Emily * Capitolo otto – seconda parte

Titubante, Emily seguì la governante per raggiungere il salotto, dove l’attendeva Mr Wood. L’occhiata di apprezzamento che le rivolse le suscitò un’inattesa soddisfazione ma riuscì a malapena a rispondere al suo saluto. Lui le offrì il braccio per condurla in sala da pranzo.

Durante la cena parlarono poco e solo di argomenti impersonali, anche per la presenza del cameriere. Quando si accomodarono in salotto, finito di mangiare, lui si versò del porto.

«Ne volete?» le chiese.

Emily rifiutò con un cenno del capo, anche se forse bere un sorso di quel vino liquoroso le avrebbe infuso il coraggio necessario per affrontare la conversazione che l’attendeva. La presenza di Mr Wood l’aveva di nuovo confusa e non era più sicura di voler mantenere la risoluzione maturata poche ore prima in camera, nonostante avesse ben chiari i motivi che gliel’avevano suggerita.

La sua incertezza aumentò quando Wood si accomodò sulla poltrona di fronte al divano su cui si era seduta, il bicchiere in mano e il busto un poco proteso verso di lei.

«So che non avete avuto molto tempo per riflettere» esordì con tono di voce pacato «ma è necessario che sappia se ritenete il nostro matrimonio possibile. Non possiamo ignorare che per qualche altro mese Mr Davies è il vostro tutore e questo, nel caso in cui non voleste sposarmi, mi pone due problemi.»

Lei rimase lo guardò con aria interrogativa e Wood le spiegò: «Se si venisse a sapere che siete sotto il mio tetto senza uno chaperon la vostra reputazione sarebbe rovinata.»

Emily annuì, era vero, non poteva eludere certe regole fondamentali, anche se riteneva che nella sua situazione non fossero poi così importanti. «E l’altro problema?» chiese.

«Intendo proteggervi da vostro zio e se non posso farlo come marito devo trovare in fretta un altro modo che però, come ho detto, vi metta al riparo da ogni illazione e pettegolezzo.»

«Capisco.»

Emily era sorpresa e incredula: quell’uomo che quasi non la conosceva e da cui era fuggita le aveva appena assicurato che, in ogni caso, si sarebbe preso cura di lei. Era molto più di quanto chiunque avesse fatto, compresi i suoi genitori, per i quali allevarla era stato soprattutto un dovere da compiere seguendo determinati principi. Aveva sbagliato nel giudicare Mr Wood un orco. Certo, non era nemmeno un principe azzurro: le aveva parlato di protezione, non di sentimenti. Ma mentre la ragione le diceva che quelle promesse erano molto più concrete e importanti dell’amore che aveva sognato prima di William, al cuore non bastavano.

Lui si alzò e le sedette accanto; le prese una mano chiudendola fra le sue e carezzandole lievemente il polso con il pollice, dicendo con dolcezza: «Vedete, Emily, sarebbe tutto più semplice se diventaste mia moglie.»

Lei fu percorsa da un brivido e desiderò potersi abbandonare alle sensazioni che le suscitavano la vicinanza e il tocco di Mr Wood. Erano la promessa di qualcosa. Qualcosa di più forte, di più bello, di più intenso. Qualcosa che solo con lui avrebbe potuto assaporare. Fra i loro occhi passò come un dialogo silenzioso ed Emily intuì che anche lui era turbato, il suo sguardo era carezzevole e intenso.

«Sposatemi» la invitò, la voce calda e appena roca. Le sfiorò con le lebbra il dorso della mano, senza smettere di guardarla.

Emily sentì un’ondata di calore irradiarsi dal punto in cui la bocca di lui si era posata sulla sua pelle e, mentre il rossore le saliva alle guance, mormorò: «Sì, vi sposerò, Mr Wood.»

Lui soffocò un sospiro di sollievo: «Thomas. È il mio nome e mi piacerebbe che lo usaste.»

Dopo un istante le baciò ancora la mano, poi la lasciò, riprendendo un atteggiamento composto e parlandole con la consueta cortesia distaccata, tanto che la giovane si chiese se non avesse frainteso tutto, pochi istanti prima.

