COMPULSION – MEYER LEVIN

Voto: 8/10

Edito: Adelphi

Chicago, 1924.
Judd ed Artie sono due giovani studenti universitari particolarmente brillanti, appartengono a famiglie ricchissime e hanno tutto ciò che potrebbero volere.
Eppure c’è qualcosa che manca, una nota che stona.
Il loro rapporto quasi simbiotico li spinge a compiere dei piccoli crimini insieme, e infine a progettare il grande colpo, il “crimine perfetto”, che possa unirli per sempre: uccidere una persona.
I due ragazzi progettano la cosa per mesi, sicuri della riuscita del loro piano, lasciando al caso la scelta della vittima: non riuscendo a decidersi, si appostano all’uscita di una scuola e attendono.
E sarà per caso che il piccolo Paulie verrà scelto ed ucciso, dando il via ad una caccia all’uomo prima e ad un processo dopo che toccherà tantissime vite e sconvolgerà l’opinione pubblica.

Questa è la storia vera di un terribile crimine compiuto il secolo scorso, raccontato direttamente dal giovane giornalista che, oltre ad aver avuto un ruolo fondamentale nella risoluzione del caso, conosceva personalmente i due ragazzi colpevoli.

Tutti i nomi sono stati cambiati e la storia ci viene raccontata in maniera approfondita seppur romanzata, andando a comporre una lettura dall’intenso fascino macabro.

La mia opinione sul “true crime” è decisamente incerta: da una parte, come moltissime persone, riconosco il fascino di queste storie e anche a me ogni tanto piace “rilassarmi” seguendo gli sviluppi di alcuni casi, che trovo principalmente attraverso canali di YT e alcuni film e serie tv tratti da queste vicende; dall’altra parte, però, la trovo una spettacolarizzazione della violenza di cui forse non avremmo davvero bisogno.
Non ho mai letto molti libri di questo genere, posso contarli letteralmente sulla dita di una mano, e questo titolo è riuscito a sconvolgermi in una maniera spettacolare.

Si è rivelata, senza alcun dubbio, una delle letture più dense e intense di quest’anno, e non solo per la mole di fatti e idee e congetture e riflessioni che contiene, ma anche per la profondità con cui ogni pensiero viene indagato.

Levin, a circa 30 anni dal delitto e dal conseguente processo, ha compiuto un lavoro magistrale ed ha diviso l’opera in due parti: nella prima conosciamo i colpevoli, assistiamo al crimine e cerchiamo di comprendere le menti dei due giovani; nella seconda, assistiamo al lavoro di psichiatri e alienisti e giornalisti e avvocati, con il fiato sospeso, fino alla sentenza emessa dal giudice.

Judd e Artie ci vengono presentati come due giovani particolarmente brillanti, uniti da un rapporto intenso e malato (e bisogna sorvolare un po’ sul fatto che Judd fosse innamorato di Artie e il suo sentimento venga considerato da “invertito” e “pervertito” e tante altre cose carine e per niente problematiche, ma stiamo comunque parlando di una storia del secolo scorso), che hanno deciso di compiere un atto orribile per una specie di “sfida”, un “patto” stretto in un momento particolarmente teso e dal quale nessuno dei due ha poi più voluto tirarsi indietro.
Soprattutto nella mente di Judd, il loro crimine era un’azione pura e perfetta, perché non dettata da altri sentimenti o motivazioni se non quella di compiere l’atto stesso; la sua ossessione con la filosofia del superomismo di Nietzsche lo aveva spinto a credersi un essere superiore, in grado di compiere determinati atti senza dover poi risponderne.
O almeno era di questo che tentava di convincersi.

In realtà il crimine perfetto dei due ragazzi si è lasciato alle spalle una serie evidente di errori e sviste che ha portato in pochi mesi alla loro cattura; lo stesso Artie, adducendo alla scusa della sua passione per i romanzi polizieschi, tentava di aiutare poliziotti e giornalisti nelle indagini, comportandosi in maniera avventata e infantile.
Molti si sono chiesti se i due giovani non stessero tentando, più o meno inconsciamente, di farsi arrestare.

Una lettura coinvolgente e sconvolgente dall’inizio alla fine, che non si focalizza troppo sugli aspetti più macabri, ma non tenta neanche di rifuggirli.

Lo stile di Levin è chiaro e scorrevole, eppure particolarmente intenso e profondo, e cerca di entrare nella mente e negli animi dei due colpevoli per tentare di dare una risposta e trovare un senso anche dove non è possibile farlo.

Ho impiegato quasi due mesi per portare a termine la lettura perché, nonostante sia molto interessante e scritta in maniera che il lettore venga risucchiato nelle pagine e sommerso dagli eventi, è un libro che non si tira mai indietro, esplora tutte le possibili teorie, risultando a tratti molto statico.
L’autore era un giornalista, e questo si sente benissimo dal modo in cui fatti e opinioni vengono esposti, e lo stile aiuta molto la fruizione del testo; certo, forse anche un centinaio di pagine in meno non avrebbero fatto male a nessuno.

Una volta superata la parte più violenta, quindi le indagini, e alla fine quella legale, giungiamo alle arringhe tenute dall’avvocato difensore (qui chiamato Wilk) e dal procuratore distrettuale (Horn), e vale la pena di superare le prime 500 pagine anche solo per giungere a questi discorsi finali (in particolar modo a quello di Wilk).

Insieme all’autore e a tutti coloro che presero parte alle indagini, ci troviamo a ragionare sul valore della vita e della morte, della religione, dell’educazione, sugli aspetti medici e gli effetti dell’ambiente circostante sullo sviluppo psicologico di una persona, sulla pena di morte e la riabilitazione; si parla di filosofia e politica, legge e morale, ma soprattutto di umanità.

Si può valutare il valore di una persona osservando semplicemente il suo momento più “basso”, il suo errore più grave?
Una persona in grado di compiere qualcosa di terribile, senza alcuna motivazione, senza pietà, senza rimorsi, può davvero cambiare e trovare la redenzione?
Come si può valutare efficacemente il rapporto che lega reato e pena?
La società deve vendicare le vittime o riabilitare i colpevoli?

Una grande opera che ha ispirato moltissimi film e libri (anticipando di un decennio il celebre “A sangue freddo”), per gli appassionati del genere e non solo, che tenta di scavare nell’oscurità che potrebbe nascondersi in qualunque persona ma, alla fine, ne riemerge senza una risposta definitiva.

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Published on June 19, 2024 01:35
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