Daniel Deronda – George Eliot * Le mie letture

(titolo originale “Daniel Deronda” pubblicato nel 1876; edizione italiana da me letta del 2018, traduzione di Sabina Terziani, Fazi Editore)

Un romanzo impegnativo, questo è il primo aggettivo che mi viene in mente a proposito di “Daniel Deronda”. I personaggi principali sono così approfonditi dal punto di vista psicologico che quasi sembrano oggetto di studio, per i dettagli e i particolari con cui vengono descritte e motivate le loro azioni e i loro comportamenti.

Il protagonista, Daniel Deronda, è un giovane gentiluomo, pupillo di sir Hugo Mallinger, e non sa chi siano i suoi genitori. È una persona molto sensibile, attenta a non ferire gli altri. Dopo un’apparizione all’inizio del romanzo, Deronda ricompare a circa un quinto della storia. Infatti le sue vicende si alternano con quelle della giovane Gwendolen Harleth, una ragazza molto bella e viziata, abituata ad essere sempre ammirata.

Deronda la vede per la prima volta a Leubronn (immaginaria città tedesca di villeggiatura), in una casa da gioco, dove la ragazza è insieme a un’amica. Gwendolen vince ma dopo aver incontrato lo sguardo di lui inizia a perdere. Il periodo seguente, per quanto breve, mi pare possa fornire un’idea abbastanza precisa della giovane:

Gwendolen depositò dieci luigi nello stesso punto: era pervasa da quel particolare senso di sfida in cui la mente perde di vista ogni meta fuorché la soddisfazione di una resistenza rabbiosa, e include tra gli oggetti della sfida anche la sorte, cedendo alla puerile stupidità di un impulso dominante.

In seguito i due vengono presentati e Deronda assume per Gwendolen un ruolo inconsueto, divenendo per lei una sorta di consigliere-amico-coscienza, soprattutto dopo che la ragazza, la cui famiglia è divenuta povera improvvisamente, accetta un matrimonio di convenienza, con un uomo ricco che non ama e che, dopo le nozze, si dimostra tirannico e freddo.

Deronda è alla ricerca del proprio posto nel mondo e quando il caso lo fa imbattere in Mirah, una ragazza ebrea in gravi difficoltà, non esita a soccorrerla e lo fa con delicatezza e rispetto. La conduce presso una famiglia che conosce e che la ospita molto volentieri e poi l’aiuta a trovare un lavoro come insegnante di canto. Ecco come la giovane si presenta alle persone che l’hanno accolta in casa:

«Mi chiamo Mirah Lapidoth. Vengo da lontano. Sono arrivata qui tutta sola da Praga. Sono scappata, sono fuggita da cose tremende. Sono venuta a Londra per cercare mia madre e mio fratello. Sono stata tolta a mia madre quando ero piccola, ma pensavo di poterla ritrovare. Ho incontrato parecchi ostacoli… le case dove avevamo abitato non ci sono più… e non sono riuscita a trovarla. È da un pezzo che vago e non mi è rimasto molto molto denaro, per questo sono angosciata».

Temendo che i parenti di Mirah, se ritrovati, possano costituire una delusione per lei, Deronda inizia una sua ricerca, durante la quale conosce Mordecai, un ebreo malato di tisi, appassionato e studioso della storia del proprio popolo.

…l’ebreo dall’aspetto tisico, apparentemente fervido studioso di qualcosa, che come Spinoza si guadagnava il pane con un tranquillo lavoro manuale, non rientrava in nessuna delle previsioni di Deronda. Su Mordecai l’effetto del loro incontro era stato completamente diverso. Per molti inverni, conscio che la sua vita fisica si stava esaurendo e la sua solitudine spirituale espandendo, egli aveva concentrato ogni suo appassionato desiderio nella ricerca di una mente giovane in cui riversare la propria come testamento. Cercava un’anima abbastanza affine per accettare la missione di portare a maturazione il frutto spirituale della sua vita breve e sofferta. Era straordinario come la speranza, benefica illusione dei malati di tisi, in Mordecai non si volgesse affatto alla prospettiva della guarigione del corpo, ma fosse invece trascinata nella corrente della sua brama di trasmettere. Tale brama aveva faticosamente risalito l’abisso dell’abbattimento ed era cresciuta fino a diventare una speranza; e la speranza era diventata una ferma convinzione che, invece di essere smentita dalla chiara percezione del declino fisico, aveva assunto l’intensità della fede ottimista in una profezia alla quale rimaneva poco spazio per avverarsi.

Fra Deronda, che già aveva provato interesse per le dottrine ebraiche, e Mordecai si instaura un rapporto profondo che contribuirà, insieme ad altre circostanze, a mostrare al giovane quale sia la sua strada. Molto spazio viene dato ai dialoghi e alle descrizioni riguardanti le idee di Mordecai e la sua speranza di poter fare di Deronda il proprio erede spirituale; del resto ogni gesto, ogni decisione dei protagonisti viene – come ho scritto all’inizio – analizzata quasi al microscopio.

Non so se George Eliot (di cui ho letto parecchi anni fa solo “Il mulino sulla Floss”) avesse qualche interesse particolare per l’ebraismo, dato che ne fa uno dei temi principali di questo romanzo. Non mi pare che ci siano giudizi, né che la scrittrice si schieri da a favore o contro; racconta in quello che mi pare un modo oggettivo la situazione degli ebrei inglesi e la considerazione e i pregiudizi che i non ebrei hanno per loro.

La storia è divisa in otto libri per un totale di settanta capitoli. Questi i titoli dei libri:

I La bambina viziata

II Fiumi che si incontrano

III Le fanciulle scelgono

IV Gwendolen ottiene quello che vuole

V Mordecai

VI Rivelazioni

VII Madre e figlio

VIII Frutto e seme

Personaggi

Gwendolen Harleth, ventidue anni

Mrs Fanny Davilow, madre di Gwendolen e altre 4 figlie (sorellastre di G)

Alice, 16 anni, la maggiore delle sorellastre di Gwendolen

Isabel, 10 anni, la minore delle sorellastre di Gwendolen

Bertha, sorellastra di Gwendolen

Fanny,sorellastra di Gwendolen

Miss Merry, governante delle ragazze Davilow

Daniel Deronda, pupillo di sir Hugo Mallinger

Sir Hugo Mallinger

lady Mallinger, sua moglie, di venti anni più giovane

Henleigh Mallinger Grandcourt, erede di sir Mallinger

Mr Lush, suo cameriere personale e factotum

Mr Gascoigne, pastore, zio acquisito di Gwendolen

Mrs Nancy Gascoigne, sua moglie, sorella di Mrs Fanny Davilow

Anna, figlia dei Gascoigne

Rex, figlio dei Gascoigne

la famiglia Quallon, vicini di Gwendolen

Arrowpoint, vicini di Gwendolen

Herr Klesmer, musicista e maestro di musica (sposerà Miss Arrwpoint)

Lord Brackenshaw, vicino di Gwendolen

Mirah Lapidoth, ragazza ebrea

Mordecai, studioso ebreo, povero e malato di tisi

alcuni luoghi

Offendene, casa di Fanny Davilow e famiglia (in affitto)

Pennicote, canonica dello zio di Gwendolen

Quetcham Hall, casa degli Arrowpoin

George Eliot, pseudonimo di Mary Anne (Marian) Evans coniugata Cross (Arbury, 22 novembre 1819 – Londra, 22 dicembre 1880), è stata una scrittrice britannica, una delle più importanti dell’età vittoriana. (da Wikipedia)

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Published on July 01, 2021 14:46
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