Sargon di Akkad

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Se c’è un uomo che ha colpito la fantasia degli antichi abitanti della Mesopotamia, fu proprio Sargon d’Akkad, il grande conquistatore. Di lui sappiamo ben poco, neppure il suo vero nome: Sargon infatti è la traslitterazione dell’accadico Sharru-kin, il vero re, che sembra essere più in titolo onorifico.


Sargon non fu il primo che unificò la Mesopotamia: prima di lui ci riuscirono, con le buone, Lugal-Anne-Mundu di Abab, soltanto che i trattati stipulati durante il suo lungo regno, fa concorrenza a Ramses II e a Luigi XIV, divennero carta straccia alla sua morte, e quel pazzo psicopatico di Lugalzagesi di Umma, una sorta di Pol Pot dell’epoca, convinto che il genocidio fosse il modo migliore per tenere in piedi uno stato.


Lugalzagesi, in una lunga iscrizione che ordinò fosse incisa su centinaia di vasi di pietra dedicati a En-Lil di Nippur, si vantava sia del fatto che il suo regno fosse esteso “dal mare Inferiore (golfo Persico), lungo il Tigri e l’Eufrate, fino al mare Superiore (Mediterraneo)”, sia di costruire ogni giorno una piramide con le teste dei suoi concittadini poco entusiasti nel pagare le tasse.


Sargon seppe coniugare la forza del leone con l’astuzia della volpe, capire il tempo in cui essere spietati e quello in cui essere clementi, e comprendere come una buona propaganda fosse un comodo strumento per puntellare il trono.


Da questa propaganda, nacquero decine di leggende e di storie, che sembra strano, riviste e rivisitate, sono entrate nella nostra Bibbia. Partiamo dalla sua origine


Mia madre fu scambiata alla nascita, mio padre non lo conobbi. I fratelli di mio padre amarono le colline. La mia città è Azupiranu, che è collocata sulle rive dell’Eufrate. La mia madre ‘scambiata’ mi concepì, in segreto mi partorì. Mi mise in un cesto di giunchi, col bitume ella sigillò il coperchio. Mi gettò nel fiume che si levò su di me. Il fiume mi trasportò e mi portò ad Akki, l’estrattore d’acqua. Akki, l’estrattore d’acqua, mi prese come figlio e mi allevò. Akki, l’estrattore d’acqua, mi nominò suo giardiniere.


Ossia, sotto diversi aspetti, la storia di Mosè. Continuando con il racconto, viene detto come Sargon divenne coppiere del re di Kish, Ur-Zababa, e durante quel periodo, sognò la dea Inanna annegasse quel sovrano nel sangue: Sargon rivelò il contenuto del sogno al proprio re e questi decide di farlo uccidere da Belištikal, capo dei fabbri, ma Inanna intervenne in favore di Sargon, racconto che ricorda assai le disavventure di Giuseppe in Egitto.


Tornato Sargon da Ur-Zababa, il re decise di inviarlo dal re Lugalzaggesi di Umma, con una tavoletta d’argilla che decretava la morte di Sargon.


Il nostro eroe, in qualche modo, purtroppo abbiamo perso le tavolette che parlavano di quella vicende, che sarà stata sicuramente romanzesca, riuscì a sfuggire alle grinfie del tiranno e tornato a Kish, la fece pagare con gli interessi a Ur-Zababa, organizzando una sorte di sanguinoso golpe.


Ora Kish, nella Mesopotamia dell’epoca, in cui il regime delle piogge era diverso da quello attuale, aveva un ruolo strategico fondamentale: chi deteneva il potere su quella zona aveva il controllo su gran parte dei canali di irrigazione che attraversavano tutta la regione.


Sargon approfittò di questa posizione di forza, prima per unificare la Mesopotamia del Nord, poi, per conquistare il sud, favorito dal fatto che il sumero medio non sopportava più il terrore e le stragi di Lugalzaggesi.


Per cui i soldati di Kish furono accolti come liberatori: Sargon sconfisse Lugalzaggesi nei pressi di Ur, lo catturò e, prima di farlo uccidere, lo espose al pubblico ludibrio in una gabbia davanti al tempio di Enlil a Nippur.


Le cose cambiarono poco dopo, quando i vari ensi, signori locali di Ur, capirono Sargon non aveva intenzione di tornarsene pieno di lodi e di onori a Kish, ma aveva intenzioni di prendere il posto di Lugalzaggesi.


