Guide turistiche per pellegrini medievali

Firri iterum dixit: Bone Tirri, Romam ire volo, expedias me de itinere.
Gi Tirri: Qua via vis procedere?
Et ille: Versus vallem Maurianam; sed prius ibo in Daciam pro equo, et sic procedam de Stadio.
Ad quem Tirri: Loca tibi nominabo et miliaria interponam.

Questo brano, in latino medievale è opera di un personaggio alquanto interessante, Alberto di Stade, che nacque verso la fine del XII sec. e divenne nel 1232 Abate del Monastero Benedettino della Santa Vergine Maria di Stade, allora importante città anseatica portuale situata alla foce del fiume Elba, in Germania.

Convento che, per le sue proprietà terriere, era smodatamente ricco e che nell’ambito della politica locale, godeva di una grandissima influenza, cosa di cui i monaci ne approfittavano senza ritegno, tanto bisbocciando e poco pregando. Per loro sfortuna, Alberto era un sant’uomo, oltre che un colto letterato e ahimé non condivideva questo andazzo, tanto che, sia con le buone, sia con le cattive, cercò di mettere in riga i suoi sottoposti, i quali però fecero orecchie da mercante, appellandosi a tutte le clausole, scritte in piccolo, tipo assicurazione, della regola conventuale.

Stanco di questa resistenza passiva, il nostro eroe tentò il colpo gobbo: per togliere ogni argomento ai monaci pelandroni e gaudenti, decise di cambiare la regola conventuale, passando da quella benedettina alla cistercense, che prevedeva una disciplina ecclesiastica molto più rigida e ovviamente, lasciava molto meno spazio a intepretazioni creative e pro domo sua.

Per fare questo, però, Alberto doveva ottenere il permesso di Papa Gregorio IX: il nostro eroe non si perse d’animo e così intraprese il suo viaggio verso Roma, il centro del cristianesimo, a piedi, con piccole imbarcazioni, a dorso d’asino. Il Papa diede il suo beneplacito alla riforma desiderata, ma i confratelli e l’arcivescovo di competenza, quello di Brema, la rifiutarono, interessati più un equilibrio di potere con la casata dei Welfen che ad un ulteriore impegno per la riforma del monastero. Deluso, Alberto si dimise dalla sua carica ed entrò nel convento dei Frati Minori di San Giovanni (votato all’ideale di povertà francescano), della città di Stade.

Dopo avere mandato al diavolo i suoi vecchi monaci, nel nuovo convento Alberto si dedicò alla suo hobby, la scrittura: da buon uomo medievale, scrisse uno sproposito di trattati di teologia, il Troilus, un poema sulla guerra di Troia e nel 1236 gli Annales, una cronaca in latino dei più importanti avvenimenti ecclesiastici e politici del suo tempo. Tutto questo sarebbe passato inosservato, se Alberto, che probabilmente aveva avuto qualche difficoltà durante il viaggio verso Roma, non avesse deciso di raccontare la sua esperienza, fornendo delle dritte utili a chi avesse voluto imitarlo.

Per non annoiare troppo i lettori, Alberto utilizzò come artifici narrativo il dialogo tra due frati pellegrini romei, giovani litterati, curiales et curiosi: Tirri e Firri. Dialogo che si svolge la vigilia di Natale del 1179, anno in cui morì Santa Ildegarda di Bingen e che fornisce diversi itinerari con dati precisi su luoghi a distanze da traversare, espresse in miglia, circa due chilometri, e anche sulle condizioni della strada, per il viaggio di andata e di ritorno da Roma.

Fra gli itinerari fornito da Albert von Stade c’è anche la prima descrizione della via del Brennero.

Di seguito un brano tradotto in Italiano

«Fratello Tirri, voglio andare a Roma, descrivimi il percorso che devo seguire».

«Buon fratello Firri, da dove vuoi passare?» chiede Tirri.

Firri risponde «Attraverso la valle Mauriana, ma prima andrò in Dacia a cavallo e così passerò da Stade.»

