Ragione e sentimento – Jane Austen * impressioni di lettura #2

(titolo originale “Sense and Sensibility”, 1811; trad. Pietro Meneghelli; edizione da me letta ebook del 2010)[image error]


Un esempio, riferito alla moglie di sir John; lui ama avere sempre ospiti in casa, lei invece preferirebbe non averne tanti; questo brano riguarda l’invito che sir John ha fatto ad Elinor e Marianne:



Lady Middleton fu gettata in una considerevole agitazione dall’idea di ricevere così presto una visita di due signorine che non aveva mai visto in vita sua, senza avere alcuna garanzia in merito alla loro eleganza, e neppure sapere se fossero sufficientemente distinte, dato che le assicurazioni in proposito di suo marito e di sua madre valevano meno di niente. Il fatto che fossero parenti peggiorava ulteriormente le cose; e i tentativi della signora Jennings di consolarla dicendole di non badare tanto alla loro eleganza, poiché dopo tutto erano cugini, e si sarebbero sopportarti a vicenda, non potevano dunque avere un buon esito. Visto che ormai era impossibile impedire che venissero, Lady Middleton si rassegnò con tutta la filosofia di una donna beneducata, accontentandosi di rivolgere a suo marito un gentile rimprovero, cinque o sei volte al giorno.



Questa è la descrizione della camera che la signora Jenninng mette a disposizione di Elinor e Marianne nella sua casa di Londra (Charlotte è un’altra figlia della signora Jennings): trovo l’ultima frase davvero irresistibile.


La casa era bella e ben arredata, e alle due signorine fu subito messa a disposizione una camera assai comoda. Era stata quella di Charlotte, e sul caminetto era ancora appeso un paesaggio in fili di seta colorati da lei ricamato, a riprova del fatto che i sette anni trascorsi in una grande scuola di Londra erano andati a buon frutto.


Durante il soggiorno a Londra la famiglia di sir John Middleton si incontra con quella di John Dashwood e la Austen dipinge così l’intesa fra le rispettive mogli:



Lady Middleton fu ugualmente soddisfatta della signora Dashwood. C’era una sorta di freddo egoismo, sia nell’una che nell’altra, che le attirava reciprocamente, cosicché simpatizzarono a vicenda, assumendo un comportamento insulsamente convenzionale e mostrando una generale mancanza d’intelligenza.



Qui, dopo che John Dashwood si è lamentato parlando in più occasioni con questo e quello (anche con Elinor) delle spese che ha sostenuto e deve sostenere, l’autrice descrive un ricco pranzo da lui offerto e dà la sua caustica opinione sui partecipanti:



Il pranzo fu sontuoso, i domestici numerosi, e tutto testimoniava dell’inclinazione allo sfarzo della padrona di casa e delle possibilità del marito di accontentarla. Nonostante i miglioramenti e le aggiunte che stavano facendo a Norland, nonostante il fatto che il suo proprietario una volta era stato a un passo dal vendere in perdita se non avesse avuto in mano qualche migliaio di sterline, nulla mostrava il minimo segno di quell’indigenza che quelle confessioni avevano cercato di evidenziare; non si vedeva traccia di povertà, se non nella conversazione; ma lì la carenza era considerevole. John Dashwood non aveva molto da dire, per suo conto, che valesse la pena di ascoltare, e sua moglie ancora meno. Ma questo non era poi tanto grave, dato che era più o meno così anche per tutti gli altri visitatori, che dovevano tutti fare i conti con qualche deficienza che impediva loro di essere simpatici… mancanza di assennatezza, naturale o acquisita, mancanza di eleganza, mancanza di spirito… o mancanza di carattere.



Adesso mi diverto a fare qualche confronto…


La trama infatti mi richiama alla mente abbastanza quella di “Orgoglio e pregiudizio”, forse perché le protagoniste sono due sorelle – soprattutto una delle due – e perché certe situazioni mi sembrano piuttosto simili.


Elinor, per quanto meno sagace, ricorda Lizzie, mentre Marianne si avvicina a Jane. Willoughby è simile a Whickam, anche lui è un seduttore e ama la bella vita; Willoughby addirittura lascia dietro di sé una ragazza sedotta mentre Whickam a tanto non arriva (magari perché Darcy riesce a fermarlo prima).


La signora Dashwood, per quanto decisamente diversa dalla signora Bennet, è comunque piuttosto ingenua, affidandosi meno alla ragione di quanto lo faccia la figlia maggiore; si lascia infatti affascinare quanto la diciassettenne Marianne da Willoughby e non riesce a suggerire alla ragazza un comportamento un poco più prudente.


Infine Lucy Steele, che non perde occasione per sottolineare ad Elinor di essere fidanzata con Edward e di essere da lui amata, ricorda con la sua malignità la signorina Bingley.


Il colonnello Brandon, invece, a parte essere legato affettivamente con la ragazza rovinata da Willoughby, non mi pare che abbia alcuna affinità con Darcy.


Una rilettura piacevole e interessante, quasi una prima lettura perché non ricordavo molto della precedente. E poi ogni volta è comunque un po’ come la prima volta, secondo me. Questa sotto è la copertina del libro della prima lettura.


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Published on June 04, 2020 11:38
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