Festa con Lloyd


Devo essere sincero: mentre mia moglie ne è una grande estimatrice, io conoscevo Lloyd solo per sentito dire. Però, dato che sono curioso come un gatto, e questo sarà la mia rovina, ieri sera, quando Manu mi ha chiesto di accompagnarla da Fassi, per una Festa con Lloyd, non ho detto di no.


E senza giri di parole, è stata una una gran bella esperienza: Simone Tempia si è dimostrato un relatore piacevole, di gran cultura, con quella giusta dose di istrionismo che non guasta mai per attirare l’attenzione del pubblico.


Tempia, che ci ha ricordato il valore della perseveranza, il coraggio nello sfruttare al meglio le potenzialità dei nuovi media, la necessità di limare ogni singola parola, per potenziale al massimo il messaggio che veicolano.


Perchè, come diceva bene il buon vecchio Carver


Le parole sono tutto quello che abbiamo, perciò è meglio che siano quelle giuste, con la punteggiatura nei posti giusti in modo che possano dire quello che devono dire nel modo migliore. Se le parole sono appesantite dall’emozione incontrollata dello scrittore, o se sono imprecise e inaccurate per qualche altro motivo – se sono, insomma, in qualche maniera sfocate – fatalmente gli occhi del lettore scivoleranno sopra di esse e non si sarà ottenuto un bel niente. Il senso artistico del lettore non sarà affatto stimolato


Tempia cesella ogni parola, ogni frase per creare una sorta di koan occidentali, che a differenza di quelli zen, non fanno scomparire i nostri pensieri e scomparire i bisogni del nostro io, ma, al contrario, ampliano la nostra consapevolezza.


I suoi dialoghi sono specchi, in cui ognuno di noi riconosce le sue esperienze e i suoi dolori, che aiutano a rimettersi in discussione e riscoprire, nell’insieme delle nostre esperienze, il filo di Arianna che ci permette di uscire dal labirinto dei nostri pensieri e dei nostri malumori.


Interessante è stato anche il discorso dell’altro relatore, anche se non condivido il suo giudizio su Va’, metti una sentinella di Harper Lee, ma de gustibus…


Ognuno di noi ha il suo motivi per scrivere: per liberarsi dal grumo che gli pesa ogni notte sul cuore, perché è un istrione che usa le parole per mendicare l’attenzione dell’altro, oppure gli piace soltanto raccontare le storie dinanzi al fuoco.


Qualunque sia il nostro motivo, probabilmente faremo tutti la fine di Jack il Cieco  in Spoon River


C’è qui un cieco dalla fronte

grande e bianca come una nuvola.

E tutti noi suonatori, dal più grande al più umile,

scrittori di musica e narratori di storie,

ci sediamo ai suoi piedi,

per sentirlo cantare la caduta di Troia.


Però per raccontare le storie, non serve solo tanta fantasia e faccia tosta: bisogna avere la consapevolezza di cosa dire, che nasce non solo dalle letture, che servono e sono importanti, ma soprattutto dall’esperienza di vita e dall’empatia con gli altri, e la cura per la parola, che nasce dal continuo e infaticabile esercizio.


Perchè sempre per tornare a citare Carver


Chiedere alle parole di assumere la forza delle azioni magari è un desiderio vano, ma è chiaramente un desiderio proprio di uno scrittore alle prime armi. Eppure, l’idea di scrivere in modo chiaro e con sufficiente autorità da invogliare e trattenere il lettore mi è rimasta. È ancora oggi uno dei miei obiettivi primari


Ma ciò non nasce dal nulla, ma dall’impegno e dalla costanza… Poi le Storie… Ognuna ha vita a sé: a volte ti si presentano davanti come un fiume in piena e ti costringono quasi a forza a buttarle su carta, altre, invece, sono come i fuori del deserto: vegetano per anni, abbandonate, finché per un nonnulla, improvvisamente rinascono…

 •  0 comments  •  flag
Share on Twitter
Published on July 14, 2019 06:36
No comments have been added yet.


Alessio Brugnoli's Blog

Alessio Brugnoli
Alessio Brugnoli isn't a Goodreads Author (yet), but they do have a blog, so here are some recent posts imported from their feed.
Follow Alessio Brugnoli's blog with rss.