LE TRANSIZIONI – PAJTIM STATOVCI

Voto: 8/10
Edito: Sellerio
Bujar può essere chiunque vuole, un ragazzo o una ragazza, essere di origine italiane o spagnole o albanesi, dichiararsi studente di psicologia o impiegato in un ristorante; Bujar può essere qualunque cosa, ma non sa chi è.
Bujar è nato in Albania, e dall’Albania è fuggito da adolescente, dopo la morte del padre, la scomparsa della sorella e l’annientamento della madre.
Al suo fianco c’era sempre Agim, una ragazza transessuale senza i termini e le opportunità per esprimere completamente il proprio essere, ma che non ha mai avuto dubbi sulla propria identità.
Sopravvivevano insieme per le strade di Tirana, si amavano e non potevano vivere separati, e insieme hanno deciso di fuggire dalla povertà che attanagliava il loro Paese e li perseguitava, lasciandoli senza forze e senza speranze.
Tranne una: raggiungere l’Italia.
Così partono, a bordo di una piccola barca a motore, per affrontare la traversata che li renderà liberi.
Ma in Italia Bujar resterà solo, spaventato e confuso, e imparerà presto ad indossare mille maschere diverse per riuscire a sopravvivere.
Questa di Statovci è un’opera potente, brutale, graffiante e a tratti poetica, che lascia il segno.
Bujar è appena un ragazzino quando scappa di casa, e imparerà presto quanto può essere orribile il mondo.
Soffre la fame e il freddo e la stanchezza, e più volte pensa di tornare indietro, nella casa che conosce così bene, ma c’è sempre Agim al suo fianco, e insieme possono affrontare tutto.
Così come affrontano la vita e tutto quello che si para loro davanti, rubando e mentendo, lavorando e crescendo, fra violenze e paura e voglia di qualcosa di più grande.
A 22 anni, però, Bujar è un narratore che potremmo definire inaffidabile: lui che è così abituato a cambiare se stesso, ad indossare ogni giorno una pelle diversa, a cambiarsi nome e genere e nazionalità, che non arriva mai davvero a conoscere e comprendere a fondo le persone che gli stanno intorno, distorcendo fatti ed emozioni.
Il fatto più evidente è quello che riguarda la sua relazione con Tanja, così abituata a farsi piccola per non farsi notare, a cercare di nascondersi e non creare problemi, e che Bujar tratta quasi con indifferenza.
All’inizio il suo comportamento nei suoi confronti non sembra neanche intenzionalmente cattivo, ma c’è uno strato di distacco e noncuranza fra lui e chi lo circonda che rende il finale della loro storia, già così tragico, ancora più straziante.
Per tutto il romanzo proviamo un sentimento molto simile alla pena per il protagonista, per tutto ciò che ha dovuto subire, fino a quel momento sul finale che sembra ribaltare le carte in tavola e mostrare una nuova faccia di Bujar, più fredda e calcolatrice e manipolatrice che mai.
Ma mi piace pensare che il suo comportamento non fosse volontario, che alla fine Bujar abbia vissuto troppe vite, sia stato troppe persone diverse, ed abbia finito per alienarsi quasi del tutto dalle persone che gli stavano intorno, persone vere con veri sentimenti, che non erano pronte ad affrontare una realtà manipolata da lui in quella maniera.
Credo che Bujar, con tutta la sofferenza e i soprusi che aveva sulle spalle, non fosse in grado di comprendere e riconoscere ciò che era giusto da ciò che era sbagliato.
SPOILER Così come mi piace pensare che, alla morte di Agim, i due siano diventati uno, perché l’idea di vivere separati era semplicemente impensabile. FINE SPOILER
E così Bujar è diventato un essere doppio, triplo, molteplice, prendendo in sé i punti di forza e i sogni e i sentimenti di Agim, la sua fluidità e la sua libertà, e ha cercato di adattarli alla vita che si è trovato ad affrontare, con i traumi passati e l’immenso dolore della perdita.
Il modo in cui Statovci parla di identità è reale e crudo, ci grida la sua verità dalle pagine ed è impossibile non rimanerne toccati.
(Non mi è piaciuto affatto il ripetuto deadnaming dei personaggi, fatto anche dai personaggi stessi, come Tanja che si presenta come “Ciao sono Tanja, ma non davvero, il mio vero nome è Tom”. Ehm, no. Perché una donna trans dovrebbe dire una cosa simile? Soprattutto una insicura e spaventata come Tanja.)
Mi è piaciuto molto il modo in cui racconta la storia dell’Albania con i suoi eventi politici e vecchi miti, le discriminazioni razziali verso altri popoli e come Bujar stesso tenta di sfuggire alle proprie origini, inventandone sempre di diverse.
Un romanzo che è un viaggio, sia interiore che esteriore, dall’Albania all’Italia, dagli Stati Uniti alla Finlandia, e di nuovo in Albania, dove torna ad affondare con un senso di sconfitta.
Lo stile di Statovci è molto intelligente e preciso, scorrevole nonostante la densità degli argomenti e della prosa stessa, mai scarna o piatta, e sa giocare perfettamente con il dolore del protagonista, mescolando i fatti veri con le reinterpretazione del suo io camaleontico.
Non mi aspettavo che questo libro potesse colpirmi con tanta forza, sia nelle sue parti più dolci che in quelle più terribili, e il fatto che Statovci lo abbia pubblicato a soli 26 anni è prova del suo enorme talento.
Avrò bisogno di una pausa per riprendermi dalla lettura, ma recupererò sicuramente tutte le sue opere.
Se siete interessati, potete acquistare il libro direttamente al link qui sotto:
(In qualità di Affiliato Amazon io ricevo un guadagno dagli acquisti idonei)
– / 5Grazie per aver votato!document.cookie.match(/(^| )post_vote_1522=av_\d+(;|$)/)&&document.getElementById("av-rating-box-1522").classList.add("av-review-submitted")L'articolo LE TRANSIZIONI – PAJTIM STATOVCI proviene da Lego, Legimus.