Calisna Śepu

Negli ultimi anni è in corso una profonda revisione cronologica inerente la presenza etrusca nel territorio della Val d’Elsa , volta reinquadrare storicamente ogni ritrovamento fatto, dato che ii vecchi studi, come per il resto dell’Etruria, sono condizionati dalle “cacce al tesoro” delle necropoli, frutto sia dei tombaroli, sia degli archeologi dei secoli scorsi, che suddivisero, decontestalizzandoli e privandoli di di uno studio approfondito, i reperti tra numerose collezioni privare L’attuale inversione di tendenza nell’impostazione delle ricerche indirizzate a privilegiare finalmente sia i siti abitati che un miglior coordinamento fra le varie discipline archeologiche, sta portando i moderni specialisti a risultati sorprendenti ed inaspettati su tutta l’area. Uno di questi risultati è il chiaro delinearsi di un territorio “Casolano” ben definito ed organizzato.

La Val d’Elsa, come del resto tutta l’alta valle del fiume, ha solo occasionali testimonianze attinenti al Paleolitico, dovute più alla scarsità di sistematiche e mirate ricerche, che all’effettiva mancanza di questa facies culturale. Di diversa importanza sono i ritrovamenti protostorici, pur meno numerosi di quelli rinvenuti a Casole. Su tutti, le due tombe eneolitiche a grotticella in località Le Lellere, presso il capoluogo, ampiamente danneggiate da lavori stradali, ma con reperti sufficienti per lo studio e la datazione.

Mancano ufficialmente ritrovamenti della prima età del ferro ( il cosiddetto Villanoviano), essendo il ritrovamento di Nerbona riferibile alla metà/fine del VII sec. a. C. mentre, i recenti scavi hanno pemesso di individuare uno stanziamento di quel periodo, a Monteriggioni. È però con il periodo etrusco propriamente detto, dall’arcaismo a tutto l’ellenismo, che la Val D’Elsa diviene un importante crocevia da e per l’Etruria centro -settentrionale.

Una testimonianza di questo boom economico è la necropoli del Casone, i cui primi ritrovamenti risalgono al 1697; Umberto Benvoglienti segnalò il ritrovamento di una sepoltura oggi non più rintracciabile ma nota come “Tomba dell’Alfabeto di Colle”: mostrava dei segni alfabetici dipinti sulle pareti Altri ritrovamenti casuali, dei quali resta memoria, avvennero nella seconda metà dell’ ‘800 sinché nel 1892 impiantando un vigneto nei terrini di Terrosi, furono scoperte alcune tombe e un anno più tardi venne individuata la tomba n. 7, nota in letteratura come “Tomba dei Calisna Śepu”, un sepolcro inviolato che accoglieva un intero nucleo familiare aristocratico, il più consistente rinvenimento di questo periodo avvenuto in Etruria settentrionale (450 reperti).

Per rendere l’idea della sua ricchezza, ecco il rapporto pubblicato da L.A. Milani nel 1894 nelle Notizie degli Scavi:

In un altipiano detto Malacena facente parte della tenuta del Casone di proprietà del sig. Giulio Terrosi, non lungi dalla stazione ferroviaria della Castellina in Chianti, eseguendosi i soliti fossati per una piantagione di viti, si rinvenne casualmente una tomba famigliare a camera, scavata nel tufo, con un pilastro centrale e banchine in giro, dalla quale si estrasse una assai copiosa ed importante suppellettile riferibile al sec. IlI a. C. Vi sono :
Trentacinque urne cinerarie delle quali quattro di alabastro e le altre di travertino.

L’urna principale, alta col coperchio m. 1,07 e larga 0,84, è di alabastro lumeggiato in oro. È bisoma, cioè fatto per le ceneri di due coniugi. Essi sono aggruppati sul coperchio dell’urna come recumbenti nel proprio letto. Sono i capi famiglia della tomba; ed i loro nomi sono scritti in bei caratteri nel fronte dell’urna foggiata a letto funebre:
mi : capra : calis’nas’ : lardai
s’epus’ : ariiiìalisla : cursmalx

Quattordici specchi di bronzo figurati.
Trentaquattro pezzi di orificeria.
Trentasette monete, fra le quali due dupondi di Volterra.
Quattordici vasi di bronzo di varie forme.
Trenta e più vasi verniciati, detti etrusco-campani, costituenti di per sé una stupenda collezione, con pezzi unici.
Ventotto vasi dipinti della Campania, per lo più krateri a campan
a.
Vi sono inoltre vari candelabri, anni e molti altri oggetti in ferro ; molti vasi locali di terra gialla di varia forma ; stoviglie che io giudico, imitazioni etrusche del genere campano ecc.
La suppellettile raccolta è tale e cosiffatta da potersi costituire con essa un Museo particolare. Il sig. Terrosi la fece trasportare di questi di appunto in Firenze nella sua abitazione per costituirvi un Museo privato. Egli promise di dare al nostro Museo Etrusco
Centrale una rappresentanza di essa. Dal mio canto promisi di illustrare la importante scoperta con una memoria a parte. Frattanto si sta ripulendo e ristaurando gli oggetti principali per poterli studiare e descrivere esattamente.”

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Published on March 22, 2022 06:00
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Alessio Brugnoli
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