Claire * Capitolo 11 – seconda parte

Tom si lasciò andare a una risata, tranquillizzato perché non era accaduto nulla di irreparabile e lady Claire aveva avuto solo un po’ di paura, prova ne era che non aveva perso niente del suo caratterino. La giovane era davvero incredibile, invece di ringraziarlo lo rimproverava per non essere intervenuto prima.





«Volevo essere sicuro di non disturbare un eventuale idillio» mentì.





Lei protestò indignata: «Ha tentato di rapirmi. Voleva portarmi in Scozia per costringermi a sposarlo.»





«Siete arrabbiata solo perché Somershen non vi piace, altrimenti non vi sentireste tanto offesa» ironizzò Tom.





Claire gli si avvicinò e alzò un braccio, con la dichiarata intenzione di schiaffeggiarlo: «Come vi permettete?»





«Siate sincera con voi stessa» mormorò prendendole il polso. «Se qualcuno vi interessasse non esitereste a fuggire con lui, non rinuncereste per niente al mondo a un’avventura tanto romantica.»





Dicendo così Tom provò qualcosa che somigliava alla gelosia, nei confronti di quell’ipotetico qualcuno.





Claire fece una smorfia di dolore, le dita di Carlton premevano sullo stesso punto in cui la stretta di Somershen, molto più aggressiva, le aveva lasciato un livido.





«Perdonate. Fate vedere» disse subito Tom allargando la presa e riscuotendosi. Lei ritirò la mano e lui si dette dell’idiota, lady Claire non stava così bene come le sue parole lasciavano credere, come aveva potuto parlarle in quel modo? Inoltre avevano indugiato già troppo tempo in quel vialetto da soli: «Andiamo, vi accompagno al palco dai vostri genitori.»





Le porse il braccio che lei accettò senza protestare. Camminando piano al suo fianco, Tom fece l’errore di guardarla. Fino a quel momento si era imposto di osservarla in modo distaccato, per controllare le sue condizioni e se fosse ferita, invece si trovò a seguire il profilo del suo viso e poi il collo candido adorno di un filo di perle. Intuiva nel buio gli occhi verdi e la sua immaginazione disegnava il corpo che l’abito sottolineava.





Mentre cercava di distogliere il pensiero dalla donna che aveva davanti e da quello che avrebbe desiderato fare con lei, lei si fermò: «Vorrei che non raccontaste a mio padre quello che è successo.»





«Non posso tacergli una cosa del genere. E poi Somershen potrebbe tentare ancora di importunarvi.»





«Non credo che lo farà di nuovo, dopo il vostro intervento.»





Lui scosse il capo: «Devo comunque riferire al conte il comportamento del barone, è quello che ho promesso di fare.»





«Non oggi, e nemmeno domani. Glielo direte fra qualche giorno. Sarò prudente e non correrò rischi.»





Tom trovò strana quell’insistenza. Lady Claire voleva forse nascondere qualcosa al conte? E poi, perché si trovava da sola in quella parte del giardino, poco illuminata e frequentata da chi voleva appartarsi? Nell’urgenza di liberare la giovane da lord Somershen non si era ancora posto quella domanda e nel farlo provò una strana sensazione e l’esigenza di conoscere subito la risposta: «Ora che ci penso, non mi avete spiegato perché eravate senza accompagnatore così lontana dai vostri amici.»





«Avevo seguito lord Granthwood





Tom soffocò un’imprecazione. Non aveva notato che fra Claire e quel gentiluomo ci fosse un’intesa: era stato dunque così disattento? Si sforzò di non immaginarla con Granthwood e quasi non si accorse che lei stava aggiungendo qualcosa: «Dovevo consegnargli un messaggio senza che nessuno mi vedesse. Poi mi sono persa mentre cercavo di tornare alla rotonda e ho incontrato lord Somershen.»





«Un messaggio? Vostro?»





«Naturalmente no. Vi prego di non chiedermi altro. Non è un mio segreto ed è per questo che vorrei che mio padre non ne sapesse niente.»





Lui si sentì inspiegabilmente meglio dopo quelle parole e non riuscì a evitare di chiederle di nuovo con il consueto rude sarcasmo: «Vi siete forse dedicata a un altro complotto matrimoniale? Credevo che quello ai danni di Ravenridge vi fosse bastato.»





Questa volta Claire si risentì: «Smettetela di usare questi modi con me. Non avete nessun diritto di giudicarmi né di rimproverarmi. Ho avuto solo un ruolo di messaggero.»





«Un biglietto vero o scritto da voi?» ironizzò ancora lui.





«Siete insopportabile.»





«Può darsi. Ma se volete il mio silenzio dovete dirmi tutto. Sono garante della vostra sicurezza, ricordate?»





Si fissarono, entrambi seri e determinati.





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Published on November 25, 2020 00:01
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