Spam
Oggettivamente, il rapporto tra Casa dell’Architettura ed Esquilino è stato per anni, più che conflittuale, da separati in casa. Ognuno ignorava bellamente l’altro: le attività della Casa dell’Architettura erano troppo spesso autoreferenti e separata dalla realtà locale. Dall’altra, il Rione guardava l’Acquario Romano come un mondo alieno e incomprensibile, che non osava mettere il naso fuori dal giardini di Piazza Manfredo Fanti.
Da qualche tempo, però, le cose stanno cambiando: il muro di incomunicabilità tra i due mondi, degno di in film di Antonioni, si sta lentamente sgretolando, grazie a una serie di iniziative, che li stanno lentamente avvicinando.
L’ultimo di questi eventi è SPAM, il festival dell’architettura della Capitale, in cui dialogano diverse culture e si riflette sulle dinamiche di trasformazione e riqualificazione urbana. Festival con tanti momenti di riflessione.
Il primo sono le lezioni di architettura, aperte ai bambini e ai ragazzi, per avvicinarli a una disciplina, che è in fondo, è la perfetta incarnazione dell’antico motto di Protagora
“L’Uomo è misura di tutte le cose”
Iniziativa che, a breve, potrebbe uscire dalle mura dell’Acquario Romano e diffondersi nelle scuole del Rione.
Il secondo è la splendida mostra dedicata ad Alberto Sartoris, uno dei padri del razionalismo italiano, con gli intensi schizzi architettonici e le immaginifiche assonometrie, che detto fra noi, alle Superiori non mi avevano mai appassionato, che il suo genio ha trasformato in esplosioni di colori, in cui l’equilibrio della ragione sfuma in una dimensione onirica.
Il terzo è la riflessione sul Cinema, condotta dal buon Fabrizio Natalini, il quale ogni giorno mostra, come Roma, con tutti i suoi pregi e difetti, grazie al cinema, ha creato il nostro immaginario visivo, ricreando la nostra percezione dello spazio e del tempo.
Perché Roma, con le sue miserie, eccentricità e lampi di grandezze e genio, come avevano intuito, in maniera differente, Flaiano e Fellini, che romani non erano, perchè chi ha abita all’ombra del Campidoglio alla singolare capacità di ignorare se stesso, è una delle più straordinarie metafore dello spirito umano.
Il quarto è la presenza di uno dei più straordinari architetti moderni: Daniel Libeskind. Può piacere, non piacere, non si può essere d’accordo con le sue idee, ma la sua voce non deve essere ignorata. Molti lo definiscono decostruttivista, ma forse, è l’ultimo degli uomini del Rinascimento.
Perché in un’epoca di disincanto, è l’unico che crede nel potere demiurgico dell’Architetto; in una realtà in cui domina la Tekné, ha il coraggio di affermare il trionfo della forma e dell’immaginazione sulla Materia; in un’epoca di barriere, sostiene l’universalità dello Spirito Umano, al di là delle misere contingenze del contesto.
Una lezione, la sua, a cui, per fortuna, i tanti politicanti che fanno passarella nel Rione non hanno partecipato, non avrebbero portato valore aggiunto, ma che è stata ignorata anche dalla presunta Intelligencija che infesta l’Esquilino, dal Ballatoio al Giardino Confucio; sospetto che ritengano le loro blaterate su Facebook di assai più di valore delle parole, accompagnate dal sorriso, di un sommo artefice…
Alessio Brugnoli's Blog