«Come avete capito è opportuno che il matrimonio venga celebrato entro pochi giorni» le disse. «Mi sono procurato una licenza speciale poche settimane fa, perciò non abbiamo alcun motivo di aspettare.»

«Così presto?» balbettò lei.

«Prima sarete mia moglie e prima sarete al sicuro da Davies.»

«Va bene» disse piano Emily, che per qualche istante aveva scordato che quel matrimonio aveva lo scopo di sottrarla alla tutela dello zio.

Lui aggiunse: «Ci sposeremo nel Hertfordshire con una cerimonia intima, se siete d’accordo.»

Lei annuì, titubante. Stava accadendo tutto così in fretta.

«Sono stanca» mormorò. «Adesso vorrei ritirarmi.»

«Naturalmente, è stata una lunga giornata, per voi. Penseremo domattina a ciò di cui avrete bisogno.»

Emily annuì e si alzò. Lui fece altrettanto poi le posò con delicatezza le labbra sulla fronte: «Buonanotte, Emily.»

«Buonanotte, Thomas» gli rispose, sempre più confusa.

Poco dopo la giovane era di nuovo sola nella sua stanza e si chiedeva se avesse male interpretato i gesti e gli sguardi di Mr Wood. La sensazione che anche lui fosse attratto da lei l’aveva convinta ad accettare la sua proposta, anche se forse l’avrebbe fatto comunque. Non era più sicura di niente, ma sapeva che non aveva paura di lui e che il proprio cuore, immemore della delusione provata a causa di William, era pronto ad abbandonarsi all’affetto per l’uomo che sarebbe diventato suo marito. La cosa la spaventava perché aveva paura di soffrire ancora ma nello stesso tempo le pareva che la prospettiva di un rapporto poco più che formale fosse ben più misera.

Aveva deciso il suo destino in pochi minuti e poteva solo sperare di non aver commesso un errore.

Si coricò tormentata dai dubbi ma la stanchezza ancora una volta le regalò un sonno profondo.

Passato in biblioteca, Wood si versò di nuovo da bere, stavolta un brandy. Alzò il bicchiere in una sorta di brindisi a Miss Harrison, Emily, che lo aveva stupito piacevolmente acconsentendo al matrimonio senza troppe esitazioni: un bel passo avanti dal momento che poche settimane prima era fuggita per non sposarlo. Evidentemente era bastato che le parlasse e le spiegasse la situazione per convincerla a diventare sua moglie. Questo lo incoraggiava a sperare di non dover mantenere la promessa di rispettarla che le aveva fatto, promessa di cui era pentito e che del resto era inutile, perché non l’avrebbe comunque costretta a qualcosa che non volesse anche lei.

Quando la giovane aveva pronunciato il suo nome nel salutarlo si era limitato a darle un casto bacio, ma per un istante aveva immaginato di condurla in camera e farla sua, senza aspettare la prima notte di nozze. Ogni volta che le era vicino sentiva il desiderio di lei salire come una marea e imporsi un comportamento distaccato e galante fingendo indifferenza gli costava sempre di più. Qualche settimana prima aveva pensato davvero di sposarla soprattutto per proteggerla da Davies, ma le cose erano cambiate e l’attrazione che provava per lei diveniva sempre più intensa, come il fastidio che lo pervadeva ogni volta che gli tornava alla mente il nome di Marshall, anche se lei aveva affermato di non tenere più al giovanotto. Non poteva essere geloso di lui.

Oppure sì?

Il pensiero lo sorprese a tradimento. Riempì di nuovo il bicchiere senza però portarlo alle labbra e lo fissò senza vederlo. Si stava dunque innamorando della ragazza? Strinse le dita intorno al cristallo all’idea di quella complicazione inattesa e inopportuna. Era ancora in tempo per contrastare quel sentimento nascente? E in che modo avrebbe potuto riuscirci?

 •  0 comments  •  flag
Share on Twitter
Published on October 21, 2021 09:50
No comments have been added yet.