DUNE 2. MESSIA DI DUNE – FRANK HERBERT

Voto: 8/10

Edito: Penguin Random House / Fanucci

Facciamo un balzo in avanti, precisamente dodici anni nel futuro, e ritroviamo alcuni dei personaggi che abbiamo incontrato nel primo capitolo (ovviamente l’Imperatore Paul Muad’Dib, sua moglie Irulan, la sua concubina Chani, sua sorella Alia che ormai è cresciuta ed è diventata una ragazza, il sempre presente e fedele Stilgar), altri li sentiamo nominare appena (come Lady Jessica, nominata un paio di volte, ora che è tornata su Caladan), alcuni nuovi personaggi (il navigatore della Gilda Spaziale Edric, il Danzatore del Volto Scytale) ed anche il ritorno di un amico scomparso troppo presto…ma niente spoiler!

In questo secondo capitolo della serie, le cose si fanno più serie, più intricate, più politiche e filosofiche: Paul è ormai Imperatore e da dodici anni porta avanti il Jihad, la guerra santa che con tanto sforzo aveva cercato di evitare; Muad’Dib è un punto fermo in mezzo all’universo, e tutto ruota intorno a lui (i sudditi, i fedeli, gli amici e i nemici, chi brama e chi trama, in un vortice sempre più pericoloso).

L’azione, questa volta, è più contenuta, anche perché tutto il libro si svolge all’incirca in un lasso di dodici mesi o poco più.

La parte principale del romanzo, il suo cuore pulsante, è sicuramente quella che tratta gli intrighi dei Tleilaxu e del Bene Gesserit, pronti a tutti per sbarazzarsi del Kwizach Aderach.

Incontriamo così i Tleilaxu (fondatori del Bene Tleilax), un’altra “corporazione” interessata alla manipolazione genetica e alla manifattura di prodotti biologici, capaci di “ridare vita” ai cadaveri e trasformarli in nuovi esseri, i ghola.
Ed è proprio attraverso uno di questi ghola che i Tleilaxu tenteranno di avvicinarsi pericolosamente alla cerchia ristretta dell’Imperatore, colpendo sia lui che sua sorella Alia.

Alia si è rivelata la figura più interessante di questo romanzo: ormai quindicenne, i suoi poteri sono immensi (forse superiori anche a quelli di Paul), è in grado di utilizzare la prescienza ed è venerata come una vera dea.
Non ho apprezzato molto il fatto che, raggiunti i quindici anni, praticamente tutti gli uomini intorno a lei la vedano come una specie di “animale in calore che ha bisogno di accoppiarsi”; ma va bene, ormai ho capito che Frank aveva delle strane idee.

I personaggi sono tutti caratterizzati ottimamente, e assumono molte più sfumature (e tutte molto più accentuate ed interessanti) rispetto al primo romanzo.

Un romanzo molto più statico del precedente, che inizia in maniera quasi “incomprensibile”, scagliandoci addosso nuovi popoli e nuovi personaggi, nomi e titoli e ambizioni, che si riveleranno completamente soltanto alla fine del romanzo.
Ad una seconda lettura il testo si è rivelato molto più chiaro e scorrevole, quindi le possibilità sono due: o questo libro ha semplicemente bisogno di essere letto più volte…o come sempre le traduzioni di Fanucci sono penose e la rilettura si è rivelata migliore perché ho letto il testo originale.

La maggior parte dei capitoli è composta da dialoghi molto politici, molto filosofici, o monologhi contorti e introspettivi.

Vediamo pochissimo il deserto e le sue infinite distese di sabbia, perché passiamo la maggior parte del tempo ad Arrakeen, con il costante suono della sabbia trasportata dal vento a farci da sottofondo.

La maggior parte dell’azione si concentra nelle ultime 70 pagine, dove tutte le carte vengono finalmente rivelate e una serie di eventi ci conduce fino ad un finale, semplicemente, fantastico.

Anche in questo capitolo, come nel precedente, Frank tenta di mostrarci, sia attraverso il punto di vista di cospiratori che dei fedeli che di Paul stesso, come questa figura messianica sia una specie di buco nero che consuma e distrugge tutto, utilizzando anche vere e proprie analogie con fatti del nostro passato.

Questo romanzo si è rivelato sicuramente molto diverso rispetto al precedente e quindi anche molto diverso da ciò che mi aspettavo e, nonostante un inizio abbastanza tortuoso che sembra quasi respingere il lettore, nel complesso si è rivelata una lettura davvero ottima, sempre fonte di grandi riflessioni filosofiche e religiose.

La prosa di Frank sembra quasi graffiarci, come la sabbia sospinta dalla tempesta, e i suoi ragionamenti stratificati (“piani nei piani nei piani” cit.) nascondono sempre piccole perle di poesia che sbocciano di fronte ai nostri occhi e rendono la lettura più toccante e coinvolgente.

Un’altra grande pietra nella costruzione di un impero infinito.

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Published on October 23, 2024 01:34
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