N.S.O.E. – VANSKY

Ringrazio molto Vansky per avermi inviato una copia del suo romanzo!
Sette sconosciuti si ritrovano nella hall di un hotel di New York, pronti per iniziare una grande avventura: un viaggio attraverso l’America, con destinazione Los Angeles.
L’organizzatore del viaggio, il Pastore, li informa all’ultimo secondo di non poter partecipare alla traversata, e i sette avventurieri partono da soli, in un viaggio alla ricerca di sé stessi, un viaggio per comprendere la vita e conoscere le persone che li accompagnano, per imparare a sognare e a vivere a pieno.
Questo romanzo è una specie di diario di viaggio, in parte guida turistica e in parte romanzo di formazione (ma per adulti).
La storia si svolge in maniera naturale, seguendo il percorso dei protagonisti e il modo in cui ognuno di loro affronta queste nuove avventure e il passato che si porta dietro.
I personaggi sono Aberdeen (bello, ricco e viziato), Amber (bella, spogliarellista dal passato turbolento), Kiki (artista senza fortuna), Brenda (scienziata che ha dedicato tutta la sua vita all’astronomia), Emily (casalinga timida e frustrata), Logan (colto e silenzioso) e Jacob (affascinante e con un bicchiere di whiskey sempre in mano).
Ognuno di loro ha un sogno da raggiungere e qualcosa nel passato a cui sfuggire.
I personaggi sono abbastanza diversi fra loro e caratterizzati, ma risultano un po’ troppo stereotipati (con qualche commento sessista qua e là, tipo definire delle ragazze “pietanze calde e succulente”) ed è difficile entrare davvero in sintonia con loro.
Il viaggio attraverso l’America è interessante, anche se forse un po’ troppo didascalico (la prima metà di ogni capitolo, con l’introduzione di ogni nuova tappa, sembra quasi una guida turistica di italiani per italiani, che lascia un po’ un senso di estraneità che poco si addice a dei personaggi che dovrebbero essere effettivamente americani).
Comunque è piacevole attraversare tutti questi luoghi diversi, dalla natura alla città, dal deserto alle mille luci di Las Vegas.
Il finale non mi ha convinto completamente, soprattutto per la “rivelazione” che sembra un po’ forzata e alcuni personaggi che si perdono completamente (se Aberdeen non avesse intrapreso il viaggio non sarebbe cambiato nulla nella sua vita).
La scrittura di Vanksy è semplice e scorrevole, a tratti un po’ forzata nella ricerca di grandi immagini poetiche e nell’analizzare i grandi viaggi interiori dei personaggi (così come i dialoghi, che risultano poco naturali e un po’ meccanici), ma la lettura risulta abbastanza fluida.
Questo è un problema molto comune fra le opere auto-pubblicate, ma non è niente di insormontabile.
In generale risulta un romanzo piacevole, che forse punta un po’ troppo in alto affrontando temi in maniera un po’ troppo semplicistica, ma che riesce a tenere compagnia al lettore.
Carino e gradevole, una lettura adatta a tutti.
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