Quando per lui ero brutta (e me lo faceva notare)

Con l'avvicinarsi dei 33 anni (ormai manca meno di un mese) ho osservato il mio corpo notando come nel tempo sia cambiato: ora più che mai vedo come dal collo in giù io abbia preso la struttura fisica di mio padre. Se mai avesse avuto dei dubbi sulla sua genitorialità, gli basterebbe guardarmi di profilo per trovare la conferma che la genetica non mente. Spoiler: entrambi non abbiamo sedere.
Non ho sempre amato il mio corpo, ci sono stati periodi in cui l'avrei voluto diverso, ma un conto è essere critici con i propri occhi, un altro è quando le critiche vengono da fuori, soprattutto se non richieste. E da qualcuno da cui ci si aspetta sostegno.
Tocca andare indietro a tredici anni fa, fino al mio ragazzo dell'epoca. A 19/20 anni non si brilla per intelligenza e lungimiranza, ma lui era sottodotato di queste due qualità in maniera particolare e ne dava brillante sfoggio.
Esempio: passeggiando per il centro incrociamo una ragazza senza capelli e con una bandana in testa e lui, senza neanche attivare il ponte cervello-lingua, mi fa: "Oh, ma come cazzo va in giro quella lì, pelata!". Io, muta dallo sconcerto. "Ma non vedi che è bianca come un cencio e ha perso anche le sopracciglia?! Sta facendo la chemio, idiota! Come ti viene di dare giudizi sul suo aspetto?!", questo è stato il mio pensiero, ma l'ho taciuto, virando sul più politicamente corretto: "Forse sta facendo delle terapie".
Avrei dovuto capirlo in quel momento che la sua superficialità era drammaticamente dominante.
Ho glissato, almeno finché le sue considerazioni si sono spostate su di me. Rimarcava di continuo che il bello della coppia era lui. "E io?", gli chiedevo. "Tu sei quella intelligente". Non pensate che ci fosse stima in questa frase, era solo una conclusione tratta di default perché andavo all'università. Cosa che, per altro, mi si torceva contro nelle liti, perché se ne usciva con la battuta uguale e contraria: "Non credere di essere più intelligente di me solo perché vai all'università".
Comunque: la persona con cui stai dovrebbe avere gli occhi foderati del famoso prosciutto, aiutarti ad accrescere la tua autostima, sottolineare i pregi e ignorare i difetti, lui invece faceva l'opposto.
Dei due ero la brutta, ero la grassa, era quella di cui poteva criticare ogni mio dettaglio di vestiario.
In particolare mi è tornato in mente, stamattina, un episodio: un sabato sera dovevamo andare in discoteca e io avevo messo un paio di pantaloni rossi larghi (a campana, tipo) in seta. Armani, eh, mica Nonna Pina. Lui si è rifiutato di andare in discoteca finché non sono tornata a casa a cambiarmi.
"Perché sono brutti. Perché stai male. Perché ti fanno un culo come una barca. Perché i miei amici poi mi sfottono. Perché mi fai fare brutta figura". Insomma, danneggiavo la sua immagine.
Nel suo ruolo di bello (qualifica del tutto autoattribuita; ce ne sono di ben più belli, credetemi) si sentiva autorizzato a demolirmi ed era convinto che mi dovessi bere ogni critica come acqua fresca.
Con il senno di poi, non avrei dovuto sprecarci il mio tempo con una persona così, però mi è servito a imparare cosa non deve fare un uomo, cosa non deve fare NESSUNO con la persona con cui sta insieme.
Ne sono uscita con l'autostima demolita, ma almeno so riconoscere una persona tossica se la incontro.
Con questo post non volevo dirvi nulla di speciale, ma solo condividere un pezzo del mio passato perché, se capitasse a voi, ve la diate a gambe levate più in fretta di come ho fatto io. Il tempo è troppo prezioso per sprecarlo con delle teste di c@zzo.
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