Tornando al memoriale di Sangallo
Un paio di settimane fa, avevo accennato al memoriale con cui Sangallo, dopo la morte di Raffaello, aveva criticato il progetto che l’Urbinate aveva concepito per la ricostruzione della basilica di San Pietro
Memoriale, presentato a Leone X, di cui presento il testo completo
Mosso più a miserichordia e onore di Dio e di Santo Pietro e onore e utile di vostra S(antità) che a utilità mia per fare intendere chome li danari che si spendono in Santo Pietro si spendono chon pocho onore e utile di Dio e di Vostra Santità perchè sono buttati via le chagioni sono queste infraschritte.In prima bisognia chonchordare la pianta la quale ettuta difforme e fare che vi sia chonformita (a tale riguardo, in margine: fare che vi sia qualche chapella grande oltre alla magiore perche non eie se none chapellette) la quale non ve ne perfettione in molti luogi.
Sechunda li pilastri della nave sono piu grossi che quelli della trebuna che voriano esere manche o almancho equali Tertia chonchordare li pilastri di fuora che sono dorichi e sono piu di dodici teste e vogliono essere sette.
Quarta achordare quelli di dentro se anno avere zocholo onnon per li inchonvenienti che fanno nelle chapelle. Quinta se segue chome e chominciato la nave grande sarà lunga e stretta e alta che parerà uno vicholo.
Sesta detta nave sara ischurissima e chosi i molti altri luogi della chiesa seguita chosi perche non li posono dare lumj buonj.
Settima la trebuna grande rimediare che non posi in falso e fare chosa sopra alli archi che plastri (sic) possino chonportare sendo fatti nel mo di che sono fattj li ornamenti non parlo se ne può fare quanto lomo vole sechondo la volontà del patrone.
E a tutte queste chose sopra schritte se può rimediare e choregiere e achompagniare e chonformare facilmente. Ànchora levare via le porte che passano delluna chapella in ellaltra che so infame che parono balestrere.
Ancora dico che lemicichlo che e fanno nelle teste delle chroci e falso in questo- pera non chel lavoro non sia perfetto in sè solo e bello ma inperfetto in questa opera perche resta lie non seguita e schonpagnia e chosa pesima.
Item le chornige di marmo che a fatto rafaello nelle chapelle sono false perche non vole eservj le risalite che vi sono- Item le chornige che a fatte Rafaello di tevertino dicho essere false in quello locho perche e chornicie fregio e architrave e falso e non po stare quando non a sotto e pilastri cho loro / chapitelli e basa quale qui non è”.
Esaminiamo punto per punto le argomentazioni di Sangallo: il nostro eroe, conoscendo bene l’oculatezza di Leone X, comincia giustificandosi con la volontà di segnalare gli sprechi che la prosecuzione del progetto allora in via di realizzazione avrebbe comportato per il papa. Da questo punto in poi, cominciano le sue lamentele, a partire dal fatto che a fianco del quadrato, l’area del presbiterio, sarebbe dovuta essere realizzata un’altra “chapella grande”; di conseguenza, il progetto mancherebbe di unità e coerenza.
Subito dopo Sangallo, evidenzia lo spessore delle paraste nella navata centrale sarebbe maggiore che nell’abside; con le loro proporzioni molto assottigliate, di 1:12, le paraste dell’ordine dorico esterno richiederebbero una correzione; per quanto riguarda l’interno, si dovrebbe prendere una decisione a proposito della zona basale, che avrebbe provocato problemi nelle cappelle; la navata centrale avrebbe dato l’impressione di un vicolo, lungo, stretto, ripido e molto male illuminato, come pure altre parti della chiesa; il rapporto della cupola principale con i suoi pilastri sarebbe staticamente svantaggioso, dal punto di vista sia del peso che della posizione; la decorazione sarebbe arricchita secondo l’arbitrio del committente; i passaggi fra le nicchie di 40 p, “infami”, darebbero l’impressione di feritoie; i deambulatori, di per se stessi lodevoli, si porrebbero però disorganicamente rispetto al restante corpo dell’edificio; il cornicione marmoreo di Raffaello nelle nicchie di 40 p sarebbe sbagliato, a causa dei suoi aggetti al di sopra delle lesene; il cornicione dell’imposta, sempre di Raffaello, in travertino, avrebbe la struttura di una trabeazione tripartita, mancando però le corrispondenti lesene della base e del capitello richieste dalla regola.
Tutti questi argomenti avevano già occupato il Sangallo dall’inizio della progettazione, nell’autunno 1518, anzi già dal suo ingresso nel cantiere di San Pietro, e per quasi ognuno di essi egli aveva proposto soluzioni alternative. Anche dopo la morte di Raffaello, queste critiche non avevano perso il loro significato: in più rimaneva irrisolto il nodo del coro del Bramante.
Raffaello nelle sue diverse proposte a Leone X aveva proposto o la sia demolizione e ricostruzione o il suo rivestimento con decorazioni che ne avrebbero alterato e nascosto le peculiarità spaziali: ora il fatto che costituisse ancora la pietra dello scandalo per Sangallo, fa sospettare come il Papa, nel suo desiderio di tagliare le spese inutili, esitasse ancora a metterci mano.
Il Memoriale è istruttivo anche perché dimostra quanto diversamente i due maestri la pensassero riguardo a momenti decisivi del programma, e contro quali resistenze interiori Sangallo debba aver messo in pratica le idee di Raffaello. Sangallo tenta sempre di perseguire principi quali funzionalità, chiarezza, logica, modularità delle forme possibilità tecnica di realizzazione, in contrapposizione alla monumentalità e l’impostazione gerarchica di Raffaello.
E con il senno di poi, è quasi un miracolo che entrambi abbiano collaborato, senza troppo scannarsi, così a lungo…
Alessio Brugnoli's Blog

