Cronaca di un suicidio annunciato

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Non mi capita spesso di parlare di politica in senso stretto e sinceramente non mi andava molto di fare eccezione a tale regola per l’Umbria, perchè, con tutto il rispetto per gli amici che vi abitano, il numero di elettori è paragonabile a quelli di un paio di municipi romani.


Per cui, il suo risultato può essere un’indicazione su come si orienta l’opinione pubblica, ma certo non è tale da condizionare l’intera politica italiana: insomma, bisogna mantenere il giusto senso della misura. Tuttavia, il fatto che i miei amici di Destra sanno esultando oltre ogni limite, mentre quelli di Sinistra hanno cominciato a insultare gli elettori umbri, dandogli dei retrogradi e degli ignoranti, mi ha costretto a cercare di esaminare, sine ira et studio, le cause di quella che, in fondo, era una disfatta annunciata, figlia di tre elementi: un peciliare momento storico, una crisi sistemica e una serie di peculiarità locali e boiate tattiche.


Cominciamo dal momento storico: per usare una terminologia marxista, le innovazioni tecnologiche indotte da Internet e dalle Leggi di Moore, stanno mutando profondamente i rapporti di produzione, la Struttura. A loro volta, questi cambiamenti si ribaltano drammaticamente sulla Sovrastruttura; la Politica, indipendentemente dalla sua ideologia, non riesce a comprenderli, a limitare i loro effetti sui ceti e classi più deboli e a imporre loro una direzione. Insomma, naviga a vista.


In condizioni del genere, le analisi razionali e le ammissioni di fallibilità, sono destinate a essere oscurate da slogan che parlano alla pancia del cittadini; in questa corsa all’istintualità, il Centro viene annichilito e la Destra, che riesce a creare dei capri espiatori della crisi più concreti e tangibili di quelli della Sinistra, prevale. Trend che allo stato attuale, si sta verificando in quasi tutte le democrazie.


Il secondo tema, la crisi sistemica, è legato all’economia dell’Umbria, basata su tre pilastri: un sistema di ridistribuzione delle finanze pubbliche e welfare non ufficiale, che a Roma e al Sud verrebbe definito clientelismo, un tessuto industriale basato sulle PMI e il turismo.


Il sistema di ridistribuzione, è banale dirlo, funzionava finché c’erano i soldi: quando questi sono finiti, si è interrotta la cinghia di trasmissione verso il basso, causando malcontento e trasformando gli amministratori locali, in maniera giusta o sbagliata, nell’oggetto della deprecazione e dell’ostracismo.


Lo Sanitopoli umbra, che ha riguardato 11 concorsi pubblici per una trentina di assunzioni tra medici, infermieri e personale ausiliario, è oggettivamente una questione da ladri di polli: però, in questo contesto, ha svolto il ruolo di catalizzatore del malcontento.


Gravissima e poco nota è la crisi del tessuto produttivo umbro. All’inizio del 2007, l’Umbria partiva da livelli di produttività industriale superiori a quelli registrati nel resto del Paese. A causa della crisi, nel giro di poco meno di un decennio, l’industria è crollata ai minimi, accumulando un ritardo superiore ai 20 punti percentuali nel 2014. Oggi le prestazioni in termini di produttività dell’industria risultano inferiori sia ai valori dell’Italia che del Centro.


La regione ha perso l’enorme progresso da cui partiva e non si è più ripresa. Dal 2008, secondo le stime della Banca d’Italia, il numero di occupati nel comparto industria si è ridotto di circa un sesto. Tra tavoli di crisi aperti al Ministero dello Sviluppo Economico, cessazioni definitive, contratti di solidarietà e richieste di accesso alla cassa integrazione, la mappa del settore metalmeccanico in Umbria è un bollettino di guerra.


Dal 2008 al 2016, secondo la Cgil, l’Umbria complessivamente ha perso quasi 7.000 posti di lavoro. Il Pil pro-capite della regione (24.300 euro) certificato dall’Istat è inferiore non solo rispetto alla media italiana (28.500 euro), ma anche a quella del Centro (30.700 euro). Numeri che avvicinano l’Umbria più alle regioni del Sud che del Centro.


La Sinistra non è stata in grado non dico di fornire soluzioni a questa crisi, ma neppure di fornire speranze. Crisi analoga, dovuta anche all’incapacità di gestire al meglio la ricostruzione post terremoto, è avvenuta nel turismo.


Gli Umbri insomma erano più poveri e disperati e a torto o a ragione, hanno dato la colpa a chi li ha governati.


Infine, le questioni tattiche: Bianconi, che ho avuto la fortuna di incrociare per motivi di lavoro, è una persona squisita e un signore, attaccato gratuitamente durante la campagna elettorale, ma probabilmente era la persona sbagliata al posto sbagliato e detto tra noi, umanamente mi spiace che sia stato spedito al massacro.


Il PD, indebolito dalla questione Renzi, ha accettato una fusione fredda, innaturale e imposta dall’alto, con i Grillini, che invece di aiutare a risalire la china, ha affossato entrambi.


Infine, se Salvini ha battuto palmo per palmo la regione, ha tenuto un comizio o fatto una visita in almeno 50 dei 92 comuni della regione, Zingaretti, Di Maio, Conte si sono limitate a fare delle comparsate, culminate in foto, che pareva più falsa di una moneta da tre euro…

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Published on October 28, 2019 13:25
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Alessio Brugnoli
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