Agatha Christie – C’è un cadavere in biblioteca * Le mie letture
(titolo originale “The Body in the Library” pubblicato nel 1941/42; edizione italiana da me letta del 1983, traduzione Alberto Tedeschi)
In questo romanzo è Miss Jane Marple trovare il colpevole, anche se il racconto verte in buona parte sulle indagini effettuate dall’ispettore Slack, dal colonnello Melchet, dal sovrintendente Harper e, soprattutto, da Sir Henry Clithering (ex capo di Scotland Yard). L’anziana signorina viene interpellata spesso da quest’ultimo per la sua capacità di fare paragoni tra persone coinvolte nel crimine e particolari riscontrati con quanto capitato nel villaggio di St. Mary Mead dove abita o fra le sue conoscenze, paragoni che le suggeriscono immancabilmente lo spunto per ulteriori approfondimenti e, infine, per scoprire la verità.
In questo mio commento al romanzo, come sempre, e in particolare per i gialli, racconto poco della trama, per non rischiare anticipazioni che potrebbero rovinare una lettura; preferisco soffermarmi sui particolari e periodi che per qualche motivo mi colpiscono.
L’inizio è davvero intrigante: a Gossington Hall dove abita il colonnello a riposo Arthur Bantry con la moglie Dolly, viene trovato un cadavere nella biblioteca. O, meglio, una cameriera avvisa i due del fatto ed entrambi i coniugi – ancora a letto al momento dell’insolito annuncio – faticano ad accettare che una cosa del genere sia davvero possibile, fino a che, dopo essersi alzati, hanno la conferma della realtà dell’avvenimento.

Nessuno pare conoscere la vittima, una ragazza molto giovane. La signora Dolly Bantry chiama subito Miss Marple, che abita nel villaggio vicino ed è sua amica, perché scopra cos’è successo e chi è l’assassino. Quando telefona a Miss Marple sono le otto meno un quarto, ora da quest’ultima considerata insolita/irregolare per una telefonata, perché le chiamate e gli inviti fra vicini “si facevano fra le nove e le nove e trenta”; a meno che a telefonare non fosse il nipote dell’anziana signorina:
Era pur vero che il nipote di Miss Marple, scrittore e, come tale, stravagante, talvolta chiamava alle ore più impensate, osando, una volta, telefonare a mezzanotte meno dieci. Ma quali che fossero le follie di Raymond West, l’alzarsi presto non vi era certo inclusa.
Non si può non cogliere una sottile ironia in questa descrizione di uno scrittore, mi pare…
La telefonata fra le due amiche è davvero particolare, soprattutto da parte della signora Bantry:
«Desideri che io venga lì?»
«Sì. Ti mando la macchina.»
La signorina fece, con aria perplessa: «Va bene cara, se credi ch’io possa sollevarti…»
«Oh, non ho bisogno di essere confortata. Ma tu sei così pratica di cadaveri.»
«Oh, no davvero. I miei piccoli successi son sempre stati per lo più teorici.»
«Ma sei così in gamba in materia… È stata uccisa, capisci, strangolata. Mi sembra che quando in una casa accade un assassinio tanto vale gustarselo, tu capisci cosa intendo dire. Per questo desidero la tua venuta, per aiutarmi a trovare il colpevole e chiarire il mistero o altro. Non trovi che sia una cosa eccitante?»
«Bé, certo, cara… se posso esserti d’aiuto…»
«Benissimo! Arthur sta facendo il difficile. Sembra pensi che io non ho proprio nessun motivo per divertirmi. Certo, capisco che tutto ciò è molto triste, ma, sarà forse perché non conosco la ragazza… e quando l’avrai vista capirai cosa intendo dicendo che non sembra per niente vera.»
La signora Bantry sembra terribilmente cinica, vero? E il concetto del divertimento lo ribadisce anche più avanti: “Ma questo è il mio assassinio, Jane, e io desidero gustarmelo tutto… Non sei di questo parere?”
Quando la signorina giunge a Gossington Hall, Dolly l’accompagna in biblioteca perché possa vedere il cadavere e la scena del delitto, ma l’agente Palk tenta di vietare loro l’ingresso nella stanza:
«Mi spiace, ma nessuno può entrare, signora. Ordini dell’ispettore.»
«Andiamo, Palk» disse la signora Bantry. «Voi conoscete bene Miss Marple.»
L’agente ammise di conoscerla.
«È molto importante che possa vedere il cadavere» disse la signora Bantry. «Non siate sciocco, Palk. Dopo tutto, è la mia biblioteca, no?»
