MONDO IN FIAMME 1. UNA PRIMAVERA DI CENERE – EDOARDO STOPPACCIARO

Voto: 7/10
Edito: La Corte editore
Una Terra suddivisa in tre regni, e la pace sembra sempre sul punto di infrangersi.
I re tentano di mantenere il potere, di conquistare e di superare dolori passati, mentre i loro sudditi tentano di sopravvivere al meglio delle loro possibilità.
La guerra sembra ormai inevitabile, soprattutto quando i giochi di potere si intrecciano fino a creare un nodo sempre più stretto.
Ma un potere antico e oscuro si è risvegliato, a causa delle azioni di una bambina dalla pelle ricoperta di tatuaggi; Kalysta ha rubato delle strane pietre dal cuore luminoso, e ora i custodi le rivogliono indietro, e la nebbia si avvicina.
Un fantasy molto più politico che fantastico, che si incentra principalmente sugli uomini e tratta vagamente di spiriti, e magia, elfi ed orchi e nani, e sull’equilibrio della natura dettato dai loro poteri; ma in fondo questo è il primo capitolo, quindi Stoppacciaro ha fatto bene a non mostrare subito tutte le sue carte in maniera troppo evidente.
Non sapevo esattamente cosa aspettarmi da questo romanzo, e posso dire onestamente di aver trovato un autore dallo stile forbito e maturo, che sa utilizzare al meglio le sue conoscenze linguistiche, che si esprime anche con termini desueti e specifici, mai banali e ripetitivi.
La sua scrittura è scorrevole ma non semplice, ricca e davvero piacevole da leggere.
La pecca principale, però, è il modo in cui Stoppacciaro ha deciso di costruire la storia: iniziamo con un ottimo prologo, che cattura l’attenzione; poi passiamo a 100 pagine di nomi su nomi su nomi di mille personaggi passati e presenti, regni e regnanti, cavalieri e stallieri e tutto quello che può essere; quindi un’altra piccola parentesi che sembra allontanarsi dalla marea di nomi che nel frattempo avevo quasi dimenticato e, tra l’altro, ho anche trovato poco sensati (da una parte abbiamo nomi come Ymanuell e Hibeas e Qilvere e Kalysta, e dall’altra…Flavia. Ok).
Che poi, con questa sovrabbondanza di personaggi, si rischia anche di appiattirli un po’ tutti, mischiando caratteristiche e voci, che tendono a formare uno strato relativamente omogeneo, senza figure davvero di spicco.
Davvero un gran peccato, perché credo che Stoppacciaro abbia in mente una gran bella storia, ambientata in un bel mondo di intrighi politici e lotte intestine, ma alla fine del libro non avrei saputo dire quale re regnasse su quale regno, neanche con una spada alla gola.
Altro problema, per me, è la praticamente totale assenza di personaggi femminili. Ma sul serio? Una bambina che dà il via alla storia, un’adolescente che piange perché non può sposarsi e una druida quasi inutile, che se paragonati ai 1579 personaggi maschili, beh.
Altra cosuccia che mi ha fatto storcere il naso più volte (3? 4?) è la presenza di violenza sessuale perpetrata da soldati o chi per loro su “servette” o “puttane”; non mi scandalizzo per la presenza di violenze nei romanzi, ma il fatto che questi eventi non accadano nella storia principale ma vengano riportati tipo “racconto intorno al fuoco”, come spacconata o minaccia, li rende completamente inutili e ancora più sgradevoli.
In generale non posso dire che si tratti di un brutto romanzo, perché la storia che emerge dai milioni di personaggi non è male, e sicuramente avrà degli sviluppi interessanti.
Leggerò molto presto il capitolo successivo (anche perché l’ho già acquistato), e so già che lo stile ricercato e forte dell’autore riuscirà di nuovo a stregarmi.
Insomma, un fantasy italiano dai molti aspetti positivi, ma con alcuni aspetti negativi che mi hanno impedito di godermi del tutto la lettura.
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