Emily * Capitolo sette – prima parte

Emily camminava veloce, diretta alla casa di Miss Simpson, presso cui da alcuni giorni lavorava. Miss Simpson era una sarta che serviva le mogli di commercianti, medici, più in generale le donne appartenenti a quella che si poteva definire piccola borghesia. Aveva con sé una dozzina di lavoranti più e meno esperte ed Emily era l’ultima arrivata, quella con la paga più bassa e a cui toccavano tutti i compiti meno importanti e più antipatici. Era comunque un lavoro che le consentiva di pagare la misera stanza in cui alloggiava e acquistare il cibo appena sufficiente per sopravvivere. Aveva intenzione di cercare qualcosa di meglio, ma lo avrebbe fatto di lì a qualche mese, prima doveva ambientarsi un po’ in quella grande città, così diversa dai luoghi che aveva conosciuto. Ad ogni modo riteneva di essere stata molto fortunata a trovare un lavoro pochi giorni dopo il suo arrivo.

La sera rientrava stanca e questo l’aiutava a non tornare troppo spesso con la mente a William e alla delusione provata o allo zio e alla paura che la trovasse e la punisse. Mr Davies era di certo furioso con lei che aveva mandato all’aria i sui piani e probabilmente lo era anche Mr Wood. Nonostante ciò non era pentita della sua fuga, anzi.

Entrando nel laboratorio Emily si avvide che c’era un’insolita agitazione. Molly, una delle altre ragazze, le mormorò: «Miss Simpson ha promesso di consegnare gli abiti della signora Gray in anticipo di una settimana, dovremo lavorare fino a tardi nei prossimi giorni.»

La previsione della giovane si rivelò esatta e la sera successiva Emily fu perfino obbligata da Miss Simpson a trattenersi più delle altre: «Siete troppo lenta, è solo colpa vostra se non avete ancora finito l’orlo che vi ho assegnato. Detrarrò il costo delle candele dalla vostra paga, così forse imparerete a fare di più.»

Lei non protestò, quel lavoro le era necessario. In realtà si impegnava anche se detestava cucire e ancora di più farlo alla scarsa luce della candela. Era stata una fortuna che sua madre l’avesse costretta a imparare a usare ago e filo e a ricamare. Ricordò quanto le erano pesate le ore trascorse in quelle attività, sotto il controllo severo di Mrs Harrison, mentre cercava di distrarsi immaginando i luoghi lontani di cui leggeva nei libri, volumi presi di nascosto dalla libreria paterna perché non le era consentito scegliere le proprie letture, dato che ben poche erano considerate dai genitori adatte a una fanciulla. Sospirò piano sbirciando le compagne riordinare e uscire dietro Miss Simpson.

A tradimento nella penombra le apparve il viso di William. Si affrettò a scacciare quel ricordo, mentre le lacrime le salirono agli occhi. Se li stropicciò con il pugno, non poteva rischiare di macchiare l’abito che aveva in mano. Piangere non aveva senso, non amava più il giovane. Quello che la feriva era l’inganno, l’abbandono. E poi le pesava la solitudine. A Sethegrave Park aveva avuto l’amicizia di Timothy, i cavalli e il giardino di cui occuparsi. A Londra il timore di venire scoperta la induceva a non dare confidenza alle altre lavoranti che, comunque, non cercavano di avvicinarla perché avvertivano in lei qualcosa di diverso. Nel silenzio si chiese come sarebbe stato essere la moglie di Mr Wood ma si rispose subito che non voleva saperlo. La sua presenza la turbava, anche se non si trattava di vera e propria paura e certo non era ripugnanza, sensazioni che invece le suscitava la sola vista di Mr Cox. In realtà il vicino sarebbe stato un uomo attraente se i suoi occhi chiari non fossero stati tanto freddi. Comunque lui non le avrebbe perdonato di essere fuggita. Scosse piano il capo, imponendosi di smetterla con quelle inutili riflessioni, aveva fatto la sua scelta e doveva solo concentrarsi sul movimento delle dita, sui punti che dovevano essere piccoli, precisi, perfetti, invisibili. Nell’esiguo chiarore della fiammella si udiva solo il lieve frusciare del filo nel tessuto, un rumore ritmico, quasi ipnotico.

Infine poté andarsene. Era ormai buio e per strada c’erano poche persone. Si incamminò con piacere, era un sollievo muoversi dopo tante ore trascorse sempre nella stessa posizione con l’ago in mano e lo sguardo fisso sull’abito che stava orlando. I pensieri sembravano più leggeri all’aria aperta e perfino il futuro le apparve meno incerto. Aveva già un lavoro e una stanza a cui tornare e di sicuro con il tempo avrebbe migliorato la sua situazione

A un tratto sentì un rumore di passi rapidi dietro di sé ma quando capì di essere in pericolo era già troppo tardi per tentare di fuggire. Braccia forti l’afferrarono in modo rude, strappandole un grido di dolore. Qualcuno esclamò: «Piano, idioti, non dovete farle male» ed Emily, sgomenta, riconobbe la voce dello zio: era riuscita a trovarla e l’avrebbe condotta a Sethgrave Park per sposare Mr Wood.

«Muovetevi, la carrozza di Cox è dietro l’angolo» sibilò Davies.

Quelle parole stupirono e spaventarono Emily più di quanto già non fosse; si stava chiedendo cosa c’entrasse quell’orribile uomo quando si trovò qualcosa di morbido e umido sul viso mentre qualcuno continuava a stringerla da dietro le spalle. Tentò di liberarsi ma si sentiva sempre più debole e subito dopo perse conoscenza.

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Published on July 25, 2021 09:21
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