L’azzardo texano





Con parecchia superficialità, bisogna dirlo, i media italiani stanno affrontato la questione del ricorso del Texas contro la Georgia, Michigan, Pennsylvania e Wisconsin, per la questione del voto presidenziale: a loro parziale discolpa, è come tale vicenda sia parecchio complicata di suo e ben poco inquadrabile a chi conosce poco la storia americana.





Partiamo dal nocciolo del ricorso texano, tradotto, non proprio in maniera elegante, grazie a Google Cloud





Alcuni funzionari degli Stati convenuti hanno presentato la pandemia come giustificazione per ignorare le leggi statali in materia di voto per assente e per corrispondenza. Gli Stati convenuti hanno inondato la loro cittadinanza con decine di milioni di domande di voto e schede elettorali in deroga ai controlli legali su come le schede debbano essere legittimamente ricevute, valutate e contate. Che fossero o meno ben intenzionati, questi atti incostituzionali hanno avuto lo stesso effetto uniforme: hanno reso le elezioni del 2020 meno sicure negli Stati convenuti. Tali modifiche non sono coerenti con le leggi statali pertinenti e sono state apportate da entità non senza potere legislativo, senza alcun consenso da parte delle assemblee statali. Gli atti di questi funzionari hanno quindi direttamente violato la Costituzione.





Questo caso presenta una questione di diritto: gli Stati convenuti hanno violato le clausole delle leggi elettorali intraprendendo azioni non legislative per modificare le regole elettorali che disciplinerebbero la nomina degli elettori presidenziali? Queste modifiche non legislative alle leggi elettorali degli Stati convenuti hanno fatto si che il voto e il conteggio delle schede fosse in violazione della legge statale, che, a sua volta, violava la legge elettorale all’articolo II, sezione 1, clausola 2 della Costituzione degli Stati Uniti. Con questi atti illegali, gli Stati convenuti non solo hanno contaminato l’integrità del voto dei propri cittadini, ma le loro azioni hanno anche degradato i voti dei cittadini nello Stato ricorrente e in altri Stati che sono rimasti fedeli alla Costituzione.





Ossia, il contendere non è sui presunti brogli elettorali a favore di Biden, ammesso e non concesso che si siano stati, rientrano nella media fisiologica delle elezioni e di certo non in grado di alterare il risultato finale, ma su due questioni cardine della politica americana: i diritti degli Stati, questione che funse da alibi agli stati secessionisti ai tempi della guerra civile e la non delegation doctrine.





La prima questione è riconducibile a stabilire il perimetro di quanto le leggi dei singoli stati possano non essere allineate con quanto previsto con le disposizioni federali. La seconda, più complessa a spiegare, è relativa al fatto che il potere legislativo non possa delegare a una terza parte, il potere esecutivo, un’agenzia amministrativa o un’entità privata, le sue prerogative.





La contestazione del Texas e degli altri stati del Sud che sembra si stiano accodando è riconducibile proprio a questo: un singolo stato non può cambiare la sua legge elettorale se questa contrasta con quella federale, dato che ciò potrebbe violare il XIV emendamento, e soprattutto tale modifica non può essere decisa tramite atto amministrativo.





Per appoggiare tale tesi, è stata ritirata fuori una sentenza della Corte Suprema del 1935, quando era in guerra con Roosvelt, Schechter Poultry Corp. v. United States, in cui questa dichiarò che





“al Congresso non è permesso abdicare o trasferire ad altri le funzioni legislative essenziali di cui è così investito”





Ovviamente, gli stati querelati stanno evidenziando, in forme differenti tre cose, al di là dell’ironia che proprio gli ex Confederati si stiano trasformando nei difensori delle prerogative di Washington: la prima è che le loro decisioni, dato che aumentano la possibilità di esprimere un voto per i loro cittadini, sono in linea proprio con lo spiroto e la lettera del XIV emendandamento, che afferma





«Nessuno Stato potrà passare o applicare coattivamente alcuna legge che diminuisca i privilegi o le immunità dei cittadini degli Stati Uniti. Né alcuno Stato potrà, senza un processo legale, privare nessuno della vita, libertà e proprietà, né potrà rifiutare l’uguale protezione delle leggi alle persone che vivono nella sua giurisdizione»





La seconda, è che sentenze pensate in origine per la tutela delle libertà civili ed economiche non siano estendibili a norme che non limitano, ma determinano le modalità di voto. Infine, che queste norme sono provvisorie e derivanti da una causa di forza maggiore, la pandemia.





Posizioni razionali, ma che si scontrano con una serie di cavilli giuridici, basati sulla capacità texana di trovare precedenti giuridici. Per prima cosa, nel ricorso hanno fatto riferimento a una sentenza della Corte Suprema del 1997 la Foster v. Love, che parrebbe estendere anche ai regolamenti elettorali la non delegation doctrine e soprattutto dichiarava apertamente come la legge elettorale di uno stato non potesse contrastare con il regolamento federale.





Poi, si sono appellati alla recente sentenza sempre della Corte Suprema contro le restrizioni alle funzioni religiose decretate dal governatore di New York, Andrew Cuomo, per combattere l’epidemia di Covid. I giudici hanno sostenuto che l’ordinanza di Cuomo violasse il primo emendamento che protegge la libertà di esercitare il credo religioso.