Per cui, scoppiarono una serie di rivolte, ma le litigiose città sumeriche non riuscirono a fare fronte comune: per cui fu facile per Sargon sconfiggerle una alla volta. Così il re racconta gli avvenimenti.


Sargon, re di Akkad, sovraintendente di Ishtar, re di Kish, sacerdote consacrato di Anu, re della regione, grande vicario di Enlil, soggiogò Uruk e ne distrusse le mura; nella battaglia con gli abitanti di Uruk fu vittorioso; Lugalzaggisi, re di Uruk, catturò in battaglia; lo pose in ceppi dinnanzi alla porta di Enlil. Sargon, re di Akkad, nella battaglia con gli abitanti di Ur fu vittorioso; ne soggiogò la città e ne distrusse le mura. Soggiogò E-Ninmar, ne distrusse le mura, ne conquistò il territorio da Lagash fino al mare; nel mare lavò le sue armi. Nella battaglia con gli abitanti di Umma fu vittorioso; ne soggiogò la città e ne distrusse le mura. A Sargon, re della regione, Enlil non diede alcun oppositore; la regione del mare superiore al mare inferiore Enlil gli concesse


A valle di questa conquista, Sargon cominciò a riorganizzare i suoi domini: fece abbattere le mura alle città sumeriche, per impedire che tentassero a breve nuove rivolte, strinse accordi con le varie gerarchie sacerdotali locali, sua figlia Enkheduanna, la prima poetessa della storia di cui conosciamo, fu nominata sacerdotessa di Nanna, il dio della luna di Ur. Egli stesso si fece chiamare “il sacerdote unto di Anu” e “grande ensi di Enlil”.


In più riempì di monumenti Kish e Nippur: la prima divenne il centro dell’impero, mentre la seconda aveva il compito tradizionale di convalidare l’esercizio della regalità. Inoltre, per ribadire la sua regalità, come Costantino fondò una nuova città, Akkad, che gli archeologi stanno ancora cercando, il cui nome non deriva dal semitico, ma più sicuramente dal sumero. Il nome della città deriva dalla semitizzazione della parola sumera agade, che significa ‘corona di fuoco’, evidente allusione alla dea Ištar, dea della stella del giorno e della sera.


Essendo Sargon convinto di come il modo migliore per governare non fosse tagliare le teste ai sudditi. ma riempire le loro tasche, trasformò Akkad e il suo porto fluviale in un importante snodo commerciale, in cui attraccavano navi provenienti da regioni lontane, come Dilmun (Barain), Magan (Oman), Melukhkha (la nostra Harappa, nella valle dell’Indo).


In più, essendo la Mesopotamia povera di materie prime, Sargon ne doveva preservare, con la forza e la diplomazia, il commercio: per cui conquistò Tuttul, una città posta sull’Eufrate a mezza strada tra Mari e Kish, per facilitare l’interscambio con le città della Siria che orbitavano tra Mari ed Ebla.


Impose poi il suo protettorato sul “paese alto” (la Mesopotamia del medio Eufrate) fino alla “foresta di cedri” (il monte Amano) e alle “montagne di argento” (il Tauro). Infine dovette difendere le carovane sumere dai continui taglieggiamenti subiti dagli staterelli persiani; per cui guida campagne vittoriosie contro l’Elam, una potente confederazione di piccoli stati posta ad oriente della Mesopotamia, nella zona dell’attuale Iran del sud, e Baraši, da collocarsi ancora più nell’interno del territorio iraniano, molto vicino all’attuale Pakistan, che con le cattive, furono costretti ad abbassare i loro esosi pedaggi e dazi.


E per concludere il racconto delle sue imprese, è forse bene lasciare la parola allo stesso Sargon


Nel mio mestiere di giardiniere Ishtar mi amò

e per 54 anni ho davvero esercitato la regalità,

davvero ho governato e guidato le Teste Nere.

Ho tagliato con picconi di bronzo possenti montagne,

son salito più volte sui monti superiori,

ho attraversato più volte i monti inferiori;

per tre volte ho fatto il giro dei paesi del mare

(e) Dilmun si è [sottomessa a me.

Sono salito] sulle grandi mura del cielo (e) della terra

(e) ne ho rimosso le pietre.

Ora, ogni re che vuole chiamarsi mio eguale,

dovunque io andai, che ci vada

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Published on November 01, 2019 08:48
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Alessio Brugnoli
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