versione (con filtri) di altre persone (che stanno combattendo come noi ma noi non lo sappiamo), accendendo desideri di altro che non sono i nostri, facendoci prendere contatto con un vuoto interno che non è il nostro.
Perché i vuoti non sono tutti uguali. Ecco, io qui vorrei raccontare di gente che ha toccato il suo vuoto, lo ha preso seriamente in mano, e alla fine ha capito che era la cosa migliore che gli potesse capitare. Per ogni desiderio, tra cui il corpo degli altri, i soldi, il lavoro, l’infanzia, il matrimonio, gli amici, il successo degli altri, ho raccontato la storia di qualcuno che ha dato una risposta fuori dagli schemi alle sue mancanze, scoprendo che proprio quella mancanza era… No dai, non lo svelo. Facciamo che, tipo con un giallo, bisogna arrivare alla soluzione raccogliendo gli indizi. Comunque i protagonisti si chiamano Giovanni Bosco, Giuseppe, Teresa d’Avila, Francesco, Margherita da Città di Castello e molti altri.
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