L’agente si fece da parte. L’abitudine di cedere di fronte agli aristocratici era inveterata.
Le osservazioni fatte da Miss Marple si riveleranno poi determinanti per la soluzione del caso; ma voglio riportare un altro brano; mentre le due donne e l’agente sono ancora in biblioteca:
S’udì il rumore di un’auto che frenava bruscamente, fuori sulla ghiaia. L’agente Palk disse con ansia: «Dev’essere l’ispettore…»
La signora Bantry, conformandosi alla convinzione fermamente radicata in Palk per cui gli aristocratici non lasciano mai nessuno nei guai, si avviò immediatamente verso la porta, seguita da Miss Marple, e disse: «D’accordo, Palk, d’accordo.»
Il colonnello Melchett, anche su suggerimento di Arthur Bantry si reca a interrogare il giovane Basil Blake che sembra sospetto perché ha un’amica bionda come la vittima e perché “ha a che fare con l’industria cinematografica”, ma sembra proprio che non c’entri perché l’amica rientra in casa mentre c’è anche Melchett.
Da un controllo sulle persone scomparse la polizia realizza che la ragazza morta potrebbe essere Ruby Keene, una ballerina che lavorava a Danemouth, elegante stazione balneare non molto distante da St. Mary Mead, presso l’hotel Majestic; ed è proprio così: la ragazza viene identificata dalla cugina, Josie Turner, anch’essa dipendente dell’hotel.
Le indagini procedono dunque al Majestic, dove si recano anche Dolly Bantry e Miss Marple. Qui alloggiano fra gli altri Conway Jefferson, un ricco invalido, e come suoi ospiti la nuora Adelaide Jefferson con il figlio e il genero Mark Gaskell, entrambi vedovi. Il vecchio Jefferson aveva una particolare predilezione per Ruby e forse questo non era ben visto dai parenti acquisiti.
Queste ed altre persone che conoscevano Ruby e che perciò potrebbero averla uccisa hanno però tutte un alibi… Nuovi eventi e scoperte, però, consentono a Miss Marple di trovare riferimenti in precedenti fatti e di comprendere cosa sia accaduto, tanto che a pagina 158 (su circa 200 in tutto) la signorina confida all’amica Dolly di avere compreso chi è l’assassino.
Non svelo altro della trama, vi lascio invece qualche piccola nota su Miss Marple (e non solo).
Dopo che è stata presentata dalla signora Bantry a Mark Gaskell come esperta in delitti :
Mark Gaskell squadrò Miss Marple con una certa perplessità.
«Forse… scrivete racconti polizieschi?» disse con aria dubbiosa.
Sapeva che le persone più improbabili scrivevano romanzi polizieschi. E Miss Marple, nel suo abbigliamento da zitella vecchio stile, non aveva proprio l’aria di un’autrice di gialli.
«Oh, no, non sono intelligente abbastanza per quel lavoro.»
Una considerazione di Miss Marple (forse anche un giudizio sulle anziane signorine da parte dell’autrice?)
«Gli uomini» disse, con l’abitudine delle vecchie zitelle di considerare quelli del sesso opposto come una specie di animali selvatici «non sono sempre equilibrati quanto sembrano a prima vista.»
Poco prima della fine Jane Marple dice di sé:
«Vi ho già detto che io sono molto sospettosa. Mio nipote Raymond mi dice sempre, in modo affettuoso, che ho un cervello simile a una cloaca. Ed è suo parere che lo abbia la maggior parte della gente di stampo vittoriano. Io so soltanto che i vittoriani conoscevano molto bene la natura umana. …»
In conclusione, una trama interessante, in certo senso semplice, come le riflessioni che portano Jane Marple alla soluzione. Con le ormai consuete pennellate di ironia e in fondo un cenno di storia rosa… ormai anche questa consueta, almeno nei romanzi che ho riletto finora. E, una parte dell’ironia, è dedicata, chissà perché agli scrittori o scrittrici, soprattutto se di romanzi polizieschi…
Aggiungo un breve elenco di altri personaggi che non ho nominato, avendo appena accennato alla parte iniziale della trama, ma che non per questo sono meno importanti: George Bartlett, giovanotto ospite del Majestic; Raymond Starr, maestro di tennis e ballerino del Majestic; Pamela Reeves, studentessa; Dinah Lee, amica di Basil Blake; Hugo Mc Lean, amico di Adelaide Jefferson.