Fruttero & Lucentini (2)
E in un libro che si chiama La donna della domenica, del 1972, Carlo Fruttero e Franco Lucentini usano un sacco di metafore e similitudini; una volta avevo provato a raccoglierle tutte e – ammesso che siano davvero tutte tutte, ma qualcosa mi sarà scappato di sicuro – dicono così:
Henry James (uno scrittore di quelli che dovevi spingere come una bicicletta in salita)
Quel riflesso fulmineo, istintivo, di salvatrice, quel guizzo da domenica del corriere
La bambina restò impalata, con un’aria da monumento ai Caduti
Ci fu uno scambio di sorrisi come di fari a un incrocio
L’idea di doverlo disilludere adesso, di dover spegnere quel sorriso di principessa che si vede riconsegnare l’anello caduto in mare, gli dette un senso di oppressione
– Che c’è? – chiese piano, con la delicatezza dell’artificiere che disinnesca l’ordigno extra-parlamentare
nella tappezzeria a righe bianche e rosse, sbiadita come un pigiama da cronicario
disse […] col tono umilmente filosofico di chi ha ordinato un tamarindo invece della solita Coca-Cola
era ben più facile che liberarsi di queste piccolezze formali, dure e insolubili come i calcoli renali
passeggiavano col passo avaro e dilatorio delle bambinaie, dei carabinieri in alta uniforme, e dei vecchi
marciava tra quella piccola folla, dove non mancavano uomini ben più nerboruti e possenti di lui, con la sicurezza appena infastidita di un passante in mezzo a un nugolo di piccioni
Perché doveva vivere circondato da gente che gli spegneva sempre tutte le candele?
Uscì dalla 500 anche lui, come da un cassetto pieno di fiori secchi
si domandò Massimo, con la freddezza di Clausewitz
Col ronzio che faceva la 500 aperta, era come viaggiare seduti sopra una macchina da cucire
Anna Carla gli rivolse un sorriso che era una carezza da suora della misericordia
[disse] con l’aria di chi conta per la ventesima volta gli ultimi spiccioli
Attraverso le stecche delle persiane entrava una luce da esecuzione
Si sentiva come un tronco d’albero gettato sulla spiaggia, ripreso dall’onda, rigettato, ripreso, con una monotona, indifferente pendolarità che niente poteva spezzare
proseguì sicuro, con l’aria di chi si ritrovi su terreno asciutto dopo essere scivolato in un pantano
tutta la sua flemma speculativa gli cadde di dosso come si perdono i vestiti nei sogni
la poco raccomandabile cosca delle emozioni amorose
Era stupefacente come certe vergogne, certe vanità sepolte da vent’anni, fossero pronte a rivenir fuori come indistruttibili topi.
Il commissario […] mise le mani nella borsa con lo stesso animo con cui avrebbe disinnescato una mina
Ma era come se lei fosse metà qui e metà chissà dove, come appunto i preti.
case alte e basse, vecchie e nuove, che parevano un gioco di costruzioni lasciato a mezzo da un bambino e scompigliato dal fratellino più piccolo.
Lui disse di sì col tono di uno che accetta la zuppa invece del pan bagnato
Ne era lei stessa consapevole, e felice in un modo anch’esso attutito, ovattato, come se le fosse appena nevicato dentro
gli esseri umani impegnati a tessere e ritessere le loro tremule, fortuite ragnatele da uno spigolo all’altro della vita
L’altro fece la faccia di chi cede a un bambino.
– A lei non si può proprio nascondere niente, – disse con una umiltà da schiaffi
Prese, senza sforzo, l’aria di un veterano cui l’esito della milleunesima battaglia non importa in realtà più niente
il commissario lo stava scrutando con gli occhi di un cardinale controriformista
parole, sue e altrui, fitte, pressanti, e subito disperse come pioggia nell’acqua
il braccio che descriveva un ampio semicerchio, come a mostrare una catena di montagne, un tramonto.
la città, spopolata e sprangata come in attesa dei barbari.
un cassetto richiuso con un fruscio di rosario sgranato
La sua espressione naturalmente aggrottata, come se avesse un chiodo piantato in mezzo alle sopracciglia
Le dita si strinsero due o tre volte attorno al binocolo come le zampe di un ragno in agonia
Il letto a baldacchino pareva ancora più enorme sotto il basso soffitto, come una stanza nella stanza o una gabbia per qualche misterioso, incorporeo animale.
Il tono era quello di chi ha ascoltato fino in fondo due venditori di enciclopedie
restò perfettamente immobile, il labbro preso tra i denti come un dito in una porta
Ormai, era come picchiare su un gatto schiacciato sull’autostrada.
La mia preferita è: La bambina restò impalata, con un’aria da monumento ai Caduti.
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Published on September 23, 2019 08:07
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