CONFESSIONE DI UN ASSASSINO – JOSEPH ROTH

Voto: 8/10

Edito: Adelphi

Un piccolo ristorante russo nel cuore di Parigi, il Tari-Bari, frequentato principalmente da esuli.
Fra di loro c’è anche un uomo che ascolta ma non parla molto, che osserva.
E durante un’interminabile notte, in cui il tempo ha smesso di scorrere non soltanto sull’orologio fermo attaccato alla parete, uno dei frequentatori del locale, un uomo distinto amichevolmente nominato “il nostro assassino”, racconta la propria storia, condivide il suo passato.

Quell’uomo si chiama Golubcik, figlio illegittimo del principe Krapotkin, e fin da piccolo ha sempre desiderato di essere riconosciuto dal padre biologico, di poter rivendicare tutto ciò che gli spetta di diritto.
E così, un giorno, decide di far visita al principe, per liberarsi di un nome ignobile ed appropriarsi di uno più potente. Ma quel viaggio gli porterà soltanto tre cose: una tabacchiera d’oro, un rifiuto e la conoscenza di un uomo di nome Lakatos, dai modi melliflui e suadenti, dalla cui persona emana un odore dolciastro.
Da quel giorno la vita del giovane Golubcik cambierà per sempre, precipitando sempre più velocemente in una spirale senza appigli. Egli entrerà a far parte della polizia segreta russa, lavorerà per sventare attacchi allo zar, si innamorerà di una donna, si imbatterà più volte nel figlio del principe Krapotkin, tanto odiato ed invidiato, mentirà e ingannerà e abuserà del proprio potere, e continuerà ad imbattersi in Lakatos, come un’ombra minacciosa e terribile.

E alla fine di quella lunga notte, rivelerà tutta la propria verità.

Il mio amore per Roth è ben noto a chiunque mi ascolti parlare di libri anche solo per cinque minuti: nonostante questo sia soltanto il secondo romanzo dell’autore che ho il piacere di leggere, Roth fa già parte della breve lista de “i miei autori preferiti di sempre”.
E quindi l’acquisto di questo libro è stato dettato dal mio amore, e dal titolo così accattivante.

Se c’è stato un assassinio, e l’assassino in persona ha intenzione di confessare, voglio sapere tutto.

Questo viene giustamente definito il suo “romanzo russo”, per più motivi: il protagonista è un uomo russo; la prima parte della sua storia si sviluppa proprio in quella nazione, così come la parte iniziale è ambientata in un ristorante russo; vengono affrontati alcuni temi tipici della letteratura russa, come lo spionaggio e il potere dei nobili zaristi; ma soprattutto, nello stile e nello studio dell’uomo, Roth si ispira largamente all’opera dostoevskijana.
Con la sua scrittura arguta e penetrante, Roth veste i panni di un autore russo, per raccontarci una storia russa. E per la maggior parte dell’opera direi che fa un lavoro semplicemente perfetto, non fosse che in alcuni casi sembra quasi di intuire un tono di sarcasmo, una leggera nota ironica nelle sue parole.

Utilizzando un linguaggio ricercato e uno stile molto articolato, tipico della letteratura russa, la sua penna dipinge elegantemente un affresco dai toni oscuri e sanguinolenti, foschi e violenti.
Perché la storia di Golubcik non è una storia comune: è una storia di perdizione, di passione, di sentimenti travolgenti ed errori giovanili, di uomini assetati di potere e di vendetta, e del diavolo tentatore, sempre pronto ad indicare la “retta via”.

Golubcik è un uomo che odia il proprio nome, e con esso sé stesso, perché vorrebbe essere molto di più, avere molto di più; ma quando raggiunge l’apice del proprio potere, conquistato mentendo e ingannando e tradendo e condannando a morte le persone di cui prima aveva dovuto guadagnarsi la fiducia, si perde, e di tutto questo incolpa la donna di cui si è innamorato. Precipita dentro di sé, senza più essere in grado di riconoscersi.
Un pensiero atroce per un uomo che per tutta la vita aveva inseguito una certa idea di sé, basata su un nome e un’eredità, ma che finisce per scontrarsi con una realtà tortuosa e torturante, ingannevole e beffarda. Il traditore tradito, il l’imbroglione truffato.

Molto interessante la figura di Lakatos, che sembra essere sempre in agguato dietro ogni angolo, e si contrappone a quella dell’uomo, presentandosi quasi come un salvatore, prima di condurlo verso il suo inferno personale.
Un demone o un demonio, un’incarnazione del diavolo così carismatica e intrigante, il cui odore dolciastro sembra sprigionarsi direttamente dalle pagine del libro.

E così, quando sorge il sole, la confessione giunge al termine e scopriamo che sì, c’è stato un assassinio ma, dopo le mille svolte e giravolte della storia, non era quello che ci saremmo aspettati.

Peppe Roth si riconferma uno scrittore incredibile, un grande pensatore, un uomo dalla grande sensibilità e la mente lucida, dal talento raffinato che sa essere oscuro e spietato, il Roth del mio cuore.

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Published on March 23, 2024 02:57
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