IL SIMPATIZZANTE – VIET THANH NGUYEN

Voto: 9/10
Edito: Neri Pozza
Nell’aprile del ’75 Saigon è sul punto di cadere, con i Vietcong che avanzano, implacabili, da nord, e gli americani che cercano di abbandonare il paese il più velocemente possibile.
Anche il Generale della Polizia Nazionale del Vietnam del Sud si appresta ad abbandonare la propria patria, e con lui la sua famiglia e pochissimi uomini fidati.
Fra questi c’è il Capitano, un soldato franco-vietnamita, spia comunista infiltrata.
Il nord ha vinto, ma la guerra non è ancora finita.
Raccontato in prima persona e scritto come la confessione del Capitano, questo libro è un vero spettacolo.
Il protagonista, il Capitano con due facce, è un uomo che lotta per la libertà, la propria e del proprio popolo, per un ideale alto ma non sempre puro, ed imparerà a proprie spese che cosa significa vivere nell’estremismo.
Un romanzo d’esordio potentissimo, scritto in maniera intelligente e molto divertente, con scene estremamente crude che rendono il racconto ancora più realistico, e un tono sarcastico che lo rende più vivo e approcciabile.
Il protagonista è una spia, sì, che fotografa documenti segreti e invia messaggi in codice ai rivoluzionari, ma questo non è un romanzo di spionaggio.
Questo è un romanzo carico di umanità, di tutti gli aspetti che ci accomunano anche nelle situazioni più disparate, e delle differenze che ci sforziamo di trovare per distinguerci ed allontanarci.
Il Capitano è un uomo a metà: metà vietnamita e metà francese, nato nel Nord ma che ha vissuto a Sud, comunista che ha vissuto e studiato fra i capitalisti occidentali, i cui due migliori amici sono un rivoluzionario e un reazionario; proprio alla fine del romanzo, questa sua dualità troverà il modo di “ricongiungersi” in un’unica entità, in un finale tanto duro quanto brillante.
Il Capitano conosce i propri compiti, ma non riesce a rimanere distaccato di fronte alla sofferenza che vede intorno a sé, e questo lo rende un personaggio con cui è estremamente facile empatizzare.
Riconosciamo in lui un soldato devoto alla causa, ma in grado di vestire i panni del proprio nemico ed osservare attraverso i suoi occhi le azioni dei propri compagni.
Criticando l’occidente e il capitalismo, la sua vanità e il suo narcisismo, Thanh Nguyen sottolinea anche gli aspetti più duri e sbagliati del comunismo, mostrando una zona di mezzo più pacata (ma che tende, comunque, pesantemente, verso uno dei due orientamenti).
Intelligentemente, l’autore non si è soffermato mai troppo sugli aspetti storici, rischiando di creare zone piatte, in cui il racconto avrebbe potuto impantanarsi.
Lasciando parlare direttamente il proprio protagonista, invece, ha creato un’opera che riesce a scorrere liberamente sulla pagina, e dalla quale è davvero difficilissimo staccarsi.
Che si tratti di politica, di amore, di amicizie, di guerra e guerriglia, di sogni o ricordi o dubbi atroci, la storia avanza sempre in maniera spedita, per cinquecento pagine, e il lettore non può fare altro che inseguire il Capitano nella giungla e in città, schivando pallottole e codificando messaggi, in un libro complesso eppure chiarissimo, lineare nei suoi giri vorticosi e senza tregua.
Un libro che parla di lealtà ed identità, con la voce di un uomo costantemente diviso a metà, in qualunque situazione.
Un libro che parla di libertà ed indipendenza, con la voce di un soldato che osserva i propri connazionali in patria ed espatriati, e resta sempre al limitare del gruppo.
Un minuto di silenzio per tutti i calamari.
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