The constitution cannot be put aside just cause there’s a pandemic





E questo deve anche valere per l’articolo II, sezione 1, clausola 2 della Costituzione degli Stati Uniti.





Premesso come il ricorso della Pennsylvania non sia indicativo, tra l’altro il caso Parnell / Kelly rimane pendente, è stata respinta la richiesta di provvedimento cautelare, proprio in attesa del ricorso del Texas, che diavolo succede nel caso i giudici della Corte Suprema lo ritenessero ammissibile e decidessero a suo favore ?





Il Texas chiede due cose: che il termine del 14 dicembre (data in cui i grandi elettori dovrebbero formalmente eleggere il presidente degli Stati Uniti) venga prorogato e che siano i parlamenti statali a doversi esprimere per selezionare a loro volta i grandi elettori: parlamenti statali che in Georgia, Michigan, Wisconsin e Pennsylvania risultano – non a caso – a maggioranza repubblicana.





Di conseguenza, Biden non avrebbe la maggioranza dei grandi elettori e quindi vigerebbe la procedura d’emergenza del XII emendamento





XII – (1804) Gli Elettori si riuniranno nei rispettivi Stati, e voteranno a scrutinio segreto per il Presidente e il Vice-Presidente, uno dei quali almeno dovrà non essere un abitante del loro stesso Stato; essi indicheranno nelle loro schede la persona votata come Presidente, e in distinte schede la persona votata come Vice-Presidente, e faranno distinte liste di tutte le persone votate come Presidente e di tutte le persone votate come Vice-Presidente, e del numero dei voti di ciascuno, liste che essi firmeranno e certificheranno e trasmetteranno sigillate alla sede del governo degli Stati Uniti, dirette al Presidente del Senato. Il Presidente del Senato, alla presenza del Senato e della Camera dei Rappresentanti, aprirà tutti i plichi certificati e i voti saranno contati. La persona che avrà il più alto numero di voti come Presidente sarà Presidente se tale numero è la maggioranza del numero totale degli Elettori nominati.E se nessuno ottiene questa maggioranza, allora tra coloro, non superiori a tre, che hanno il maggior numero di voti sulla lista delle persone votate come Presidente, la Camera dei Rappresentanti sceglierà immediatamente, a scrutinio segreto, il Presidente. Ma nello scegliere il Presidente i voti saranno dati per Stati, e la rappresentanza di ciascuno Stato disporrà di un voto; a tal fine il quorum [inteso come numero legale per la validità della votazione] sarà costituito da uno o più membri provenienti dai due terzi degli Stati, e la maggioranza degli Stati sarà necessaria per la scelta. E se la Camera dei Rappresentanti non sceglierà un Presidente, quando il diritto di scelta le sarà devoluto, prima del quarto giorno del successivo mese di marzo, allora il Vice-Presidente agirà come Presidente, come in caso di morte o altro impedimento costituzionale del Presidente. La persona che ha il più alto numero di voti come Vice-Presidente sarà Vice-Presidente se tale numero è la maggioranza del numero totale degli Elettori nominati, e se nessuno ottiene la maggioranza, allora fra i due numeri più alti della lista in Senato sceglierà il Vice-Presidente; a tal fine il quorum sarà costituito dai due terzi del numero totale dei senatori, e la maggioranza del numero totale sarà necessaria per la scelta. Ma nessuno che sia costituzionalmente ineleggibile all’ufficio di Presidente sarà eleggibile a quello di Vice-Presidente degli Stati Uniti.





Ora il Senato ha maggioranza repubblicana. Più complessa è la condizione nella Camera dei Tappresentanti, in cui 26 delegazioni statali hanno la maggioranza repubblicana. Venti stati hanno una maggioranza democratica. Le restanti delegazioni statali sono pari, 50/50, con l’Iowa indeciso in attesa di elezioni non chiamate. Per cui, a occhio, Trump e Pierce dovrebbero essere confermati, al netto di ricorsi di Biden.





A titolo di curiosità, dato che negli USA le cose non sono mai semplici, potrebbe accadere un ulteriore casino. Ora, le votazioni, per prassi devono avvenire a camere congiunte. Nancy Pelosi, essendo speaker della Camera, avrebbe la possibilità di vietare l’ingresso ai senatori, determinando uno stallo della situazione a tempo indefinito: se questo si prolungasse oltre il 20 gennaio, in mancanza di di un Presidente eletto, la Pelosi, quale più alta carica dello Stato, sarebbe per legge Presidente.





Ovviamente, tutti questi discorsi sono puramente ipotetici e applicando il principio di buon senso, è assai probabile che la Corte Suprema rigetti il ricorso del Texas… Ma in fondo, anche se fosse rigettato il suo ricorso, il Texas avrebbe tutto da guadagnare: avrebbe creato un procedente per modificare in maniera creativa e con un procedimento amministrativo le leggi elettorali, potendo così imporre delle regole che in modo più o meno esplicito, favoriscano i repubblicani a scapito dei democratici.

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Published on December 09, 2020 12:18
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Alessio Brugnoli
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