Tirri annuisce « Ti elencherò le località con le relative distanze: 10 miglia da Brema a Stade, 4 a Wildeshausen, 2 a Vectcha, 5 a Bramececke, 3 a Thekenebarch, 5 a Monasterium.»

Dopo avere terminato la sua narrazione con

Ecce Habes omnes fere vias itineris versus Romam”

Tirri passa poi a trattare del “trans mare iter versus Iherusalem”. Questo itinerario risulta assai più approssimativo, specie per quanto riguarda le distanze, misurate in giorni di navigazione. È probabile che Alberto in realtà non fosse mai stato in Terrasanta e attingesse le informazioni relative a quei percorsi da testimonianze altrui. Per curiosità ecco il percorso che il nostro eroe consigliava ai pellegrini

Dalle Fiandre, si giunge circa in due giorni e due notti di navigazione a “Cinkfal” sull’estuario della Mosa. Un tempo quasi eguale occorrerà per arrivare a Prawle (“Prol”), in Cornovaglia, e un giorno per giungere a St. Mahé (“Sanctum Matthiam”), in Bretagna. Tre giorni e tre notti di navigazioni saranno, poi, necessari per raggiungere Ferrol (“Far”), in Galizia, “iuxta Sanctum Jacobum”, si precisa, per indicare la possibilità di fare una breve deviazione per visitare Santiago di Compostella. Da Ferrol a Lisbona (“Leschebone”) occorreranno egualmente tre giorni e tre notti, e lo stesso tempo per arrivare allo stretto di Gibilterra, che viene chiamato “Narewese”, termine delle popolazioni scandinave. Da Gibilterra a Tarragona (“Arrangun”) si prevedono quattro giorni e quattro notti di navigazione, un giorno per giungere a Barcellona (“Barzalun”) e un giorno e una notte per arrivare a Marsiglia (“Marsiliam”). Da Marsiglia si può dire cessi la navigazione di cabotaggio, poiché si punta in direzione della Sicilia, giungendo a Messina in “quator diebus et quator noctibus”; poi, con un viaggio della durata di 14 giorni e 14 notti, si sbarca ad “Akkaron” (San Giovanni d’Acri – Akko), sulle coste palestinesi. A San Giovanni d’Acri termina praticamente l’itinerario poiché, dopo un breve accenno alla distanza da lì a Gerusalemme, si inizia a elencare i luoghi della Terrasanta legati alla vita di Cristo ed alle storie dell’Antico Testamento, sollecitandone la visita.

Ma Tirri e Firri non si limitano solo a dare indicazioni ai pellegrini, ma si divertono a lanciarsi sfide matematiche… Uno dei problemi che si pongono è questo

Buon Firri, ti proporrò anch’io un problema, e certamente più sottile.

Il mio signore, che voleva dare un banchetto, mi ha mandato alla città vicina a prendere il vino. Ho portato con me un recipiente capace di 8 misure. Riempito quello, alla taverna non restava altro vino. Tornando a casa ti incontro e anche tu stai andando a prendere il vino.

Mi chiedi da dove arrivo e ti rispondo: “Dal foro, sto portando il vino al mio signore”.

Mi chiedi quanto vino e ti rispondo: “Otto misure”.

Tu mi dici: “Anch’io sto andando a prendere il vino.”

Ti rispondo: “Non ne troverai.”

Mi chiedi allora di dividere il mio vino con te.

Ti chiedo se hai dei recipienti. Mi dici di averne due, uno da 5 misure e l’altro da 3.

Ti darò la metà, e cioè 4 misure, se saprai dividere il vino con questi recipienti.

Dividilo, oppure resterai senza vino.

Firri tacque e non riuscì a fare la divisione.

Tirri disse: “Farò io la divisione, se non sei capace. Deponi i tuoi recipienti. “

Se volete divertirvi a risolverlo…

Nonostante il successo relativo alla sezione pellegrinaggi, guide turistiche all’epoca scarseggivano, l’intero testo degli Annales fu perduto: solo a metà del 1800, fu scovato da un ricercatore nella biblioteca Herzog August di Wolfenbuttel.

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Published on October 07, 2021 06:57
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Alessio Brugnoli
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