Il tempio di Asclepio di Akragas

Il cosiddetto tempio di Esculapio è posto al centro della piana di San Gregorio, in corrispondenza di quella che in antico era la strada per Eraclea : è associato a questa divinità sia per la testimonianza di Polibio, che racconta che i consoli romani M. Valerio e Q. Ottacilio, nell’assedio di Akragas (263 a.C.), avevano diviso l’esercito romano in due parti, una delle quali era posta presso il tempio di Esculapio e così furono piantati gli alloggiamenti e tutto l’apparato bellico, specificando la distanza dalla città otto stadi e mezzo, ossia 1480 metri, verso mezzogiorno. Inoltre, come ulteriore prova dell’identificazione, sono citati i risultati degli scavi di metà anni Ottanta, in cui si è evidenziato come il tempio fosse parte di un più ampio santuario.

Tuttavia, le perplessità rimangono: la distanza non corrisponde bene all’indicazione polibiana (che potrebbe avere carattere generico) e l’isolamento, la relativa modestia ed antichità (per il culto d’Asclepio) dell’edificio lasciano perplessi sull’identificazione. Non solo da Polibio era conosciuto ed apprezzato il tempio di Esculapio, ma anche da Cicerone che nelle sue Verrine descrive con ammirazione una statua di Apollo (il padre del dio Esculapio), capolavoro del celebre scultore Mirone. Cartaginesi e Romani cercarono di sottrarla agli Agrigentini. Si narra infatti che i punici l’avevano portata a Cartagine come bottino di guerra e che venne riportata ad Agrigento da Scipione dopo la vittoria romana su Cartagine. Ma anche il pretore Verre tentò di rubare la statua – come ricorda Cicerone – e solo con molta fortuna gli Agrigentini riuscirono a scoprire il tentativo e da allora fecero guardare a vista, notte e giorno, i templi della città da attenti sorveglianti.

Ancora Cicerone ci dice che il tempio di Esculapio era un “famosissimum fanum”, cioè un famoso santuario. Esso infatti aveva la duplice funzione di ospedaletto e di santuario. Esculapio era il dio della medicina e i suoi santuari erano meta di incessante pellegrinaggio di molti ammalati che cercavano nuove cure e di pellegrini che invocavano l’intervento divino o ringraziavano il dio per la guarigione ottenuta, lasciando poi nel santuario un ex-voto a testimonianza della grazia ottenuta. Si alternavano quindi giorno e notte devoti che compivano rituali abluzioni, sacrifici e recitavano preghiere prima di ascoltare le indicazioni dei medici per ottenere o conservare la salute. Certamente qui si praticava anche la medicina empirica di cui l’agrigentino Acrone fu uno dei maggiori esponenti.

Acrone era tra l’altro figlio del grande filosofo Zenone di Elea, quello dei paradossi che negava il movimento e il divenire, e amico intimo di Empedocle: cominciò la sua carriera come retore, ma data la politica agrigentina dell’epoca, in cui era facile lasciarci le penne, si orientò verso una più tranquilla medicina. Durante il suo apprendistato, compì molti viaggi in Egitto e in Asia, con lo scopo di raccogliere il maggior numero di informazioni dalle esperienze dei sacerdoti e dei medici in cui si imbatteva.

Si dice che Acrone abbia applicato una soluzione taumaturgica appresa in Egitto in occasione della peste del 430 a.C. ad Atene, e che, dietro suo consiglio, furono accesi dei fuochi di grandi dimensioni per le strade allo scopo di purificare l’aria.La soluzione si rivelò efficace e salutare per molti malati.Va tuttavia tenuto presente che non si fa menzione di questo fatto in Tucidide, e inoltre, anche se fosse vero che Empedocle o Simonide (morto nel 467 a.C.) scrissero l’epitaffio in onore di Acrone, ciò non implica necessariamente che quest’ultimo si trovasse ad Atene durante la peste.

Il suo talento come medico e il suo nuovo approccio alla medicina gli procurarono ammirazione e stima tali che gli fecero meritare l’epiteto di sommo o supremo tra i medici (lo stesso nome, Acrone, significa sommo). Tuttavia allo stesso modo, la fama gli procurò non pochi nemici, tra i quali spicca Empedocle, suo concittadino ed amico d’infanzia, il quale provava invidia del successo di Acrone. Diogene Laerzio ci racconta che avendo domandato Acrone agli Agrigentini, come premio dei suoi meriti, un luogo in città dove poter fabbricare una tomba destinata alla sua famiglia, Empedocle adoperò tutta la sua eloquenza affinché tale privilegio non gli venisse accordato. Nonostante queste opposizioni, i cittadini acconsentirono facilmente a queste richieste e sulla lapide fu inciso un ironico epitaffio attribuito ad Empedocle o a Simonide. di cui ho accennato prima, che in latino fa così

Acronem summum Medicum summo patre natum, in summa tumulus summus habet patria.

Insomma, una sorta di scioglilingua.L’innovazione che Acrone introdusse nella medicina del tempo fu la maggiore attenzione riservata ai fatti. Egli sosteneva che la medicina dovesse dipendere unicamente dalla pura esperienza, dall’esatta osservazione dei fatti e che tutte le astratte speculazioni non erano solo superflue, ma anche dannose; insomma, aveva introdotto una sorta di versione ellenica del rasoio di Ockam

Tornando al nostro tempio, eretto nel IV secolo a.C, è di ordine dorico con pronao in antis; sorge su una piattaforma e presenta una suddivisione in pronao, cella e pseudo opistodomo (quest’ultimo, infatti, appena accennato, presenta due mezze colonne sporgenti all’esterno appoggiate sul muro pieno di fondo della cella). Particolarità insolita dell’edificio è il falso opistodomo rappresentato da due semicolonne fra ante nella parte esterna del fondo della cella, che vuole così imitare una struttura amfiprostila. Sono note anche parti della trabeazione, con gronde a testa leonina, fregio e geison frontonale. Il Tempio di Asclepio era, in se stesso, un edificio molto modesto: lungo m.22,144 e largo 11,118, occupa una superficie di mq.246,196, e la sua decorazione era di gran lunga inferiore ai templi dorici classici. Lo spessore delle mura è di m.0,55; il diametro delle colonne è di m.1,10.

Dell’area monumentale parte un ampio peribolo lungo il quale si aprono numerosi ambienti destinati ai pellegrini e, comunque, connessi con gli scopi terapeutici del santuario; una grande cisterna, un portico colonnato e un naiskos.

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Published on December 26, 2021 02:47
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Alessio Brugnoli
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